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Quello che le piante ci dicono ma non riusciamo a capire

‘Leggere gli alberi. Una guida per capirli, dalle radici alle foglie’ di Tristan Gooley

4 settembre 2025
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Se c’è un elemento che ci circonda sul quale facciamo fatica a focalizzarci, sono proprio gli alberi. Sembrano immobili, fanno da sfondo, finiamo spesso per ignorarli, per dimenticarci della loro esistenza, finché non succede qualcosa che ci obbliga a notarli, come abbattimenti o eventi catastrofici. Non possiamo non trovare utilissimo, allora, ‘Leggere gli alberi. Una guida per capirli, dalle radici alle foglie’ di Tristan Gooley (Iperborea/Altrecose) che fa davvero quello che promette, facendoceli scoprire in ogni loro parte.

Una mappa di foglie e tronchi

L’autore spiega come gli alberi ci parlino della terra, disegnando una mappa: “quando le foglie hanno un’evidente linea chiara al centro significa che l’acqua è vicina”, per esempio. “Se cambiano significa che è cambiato anche qualcos’altro: c’è stata una variazione nel livello dell’acqua, della luce, del vento, della temperatura, del suolo, dell’inquinamento, del sale, dell’attività umana o animale. Imparare ad accorgersi di questi cambiamenti equivale ad avere le chiavi di lettura per la mappa creata dagli alberi.”

Scopriamo come le conifere sopportino la siccità meglio delle latifoglie — e se ci troviamo in una regione piovosa ma queste ultime latitano, significa che l’acqua sparisce da qualche parte —, come ontani, salici e pioppi riescano a prosperare anche con le radici immense nell’acqua, mentre la betulla argentata vince il premio dell’adattabilità, crescendo sia nei terreni bagnati che in quelli moderatamente asciutti.

Ma non c’è solo l’acqua: la luce riveste un’importanza enorme, tra piante che la ricercano in modo spasmodico e non possono tollerare di crescere senza (in generale la maggior parte degli alberi preferisce la luce diretta), e altre che vivono bene anche nell’ombra. Tra i grandi amanti del sole ci sono pioppi, betulle, salici e la maggior parte delle conifere, ma soprattutto pini e larici: questo influisce anche sulla forma. Le specie che amano la luce diretta, infatti, diventano alte e conservano i rami superiori, perdendo quelli inferiori. Se riusciamo a toccare le foglie di un albero adulto, significa che appartiene a una specie che tollera l’ombra (altrimenti sarebbero troppo in alto per arrivarci).

Tra gli altri elementi importanti ci sono le temperature e i venti. Questi due, quando aumenta l’altitudine, sono correlati: i gradi calano, i chilometri all’ora aumentano. Il risultato è che le latifoglie, salendo, diminuiscono, si trovano più conifere, che piano piano diventano sempre più basse… Il vento modella moltissimo boschi e alberi: se ha una direzione dominante finisce per modificare sia la forma del tronco (che comunque è più ovale che tondo, motivo per cui i selvicoltori ne misurano la dimensione usando la circonferenza e non il diametro), sia le chiome, che spesso soccombono dal lato da cui proviene il vento e sopravvivono su quello opposto, creando un “effetto a bandiera”. Quando sono presenti più alberi, si genera invece un “effetto cuneo”, con il gruppo che finisce per assomigliare al profilo del cofano di un’auto sportiva: i primi alberi, esposti, sono più bassi, mentre gli altri man mano riescono a raggiungere altezze maggiori. Nella zona più calma, sottovento, soprattutto in estate potremo trovare molti insetti, mentre se l’albero, scompigliato dal vento, assume una forma sgraziata, significa che l’aria proviene dalla direzione opposta rispetto al solito, segnalando un fenomeno meteorologico insolito.

Larici colonizzatori e fari di quercia

Sapevate che i larici sono conifere colonizzatrici, “crescono nei luoghi in cui cerchiamo di aprirci dei varchi, e nei boschi di conifere sono un’ottima mappa, perché indicano i sentieri forestali più battuti”? E che i platani vengono piantati in tutte le città del pianeta per le loro radici in grado di sopportare la compattazione del suolo e, scortecciandosi regolarmente, riescono a tollerare l’inquinamento più di altre specie? I problemi alle radici sono rispecchiati dallo stato della chioma, e anche il calpestio può nuocere…

Due aneddoti interessanti su alberi e fari: “si racconta che un viandante smarritosi nella Rockingham Forest riuscì a orientarsi e a ritrovare la strada solo grazie a una luce proveniente dal campanile del paese. Sollevato e riconoscente, e deciso a risparmiare ad altri il terrore che aveva provato, fece agli abitanti un regalo più permanente. In cima alla chiesa di Santa Maria Vergine di Weldon fu così costruita una cupola che ospitava candele o lanterne. È l’unico faro funzionante dell’entroterra in tutto il Regno Unito". Mentre per un nuovo faro al largo della costa di Plymouth, l’inventore e ingegnere britannico del XVIII secolo John Smeaton si ispirò niente meno che al tronco di una quercia, già naturalmente in grado di resistere ai capricci più estremi del meteo. Dopo 118 anni venne sostituito, e non perché fosse danneggiato: gli scogli alla base avevano iniziato a erodersi, non risultando più stabili.

Oltre a una quantità sterminata di curiosità, Gooley passa poi ad analizzare le singole parti dell’albero, facendoci notare particolari tutt’altro che scontati, o facendoci capire perché alcune cose che conosciamo avvengono in un determinato modo — affascinante anche la ricostruzione dell’avvicendarsi delle varie stagioni per l’albero. È il libro giusto per voi sia se amate perdervi nei boschi e cercate nuovi modi per orientarvi, sia se vi piace semplicemente capire di più del mondo naturale che vi circonda.