La conferenza stampa di tre quinti del governo: ‘Incontreremo iniziativisti e partner sociali per capire come finanziarle, poi la messa in vigore’
Entrano uno dietro l'altro. Raffaele De Rosa, Norman Gobbi e Christian Vitta fanno il loro ingresso in sala stampa scuri in volto, e non potrebbe essere altrimenti: il governo, dalle votazioni di oggi sulle casse malati, è uscito sconfitto e sconfessato. Certo, il tema era di quelli ostici e grossi: ciò non toglie che il Consiglio di Stato si è schierato con forza per un doppio no, col risultato di avere due sì a cavallo del 60%.
Il primo a prendere la parola davanti alla stampa è il presidente del governo, e direttore del Dipartimento istituzioni, Norman Gobbi: «Con il voto odierno si è avuta una conferma forte e chiara del malessere in Ticino sulla situazione dei premi, ed è un voto che interpretiamo come di protesta nei confronti del sistema in vigore. Prendiamo atto della volontà popolare e ci adopereremo per mettere in vigore le decisioni». Che, riprende Gobbi scandendo, «non saranno prive di conseguenze dal punto di vista finanziario, perché sarà lo Stato a farsi carico dei costi aggiuntivi». E la messa in vigore di quanto deciso dal popolo, di conseguenza, «avverrà solo quando gli aspetti legati al finanziamento saranno chiariti».
Per questo motivo, informa Gobbi, «verrà avviato un dialogo con gli iniziativisti, i Comuni, i partner sociali e i partiti. Si tratterà – continua – di trovare un metodo per finanziare quanto deciso, e tutto ciò richiederà tempo proprio perché dai primi commenti espressi ci sono posizioni contrapposte: c’è chi chiede di finanziare il tutto aumentando le imposte, c’è chi chiede di non aumentare le imposte. Adesso, per il governo prima e per il parlamento poi il lavoro diventa difficile». Il governo, tramite il suo presidente, tiene comunque ferma la barra: «In questi anni, in particolar modo il Dss, come Consiglio di Stato abbiamo sfruttato tutti i margini di manovra a disposizione per ottenere cambiamenti in positivo. E il voto odierno – insiste Gobbi – non risolve il problema dei costi. Sfrutteremo ogni possibilità per ribadire all'Autorità federale che il sistema ha ampiamente dimostrato i suoi limiti e serve una profonda, e necessaria, riforma della LAMal».
Anche il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa parla di «ennesima conferma del malessere e del profondo disagio in merito all'esplosione dei premi» e di «protesta inequivocabile verso il sistema LAMal che, come detto più volte dal governo, ha raggiunto i suoi limiti e non è più sostenibile». Adesso, «da una parte abbiamo maggiori sussidi da erogare e dall'altra minori entrate. Il governo è chiamato a far quadrare i conti, per questo – conferma De Rosa – il Consiglio di Stato dialogherà subito con gli iniziativisti che, per quella del 10%, hanno espressamente parlato di aumento delle imposte». Pure De Rosa pare chiaro: «Le iniziative entreranno in vigore solo quando saranno risolti tutti gli aspetti legati al finanziamento». Alché, in sala stampa, qualcuno si è guardato negli occhi considerando che alla fin fine il tempo è un concetto relativo.
Dal punto di vista tecnico, De Rosa oltre a far presente che le 110mila richieste di sussidio Ripam di adesso passeranno a circa 220mila, annota che «il nuovo sistema operativo dovrebbe essere pronto per il 1° gennaio 2028».
Il direttore del Dfe Christian Vitta rimarca: «Questo è un chiaro segnale anche nei numeri dell'approvazione, e di forte esasperazione». E fin qui c'eravamo. Il punto è che «c’è un problema e dalle urne sono usciti due sì con due ricette diverse, una sulla fiscalità e una sui sussidi». E quindi? E quindi viva il dialogo, che domande. «Il governo dovrà avviare un discorso con tutti i partner sociali e i partiti e chi può avere un interesse anche solo indiretto per le conseguenze finanziarie delle iniziative».
