Inefficace. Inadeguata. Iniqua. Mettiamo i puntini su queste tre “i”. A seguito di un’iniziativa parlamentare federale del 2021, è in atto una consultazione dei Cantoni sulla proposta di introdurre una tassa di 50 fr. a carico dei pazienti che consultano in modo inappropriato il Pronto soccorso (PS), cioè per problemi non gravi né urgenti. Insomma una tassa punitiva. Il nostro Consiglio di Stato sostiene questa proposta, anche se con diverse riserve. Quando ad un sì seguono troppi ma, sarebbe forse meglio dire no.
Inefficace. L’idea non è nuova e diverse iniziative del genere sono già state sperimentate in altri Paesi, con scarso successo e a volte con conseguenze deleterie per le fasce più fragili della popolazione. I colleghi dell’Università di Losanna hanno analizzato i dati disponibili in letteratura e non sostengono questa iniziativa.
Inadeguata. Un “caso bagatella” può essere considerato tale solo a posteriori e sintomi “banali” possono nascondere patologie gravi: la “congestione” un infarto miocardico, il “balordone” un ictus eccetera. Anche una crisi di panico non è pericolosa, ma è drammatica per la persona che la vive. E allora chi dovrebbe decidere se una visita in PS sia giustificata oppure no? Si pensa forse che il medico, tolto il camice dopo aver visitato il malato, debba indossare la divisa di poliziotto? La soggettività e l’arbitrarietà della scelta sarebbero contro l’etica professionale e minerebbero il rapporto di fiducia con il paziente.
Iniqua. Una tassa di 50 fr. non influenzerebbe il comportamento della maggior parte dei cittadini, in grado di pagarsela senza batter ciglio. Colpite sarebbero le persone più disagiate, quelle che faticano ad arrivare alla fine del mese, per cui anche una banconota da 50 fr. può fare la differenza. Stiamo parlando di quel 10-20% della popolazione che già oggi in Svizzera rinuncia alle cure per ragioni economiche. Queste cifre, vergognose per un Paese ricco, aumenterebbero inesorabilmente. Un’adeguata presa in carico sanitaria della fascia più debole della società è un imperativo etico. E non illudiamoci: diversi malati ai quali si vuol chiudere in faccia la porta del PS – per loro spesso la via più semplice per accedere al sistema sanitario – rientreranno poi con diagnosi tardive, generando costi ben maggiori. Insomma, questa nuova tassa, che va a colpire i poveri in un Paese del “meno tasse” (ai ricchi), sarebbe profondamente ingiusta e non risolverebbe il sovrautilizzo dei Servizi di Urgenza. Ritengo poi oltremodo scorretto addossare ogni responsabilità ai pazienti, invece di riconoscere alcune lacune organizzative e inefficienze del nostro sistema sanitario. I “casi bagatella” non dovrebbero arrivare in PS, ma dai medici di famiglia. In realtà questi sono già ora in affanno e meno reperibili, specialmente fuori orario.
A livello internazionale e anche nel nostro Paese si stanno esplorando alcune piste per affrontare questa sfida. Un triage telefonico per indirizzare correttamente il paziente. Un “case manager” per i pazienti più vulnerabili, spesso senza medico di famiglia e frequentatori abituali dei PS. Filiere ospedaliere dedicate ai malati meno gravi, come il “Punto Medico” all’Obv di Mendrisio oppure all’Ospedale Italiano nell’ambito dell’Istituto di Medicina di Famiglia, in collaborazione con i medici del territorio.
Infine sì, anche una giusta responsabilizzazione dei cittadini, muniti però di competenze nel campo della salute, valutate invece insufficienti in più della metà della popolazione svizzera! Colmare queste lacune è un compito di salute pubblica. E in Ticino avremmo una bella opportunità: a capo del Dss il neopresidente della Fondazione di Promozione della Salute e una collega medico in Consiglio di Stato. Oso sperare nel loro “fuoco sacro” per promuovere queste iniziative, al posto del tiepido sostegno per questa sciagurata tassa.