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Unrwa: finanziare il razzismo con i nostri soldi

Una recente opinione pubblicata su questo giornale ha fatto riferimento alla votazione presso il Consiglio degli Stati riguardante l’Unrwa. Ancora una volta, si assiste alla difesa acritica di cause da parte di certi politici, senza un’adeguata conoscenza dei fatti. Nell’articolo si condanna la decisione della Svizzera di sospendere i finanziamenti all’Unrwa, descrivendo l’agenzia come un imprescindibile faro di aiuti umanitari. Ma chi la difende ne conosce davvero la storia e le implicazioni, oppure si limita a ripetere slogan ideologici ignorando le evidenti criticità etiche e operative di questa organizzazione?

L’Unrwa non è un’agenzia umanitaria come le altre. A differenza dell’Unhcr, che lavora per trovare soluzioni permanenti per i rifugiati, l’Unrwa perpetua lo status di rifugiato per i palestinesi, trasmettendolo di generazione in generazione. Il risultato? Un’anomalia senza precedenti nella storia dei conflitti internazionali: il numero dei rifugiati palestinesi è passato da circa 600’000 nel 1948 a quasi 4 milioni oggi.

Ancora più grave è il coinvolgimento di personale Unrwa in attività terroristiche. Dopo il massacro del 7 ottobre 2024, sono emerse prove schiaccianti del coinvolgimento di dipendenti Unrwa negli attacchi. Questo non è un caso isolato: negli anni, diverse inchieste hanno dimostrato i legami tra Unrwa e Hamas, compresa la distribuzione di materiale scolastico che incita all’odio e alla violenza contro Israele.

Uno degli aspetti più inquietanti è proprio il contenuto dei programmi scolastici nelle scuole gestite dall’Unrwa. Numerosi rapporti hanno documentato come i manuali adottati glorifichino la jihad e neghino l’esistenza di Israele. Invece di educare alla pace e alla coesistenza, queste scuole diventano vere e proprie fabbriche di odio. È questo che vogliamo finanziare con i soldi dei contribuenti svizzeri?

La corruzione all’interno dell’Unrwa è un problema noto da anni. Nel 2019, il commissario generale dell’agenzia, Pierre Krähenbühl, si è dimesso in seguito a un’indagine interna che ha rivelato nepotismo e abuso di potere. Nonostante ciò, i finanziamenti continuano a fluire senza meccanismi di controllo adeguati. È quindi del tutto legittimo che Paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia abbiano deciso di sospendere il loro supporto all’agenzia. La Svizzera ha fatto bene a seguire la stessa strada.

Se certi politici si presentano come difensori dei diritti umani, il loro sostegno all’Unrwa dimostra il contrario. Difendono un’organizzazione che diffonde razzismo, pretendendo che siano gli svizzeri a finanziarla. L’ipocrisia è evidente: se davvero avessero a cuore la pace e la giustizia, chiederebbero una riforma radicale dell’Unrwa o addirittura la sua chiusura.

La realtà è che il blocco dei fondi all’Unrwa non è un atto disumano, bensì un passo necessario per fermare il finanziamento indiretto del terrorismo e della propaganda d’odio. Non possiamo più permettere che i nostri soldi vengano usati per alimentare il conflitto anziché risolverlo.