Però alcune domande si pongono. Una su tutte se questo governo si senta o no sconfitto o sfiduciato, dopo l'esito del voto a fronte di un massiccio impegno in campagna elettorale. «Nel sistema della democrazia diretta conta l'espressione del popolo sovrano, il governo ogni quattro anni ha i suoi rappresentanti che si ripresentano e c’è il voto. Semmai, come già detto, è l'espressione del profondo malessere del popolo, e se il popolo dà una missione al governo, il governo deve farla propria», risponde Gobbi. «Non mi sento un allenatore sfiduciato, è il campo da calcio in pendenza: noi stiamo facendo lo sforzo massimo possibile», replica De Rosa. «Il governo ha esposto il suo punto di vista, ed è uscito sconfitto, ora vanno tolte tutte le bandierine di partito e trovata una soluzione», chiude Vitta.
Già. I partiti. Davanti alla stampa, a metterci la faccia, si sono presentati tre membri su cinque dell'Esecutivo. Una – la direttrice del Decs Marina Carobbio – era a festeggiare col Ps alla Casa del popolo la vittoria di un'iniziativa. L'altro – il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali – era al ritrovo della Lega per festeggiare l'iniziativa del suo Movimento. Non era il caso che, essendosi il governo esposto così tanto, a metterci la faccia davanti alla stampa fosse il Consiglio di Stato nella sua interezza? Il presidente Gobbi: «La presenza di due colleghi ai ritrovi di partito fa parte dei giochi, c'è chi ha battuto le mani e chi no (Carobbio era festante a favor di telecamere e fotografi, ndr) ed è la libertà individuale che ognuno di noi ha». Però, in cauda venenum, «noi siamo qui a metterci la faccia perché è nostro ruolo istituzionale farlo». Il messaggio è partito. Ma è arrivato? Eh, bella domanda.
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Claudio Zali era al ritrovo leghista
Non ha invece nascosto la sua soddisfazione Marina Carobbio, presente fin dal primo pomeriggio al raduno degli iniziativisti per il tetto dei premi al 10% alla Casa del Popolo. «Sono soddisfatta soprattutto per i ticinesi che fanno fatica a pagare i premi di cassa malati», afferma Carobbio che sui costi della salute si era battuta anche durante la sua attività politica a Berna. «Quello di oggi – aggiunge la direttrice del Dipartimento educazione cultura e sport – è un passo urgente e necessario, una via intermedia per premi proporzionali al reddito. Una buona idea che va nella giusta direzione».
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Marina Carobbio era al ritrovo Ps
Esultato per la vittoria, si apre ora l’enorme cantiere per attuare l’iniziativa. «Le decisioni del popolo dobbiamo attuarle il prima possibile. Ci sono sicuramente delle difficoltà tecniche che però vanno superate», commenta Carobbio rispondendo tra le righe ai suoi colleghi di governo che in conferenza stampa hanno accennato al 2028 come possibile orizzonte temporale. «Le risposte vanno trovate in fretta, ma senza tagliare sui servizi, sulla socialità e sull’educazione». E qui arriva un altro alt di Carobbio: «Questa non è l'indicazione uscita oggi dalle urne. Penso che bisogna valutare davvero il tema di come finanziare questa misura tramite la fiscalità. È un segnale chiaro arrivato dal popolo. I cittadini sapevano come il Partito socialista intende finanziare l’iniziativa. D’altra parte, «la situazione finanziaria è difficile, lo sappiamo. Ma non si può risolvere tagliando solo sulla spesa pubblica ma ridiscutendo anche la fiscalità». Anche perché, aggiunge Carobbio, «tagliare in determinati settori sensibili porterebbe a un impasse, perché si tratta di servizi che rispondono a bisogni e la scuola ha già fatto la sua parte. Discutere della spesa pubblica è giusto, discutere solo della spesa pubblica non lo è».
A uscire indebolito dalla giornata di oggi, per ammissione dello stesso Christian Vitta, è però il Consiglio di Stato, che ha fortemente raccomandato due no alle iniziative sulle casse malati. La presenza di due membri ai raduni dei favorevoli (Caludio Zali era al ritrovo leghista a Taverne) indebolisce ulteriormente il governo? «Non mi sono mai tirata indietro nell’affrontare le situazioni difficili. Ma il mio impegno e il mio pensiero su questo tema non posso mica nasconderli, anche perché penso che sia nell’interesse del Cantone il fatto di portare avanti la mia sensibilità in governo. Questo non vuol dire che non si debba lavorare insieme, da domani saremo pronti per trovare soluzioni praticabili».
Già, le tempistiche, «porterò gli argomenti per accelerare con questa iniziativa. Capisco che ci sono delle necessità tecniche ma quella dei premi di cassa malati deve essere una priorità. Rinviare le iniziative di due o tre anni vorrebbe dire aumentare lo scollamento tra politica e cittadini».