Trump interviene a favore dell'ex presidente brasiliano, mentre la Corte Suprema impone misure restrittive
Il coinvolgimento diretto del presidente degli Stati Uniti Donald Trump nello scontro tra Jair Bolsonaro e la giustizia brasiliana rischia di trasformare il caso in una crisi diplomatica senza precedenti tra Washington e Brasilia.
A poche ore dall'ennesimo endorsement in cui il tycoon ha chiesto "lo stop immediato" del processo contro l'ex presidente brasiliano, alla sbarra per il tentato golpe del 2022, la Corte Suprema ha alzato il tiro imponendogli nuove misure cautelari: braccialetto elettronico, coprifuoco domiciliare notturno, divieto di contatti con altri indagati e diplomatici stranieri, oltre all'interdizione dai social media.
Per il giudice Alexandre de Moraes, Bolsonaro avrebbe in modo "cosciente e volontario" ammesso durante un'intervista di aver cercato di estorcere un'amnistia alla giustizia brasiliana, condizionando la revoca dei dazi del 50% imposti dagli Stati Uniti alla sua immunità nel processo per tentato colpo di stato. "Un'audacia criminale senza limiti", scrive il giudice nell'ordinanza.
Dopo l'annuncio dei dazi Usa, motivati da Trump anche con il "trattamento" riservato a Bolsonaro, la magistratura indagava già su una possibile "strategia deliberata" per destabilizzare le istituzioni e danneggiare l'economia nazionale, coordinata dal figlio dell'ex presidente, Eduardo Bolsonaro. Il deputato, residente negli Stati Uniti da marzo, conduce apertamente una campagna contro il sistema giudiziario brasiliano, facendo pressione su Washington per imporre sanzioni contro il giudice de Moraes, titolare delle indagini sul golpe.
Le minacce si sono intensificate dopo la richiesta di condanna per tutti gli indagati da parte della Procura Generale. Gli inquirenti segnalano anche un rischio di fuga. Bolsonaro avrebbe manifestato in passato l'intenzione di rifugiarsi in un'ambasciata per evitare l'arresto. Appena ieri - rivela O Globo - il giornalista Paulo Figueiredo ha dichiarato in una trasmissione in diretta, accanto a Eduardo Bolsonaro, che la Casa Bianca li avrebbe consultati sulla possibilità di offrire asilo negli Usa e protezione dall'Interpol a Jair e al figlio. Washington non conferma. Bolsonaro invece nega e definisce una "suprema umiliazione" l'obbligo del braccialetto elettronico, respingendo l'accusa di voler fuggire.
Nel frattempo, durante la perquisizione nella sua abitazione a Brasilia, la polizia ha sequestrato 14 mila dollari in contanti, un cellulare, una pen drive nascosta in bagno e alcuni documenti. Tra questi, una copia della causa civile intentata negli Usa dalla Trump Media & Technology Group e dalla piattaforma Rumble contro il giudice de Moraes. Il magistrato è accusato di aver violato la libertà di espressione ordinando la rimozione di contenuti di influencer bolsonaristi da Rumble (considerati disinformazione). Anche questa azione è stata citata da Trump come giustificazione per i dazi.
Il governo Lula, pur considerando l'operazione una prova dell'indipendenza dei poteri in Brasile, si prepara a una possibile reazione da parte di Trump. Al Planalto cresce il timore che il presidente statunitense possa colpire direttamente il giudice de Moraes.