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L’Orchestra della Svizzera italiana e i suoi primi novant’anni

Fra tradizioni popolari, cantieri aperti, un importante anniversario e l'attesa per il direttore principale, l’Osi ha presentato la programmazione 2025-26

Novant’anni
(OSI / K. Kikkas)
20 maggio 2025
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Di solito è difficile riassumere con una frase o un concetto una stagione che – tra le rassegne Osi al Lac, Osi in Auditorio, Osi a Pentecoste, concerti speciali e tournée – supera la trentina di appuntamenti. Quest’anno per l’Orchestra della Svizzera italiana il compito è tuttavia facile, per quanto inevitabilmente un po’ enigmatico: un’Incompiuta dal Nuovo mondo. Il riferimento è a due celebri sinfonie del repertorio romantico, l’ottava di Franz Schubert e la nona di Antonín Dvořák.

Dal Nuovo mondo

Iniziamo da Dvořák, la cui sinfonia è uno dei più noti casi di “musica colta” che dialoga con tradizioni musicali popolari (in questo caso americane). E proprio questo dialogo è il tema che la direttrice artistica dell’Osi Barbara Widmer ha deciso di seguire, con il titolo “Con folclore”, per la programmazione 2025-26. Sono numerosi i compositori che hanno ripreso melodie, ritmi e armonie della tradizione popolare, «per arricchire il proprio linguaggio musicale e spesso con l’intento di esprimere un’identità nazionale» ha spiegato durante la conferenza stampa di presentazione.

Un tema che permette di esplorare un ampio repertorio e non scontato: insieme al già ricordato Dvořák, abbiamo nomi conosciuti come Bartók, De Falla e Kodály ma anche opere e compositori meno frequentati, il tutto grazie alla complicità di direttori e solisti ospiti. «Quando si impone un tema è un po’ più complicato rispetto al lasciare libera scelta» ci ha spiegato Widmer. «Ma è stato difficile fino a un certo punto, perché il repertorio è molto ampio e perché molti artisti hanno apprezzato tantissimo questa idea proponendo musica dei loro Paesi che difficilmente riescono a proporre altrove. E credo sia importante per un’orchestra residente non solo avere una continuità nella propria offerta, ma anche proporre qualcosa che il pubblico non conosce e che non si può ascoltare dappertutto».

Guardando la programmazione più da vicino – tutti i concerti sono sul sito www.osi.swiss –, la stagione Osi al Lac propone dieci appuntamenti e si aprirà il 2 ottobre con un concerto diretto da Krzysztof Urbański, direttore ospite principale, che vedrà la partecipazione della violoncellista Sol Gabetta e la collaborazione con l’Orchestra del Conservatorio della Svizzera italiana.

La stagione al Lac accoglierà poi sul podio Robert Treviño, Joseph Bastian, la messicana Alondra de la Parra, Pablo González e Pierre Bleuse. Un posto d’onore spetta a Charles Dutoit, sul quale ritorneremo. Particolare il concerto del 4 dicembre con la percussionista Vivi Vassileva e il suo ‘Recycling Concerto’ di Gregor A. Mayrhofer con bottiglie, lattine e materiali di scarto trasformati in strumenti musicali. Un altro appuntamento da segnare in agenda è quello del 26 marzo 2026, quando il direttore Urbański dirigerà il quartetto Karol Szymanowski, di cui fa parte anche il primo violino dell’Osi Robert Kowalski, con in programma una nuova commissione del compositore Guillaume Connesson.

La stagione in Auditorio proporrà invece sei appuntamenti a partire da novembre. “Artist in residence” sarà il poliedrico Giovanni Sollima, violoncellista, compositore e direttore che si esibirà in due concerti (13 e 15 novembre) nella formula “Play&Conduct”. A gennaio e febbraio quattro appuntamenti con Baiba Skride, Antoine Tamestit e il direttore greco Constantinos Carydis. Da segnalare il concerto del 29 gennaio, ‘Georgian on my Mind’, con il pianista Giorgi Gigashvili e la cantante Nini Nutsubidze, un viaggio tra le melodie d’amore georgiane.

Completa l’offerta OSI a Pentecoste, mini-festival che tornerà il 23 e 24 maggio 2026 con due concerti diretti, appunto, da Charles Dutoit.

Sempre il Nuovo mondo

Ma il Nuovo mondo non riguarda solo il fil rouge della programmazione artistica ma anche i cambiamenti che l’orchestra si sta preparando a vivere. Iniziando dai novant’anni dell’Osi, anniversario che verrà celebrato con diverse iniziative, tra cui la valorizzazione – in collaborazione con la Rsi – degli archivi musicali dove abbiamo registrazioni storiche con Richard Strauss e Stravinskij. Le celebrazioni prevedono inoltre la presentazione di un libro commissionato a Lorenzo Sganzini.

Tra i cambiamenti c’è anche l’Auditorio di Lugano-Besso che, a partire da febbraio, sarà inagibile per due anni per il cantiere per la realizzazione della Città della Musica. Dove fare le prove? «Può sembrare una cosa banale, ma al di là dei fondamentali aspetti acustici, trovare una sala adatta ad accogliere temporaneamente un’orchestra professionale non è cosa semplice» ha spiegato il direttore amministrativo dell’Osi Samuel Flury. Dopo lunghe ricerche, la scelta è caduta sulla Sala eventi Docks a Pambio, che però richiederà alcuni interventi di adeguamento, tra cui la copertura antirumore del tetto, l’isolazione perimetrale e il governamento dell’impianto di climatizzazione, oltre a migliorie di tipo acustico.

Infine, una novità più concreta – e che più ha animato il pubblico durante la presentazione della stagione –, ovvero il cambio di orario dei concerti che inizieranno alle 20 anziché alle 20.30.

L’Incompiuta

L’Incompiuta di Schubert – e qui si deve il riferimento musicale, più o meno accurato, al presidente Mario Postizzi – riguarda invece quel che è rimasto in sospeso. E ritroviamo qui l’Auditorio: l’intenzione è infatti trovare, durante il periodo di chiusura, una sede sostitutiva anche per la stagione Osi in Auditorio che sarà inevitabilmente da ripensare. Quando saranno finiti i lavori di sistemazione dello spazio Docks, ha spiegato Widmer, si potrà capire il tipo di eventi aperti al pubblico che si potranno organizzare.

Proprio quei lavori sono uno dei fattori che hanno portato a un’altra incompiuta, ovvero il superamento del deficit strutturale che, ha ricordato Mario Postizzi durante il suo intervento, si sperava di poter annunciare quest’anno.

Ma la grande incompiuta riguarda la nomina del nuovo direttore principale, dopo la partenza di Markus Poschner: in molti si aspettavano l’annuncio di un nome, ottenendo solo la rassicurazione che la scelta richiede tempo e ponderazione.

«Molte orchestre vivono tanto tempo senza direttore principale» ci ha spiegato Barbara Widmer. «La stessa Osi prima di Markus è stata per decenni senza un direttore principale». Il fatto di non avere già un nome non deve quindi preoccupare. «Ci sono tanti che ambiscono a questa posizione, ma ci vuole tempo per costruire una relazione con l’orchestra: può capitare di avere “l’amore a prima vista”, ma è raro e quindi aspettare non è un segno di debolezza ma se mai di saggezza».

Nel frattempo, ha assicurato Widmer, l’Osi «non resterà orfana»: Charles Dutoit, in particolare, sarà protagonista di un progetto speciale con diversi appuntamenti durante l’anno e accompagnerà l’Osi in una tournée in Spagna.