Dopo l'attacco alla chiesa cattolica, il Papa esprime preoccupazione per la situazione umanitaria e invita alla protezione dei luoghi di culto
"Ridare slancio all'azione negoziale e raggiungere un cessate il fuoco e la fine della guerra": le parole di Leone XIV, un nuovo appello a porre fine alle sofferenze dei civili a Gaza, hanno risuonato ancora più forte perché sono state rivolte direttamente a Benjamin Netanyahu.
È stato il premier israeliano a chiamare il pontefice, il giorno dopo che un proiettile dell'artiglieria delle Forze di difesa israeliane (Idf) ha centrato l'unica chiesa cattolica della Striscia, diventata rifugio degli sfollati, provocando tre morti e diversi feriti, incluso il parroco.
Questo ennesimo drammatico episodio del conflitto ha riportato lo Stato ebraico sotto la lente delle critiche per la durezza della sua offensiva contro Hamas. Netanyahu ha provato ad allentare la pressione, riferendo al Papa che il negoziato sulla tregua va avanti e l'intesa si starebbe avvicinando. Ma le due parti in causa hanno continuato a lanciarsi accuse reciproche di voler affossare l'intesa.
Della telefonata tra Leone XIV e Netanyahu ha dato conto per prima la sala stampa vaticana. Il Papa, oltre a insistere sulla necessità di un cessate il fuoco, "ha espresso nuovamente preoccupazione per la drammatica situazione umanitaria della popolazione a Gaza, il cui prezzo straziante è pagato in modo particolare da bambini, anziani, persone malate". È un messaggio netto, rivolto alle innumerevoli vittime civili, effetto collaterale del conflitto tra Israele e Hamas. Vittime anche cristiane, come dimostra quanto accaduto alla chiesa della Sacra Famiglia, tanto che "il Santo Padre ha ribadito l'urgenza di proteggere i luoghi di culto e soprattutto i fedeli e tutte le persone in Palestina ed Israele", ha fatto sapere il Vaticano.
Un funzionario dell'ufficio di Netanyahu ha definito il colloquio, di oltre un'ora, "bonario e cordiale", tanto che il premier avrebbe invitato il Papa in Israele. Riguardo a quanto accaduto nella chiesa, Netanyahu ha espresso il "rammarico" per quello che è stato definito "un tragico incidente", provocato da "munizioni vaganti che hanno colpito accidentalmente la Sacra Famiglia di Gaza".
Leone XIV ha sentito anche il cardinale Pierbattista Pizzaballa per "sincerarsi della situazione a Gaza e delle condizioni di Padre Romanelli e delle altre persone ferite" alla Sacra Famiglia, in quello che il pontefice ha definito un "ingiustificabile attacco". Rinnovando l'impegno "a fare il possibile perché si fermi l'inutile strage di innocenti". Il colloquio è stato riportato dallo stesso Patriarca latino di Gerusalemme, che ha visitato la Striscia insieme al Patriarca greco-ortodosso Teofilo III, per incontrare i cristiani e portare aiuti alla popolazione. Una "iniziativa umanitaria" sostenuta anche dal governo italiano, ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha chiesto alle autorità israeliane di "garantire in maniera totale la sicurezza dei due inviati".
L'attacco alla chiesa di Gaza ha riunito ulteriormente la comunità internazionale nella richiesta di un stop alle ostilità. Riguardo ai negoziati Netanyahu ha informato il Papa degli "sforzi di Israele per garantire un accordo che sul rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco di 60 giorni", sottolineando però che lo stesso impegno "non è stato ricambiato da Hamas". Opposta la versione della fazione palestinese: la sua ala armata, le Brigate al-Qassam, ha accusato lo Stato ebraico di aver respinto una proposta che "prevedeva il rilascio di tutti gli ostaggi in una sola volta".
In questo apparente stallo le operazioni dell'Idf non accennano a rallentare. Al Jazeera ha parlato di circa 40 palestinesi uccisi dall'alba, incluse dieci persone nei pressi dei siti di distribuzione del cibo. Tra le vittime della giornata anche una bambina di 18 mesi. Ad ucciderla non sono state le bombe, ma una grave malnutrizione.