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Zali sentito dalla ‘Giustizia e diritti’, buona la prima

Audizione in commissione del nuovo titolare in governo del dossier giustizia. Passati in rassegna i vari dossier. Le tempistiche

Claudio Zali e Norman Gobbi all’apertura in giugno dell’anno giudiziario 2025-2026
(Ti-Press)
29 settembre 2025
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Il 2 giugno alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2025-2026 (l’arrocchino in governo non era stato ancora ufficializzato) l’allora ministro di giustizia in pectore, intervenendo dopo l’altro consigliere di Stato leghista (Norman Gobbi), aveva dichiarato davanti ai magistrati: “Io non ho tutta la fiducia del mio collega nel dialogo fra i poteri istituzionali (...)”. Nel dialogo con il Gran Consiglio, era parso di capire. Stamattina Claudio Zali «si è invece presentato in commissione, ha fornito delle indicazioni generali sui temi di cui abbiamo parlato, ma anche sui passi che intende compiere a livello governativo, e si è detto disponibile a collaborare con noi. Un’apertura senz’altro importante», afferma, da noi contattata, la prima vicepresidente della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ Cristina Maderni (Plr). Con Zali c’era anche Frida Andreotti, direttrice, in seno al Dipartimento istituzioni, della Divisione giustizia.

Mazzoleni: ‘La riforma delle autorità di protezione sarà oggetto di un incontro ad hoc’

Durante l’audizione con il neo titolare in Consiglio di Stato dei settori giustizia e polizia sono stati passati in rassegna i dossier sul tavolo, alcuni oggetto della risoluzione ‘Riforme in favore della giustizia ticinese’ allestita dalla stessa ‘Giustizia diritti’ e approvata lo scorso ottobre dal plenum del Gran Consiglio. Tra i dossier pendenti c’è ad esempio la riorganizzazione, in materia di tutele e curatele, delle autorità di protezione, con la prevista entrata in funzione di Preture ad hoc – le Preture di protezione – e la conseguente chiusura delle sedici Autorità regionali di protezione, cioè le Arp, del cui funzionamento, e di buona parte dei costi, sono responsabili i Comuni. Il passaggio dall’attuale modello amministrativo a quello giudiziario, e quindi alla ‘cantonalizzazione’ del sistema, è stato accolto dal popolo nella votazione del 2022. Ancorato il principio alla Costituzione cantonale, si tratta ora di implementare la riforma. Già.

Intanto a breve il governo dovrebbe varare all’indirizzo del parlamento il messaggio sulle norme di procedura, quelle che disciplineranno l’attività delle Preture di protezione: a breve, cioè ancora quest’autunno. «È quanto ci ha preannunciato la Divisione giustizia», sostiene il presidente della ‘Giustizia e diritti’ Alessandro Mazzoleni, interpellato dalla ‘Regione’. Resta comunque un grosso nodo da sciogliere: il finanziamento della futura organizzazione. «Era uno dei quesiti – riprende il deputato leghista – che avevamo posto in una lettera al Consiglio di Stato. Le sue risposte a questa e alle altre domande, come quella sul futuro del personale impiegato oggi nelle Arp e dunque sulla loro eventuale assunzione da parte del Cantone, non ci sono però sembrate esaustive. Questa mattina, raccogliendo il suggerimento di Zali, abbiamo allora deciso di fare una seconda audizione con il consigliere di Stato, incentrata sulla riforma delle autorità di protezione».

Sistema di nomina dei magistrati: approfondimenti da una parte e dall’altra

Sempre all’apertura dell’anno giudiziario Zali aveva manifestato l’intenzione di proporre in governo un messaggio per spoliticizzare (“per quanto possibile”) il processo di nomina dei magistrati. Il che significherebbe togliere la competenza al Gran Consiglio di designare le toghe. Una soluzione che non è quella cui sta lavorando la commissione ‘Giustizia e diritti’, propensa invece a mantenere l’elezione parlamentare dei magistrati con tuttavia dei correttivi. «Zali ha comunicato alla ‘Giustizia e diritti’ che informerà dell’esito dei propri approfondimenti il prossimo anno – dice Mazzoleni –. In ogni caso, per non perdere tempo, noi andremo avanti con i nostri approfondimenti, ad esempio sul ricorso agli assessments, per migliorare il reclutamento di giudici e procuratori».

E tra i dossier pendenti figura pure la logistica. «Il consigliere di Stato – rileva il presidente della commissione parlamentare – riconosce che è uno dei problemi principali della giustizia. Possiamo fare tutti i potenziamenti di organico che vogliamo, ma se poi mancano gli spazi dove far lavorare i magistrati siamo ai piedi della scala. Per cui nel Luganese sta facendo i passi necessari, considerando le diverse opzioni. Costruzione di edifici? Ristrutturazioni?». Altri temi: a novembre il Consiglio di Stato dovrebbe mandare in consultazione la legge contro la violenza domestica, voluta dal parlamento con l’approvazione (all’unanimità), nella sessione di giugno, dell'iniziativa della democentrista Roberta Soldati. Da quanto abbiamo potuto apprendere, nel corso dell’audizione si sarebbe accennato inoltre all’introduzione dei tempi parziali in magistratura (si attende il relativo messaggio governativo) e ai cambiamenti che potrebbero interessare i giudici di pace e le Preture di valle.

Insomma, per Mazzoleni l’incontro con Zali «ha permesso di fissare alcuni punti sul cammino delle riforme concernenti il potere giudiziario». Attendiamo sviluppi.

Revisione totale della legge sulla polizia: c'è una bozza di rapporto

Non è tutto: dalla giustizia alle forze dell’ordine. Sì, perché sui banchi della commissione vi è pure il messaggio licenziato nel 2023 dal Consiglio di Stato sulla revisione totale della Legge sulla polizia (cantonale). «La bozza di rapporto – segnala Mazzoleni – è pronta ed è stata curata da Tiziano Zanetti (deputato del Plr, ndr), che ritengo abbia fatto un gran lavoro. Una volta condiviso con gli altri relatori, il progetto di rapporto verrà discusso da tutta la commissione». Una riforma legislativa importante. E per alcuni aspetti delicata.