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Quando Santino sfidò Buffalo Bill

In Piazza Grande il western italiano di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis

11 agosto 2025
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Presentato a Cannes nella sezione ‘Un Certain Regard’, ieri è arrivato in Piazza Grande ‘Testa o croce?’, western italiano di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis. Ispirato al leggendario rodeo nel quale si sfidarono butteri italiani e cowboy americani, il film si presenta come “un anti-western che prende le mosse da cliché classici per farsi racconto magico in cui si intrecciano mito, realtà e invenzione”. Il film parte da un fatto storico: all’alba del XX secolo, il Wild West Show di Buffalo Bill sbarca in Italia per vendere il mito della frontiera, per finire nella fiction con uno dei butteri che vinta la sfida con i colleghi americani, si ritrova a fuggire con la donna del potente capo italiano che ha deciso di restare vedova.

Inseguiti da Buffalo Bill pagato per prenderli morti e da altri banditi locali, i due si ritrovano a fare i Bonnie and Clyde in salsa nostrana. Il cast vede Nadia Tereszkiewicz nella parte della bella, Alessandro Borghi nel ruolo del buttero e John C. Reilly a fare Buffalo Bill. Quanto ci manca Sergio Corbucci.

L’intervista

Il western? È cinema politico

di Ivo Silvestro

Il western smontato e rimontato come se fosse un giocattolo: Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis ci presentano il loro film che nasce sì, dalle storie che circondano il tour europeo di Buffalo Bill e in particolare una sfida tra i suoi cowboy e i butteri romani, ma soprattutto da un grande amore per questo genere cinematografico. O meglio, per questi generi perché il cinema western si è profondamente evoluto (e, come ha precisato Zoppis, ha le sue radici proprio del ‘Wild West Show’ di Buffalo Bill).

Un lavoro di decostruzione – quando abbiamo proposto questo termine un po’ filosofico i due registi hanno riso ma annuito – che è partito da una struttura narrativa tradizionale. «L’idea era di partire da una struttura molto classica, l’eroe cowboy, la damigella in pericolo eccetera, e poi di invertire tutto. Quindi l’eroe in realtà è lei, il cattivo non è solo un cattivo», ha raccontato Zoppis. Il personaggio di Rosa, interpretata da Nadia Tereszkiewicz, si rivela infatti il vero protagonista del film. «È un ruolo non facile, e quindi abbiamo scelto Nadia perché sapevamo che poteva riportare sullo schermo quella complessità e quelle sfaccettature», ha spiegato Rigo de Righi a proposito del casting. Per il buttero Santino, invece, i due registi hanno pensato subito ad Alessandro Borghi che, contattato con il film ancora in preproduzione, ha partecipato attivamente al processo creativo.

Quella che non è cambiata, del cinema western, è la componente politica: «Il western per definizione è un genere che è stato, negli Stati Uniti ma in particolare in Italia con lo spaghetti western, un genere politico» ha spiegato Rigo de Righi. Il film, ha spiegato sempre il regista, «è costantemente rivolto alla contemporaneità, l’abbiamo scritto oggi pensato in un’epoca perché attraverso il racconto d’epoca rifletta una realtà che è la realtà dove noi viviamo». Si parla «di individualismo, di immagine, di fama, di sogno americano infranto, di notizie false, sovversione, oligarchia».

Il tema delle fake news, hanno spiegato i due registi, è presente nella struttura stessa del film che è di fatto il racconto di Buffalo Bill, di come lui ha visto e deciso di raccontare gli eventi in un suo diario. «Noi ci siamo ispirati a un primo racconto italiano western narrato da lui. E questo racconto stesso viene poi messo in dubbio dai fatti. Quello che lui racconta, appunto, non è la realtà», spiega Zoppis. Lo stesso Wild West Show era del resto «una raccolta di miti e leggende di per sé». L’inaffidabile racconto di Buffalo Bill apre a questioni profonde che i due registi hanno affrontato anche nei lavori precedenti. «Cos’è la realtà, cosa è vero, cosa non è vero e quanto è importante la verità poi in un racconto?».

‘Testa o croce?’ è un western prodotto e realizzato in Italia. Ma «non è un western all’italiana, è più un western italiano». Mentre gli spaghetti western erano ambientati negli Stati Uniti, alla frontiera tra America e Messico, questo film è ambientato e radicato nella geografia italiana del primo Novecento, nell’area delle paludi pontine durante i primi tentativi di bonifica. «Noi siamo partiti da un periodo storico abbastanza preciso e quindi entrare dentro la bonifica di quelle che erano le paludi pontine», ha spiegato Zoppis.

Da qui l’idea di non ricorrere alle location classiche dei western realizzati in Italia ma ambientati negli Usa, anche se qualcosa non è andato esattamente come previsto. «Volevamo un western paludoso con l’acqua», hanno spiegato, ma il cambiamento climatico si è messo di traverso. «L’avventura del realizzarlo in quel periodo dell’anno è stata più che tortuosa. La location di Pantanello, una riserva naturale che doveva ricreare l’ambiente paludoso dell’epoca, si è trasformata in un campo arido a causa della siccità: «Ci è sembrato comunque un paesaggio che ricollega in qualche modo al genere», ammettono i registi, trovando nel fango crepato dal sole un’immagine paradossalmente più vicina all’immaginario western tradizionale di quanto avessero pianificato.