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La fine ingloriosa della Fashion Valley

(Ti-Press)

60 milioni contro 17,50 franchi all’ora (circa 3’400 franchi al mese): due cifre apparentemente distanti, ma che illustrano assai bene la crisi economica e sociale, oltre che politica, che vive il nostro Cantone. I 60 milioni rappresentano il credito approvato dal Gran Consiglio la scorsa primavera per la creazione del Cpt (Centro professionale tecnico) per il settore tessile di Chiasso; i 17,50 franchi all'ora sono il salario percepito dalle dipendenti della Consitex (gruppo Ermenegildo Zegna) di Mendrisio, che ha recentemente annunciato il licenziamento di 80 persone, circa il 10% della forza lavoro nella produzione. Quando è stato votato il credito per questo progetto inutile, abbiamo messo in evidenza come questo Cpt orientato verso la moda non risponda a nessuna reale necessità del nostro territorio, tanto meno delle aziende del settore rappresentate da Ticinomoda, presieduta da Marina Masoni.

Gli eventi recenti hanno evidenziato segnali sempre più chiari di difficoltà nel settore, che continua a registrare un lento ma inarrestabile declino. Oltre alla vicenda della Consitex, vale la pena ricordare le ristrutturazioni annunciate da Vf International a Stabio e, ancor più recentemente, la chiusura definitiva (con l’eliminazione degli ultimi 120 posti di lavoro) della Luxury Goods, che per lungo tempo è stata simbolo della ormai defunta Fashion Valley, voluta e sostenuta da Marina Masoni e dal governo cantonale.

60 milioni investiti con colpevole consapevolezza se crediamo a quanto dichiarato dal capogruppo del Centro, Maurizio Agustoni, durante il dibattito in Gran Consiglio: tra coloro che frequenteranno questo centro di formazione “ben pochi troveranno uno sbocco professionale nel settore”. Parole che, alla luce di quanto sta accadendo nel campo dell’abilitazione all’insegnamento, oggi verrebbero pronunciate con meno leggerezza. Ormai è chiaro a tutti che tra formazione e occupazione debba esserci una connessione. Ma sappiamo bene: i partiti di governo devono a volte dimostrare di interessarsi alle realtà regionali del Cantone. E così, ecco 60 milioni “per Chiasso e tutto il Mendrisiotto”, con un bel parcheggio a completare una scuola inutile.

La vicenda della Consitex, tuttavia, mette in luce anche un altro aspetto. Non conosciamo le vere ragioni del taglio di 80 posti di lavoro, ma conosciamo la giustificazione ufficiale fornita dall’azienda: il “continuo aumento del salario minimo nel Canton Ticino”. Una motivazione discutibile se si considera non solo il misero importo del salario minimo legale nel settore (20 franchi all’ora), ma anche il fatto che il contratto collettivo di lavoro dello stesso settore in vigore in Ticino è uno di quelli che, grazie a un pessimo accordo sindacale, ha derogato nel 2021 all’introduzione del salario minimo legale. Con un salario di 17,50 franchi, Consitex accusa un ritardo di 2,50 all’ora rispetto al salario minimo legale (circa 500 franchi al mese); il minimo previsto dalla legge cantonale verrà raggiunto solo nel 2026, ossia cinque anni dopo l’entrata in vigore della legge. Ci vuole una buona dose di sfrontatezza per dichiarazioni come quella della Consitex!

Questo secondo aspetto conferma quanto sosteniamo da tempo: cioè che non vi è alcuna relazione tra la moderazione salariale e la garanzia che aziende e posti di lavoro restino sul territorio cantonale. Le aziende adottano un comportamento predatorio: sfruttano i vantaggi territoriali finché è possibile, utilizzano manodopera a basso costo importata nel nostro territorio e beneficiano di una presenza sindacale del tutto passiva (come nel caso, ad esempio, del tanto celebrato e sovrastimato settore farmaceutico cantonale). Profitti, profitti e ancora profitti. Quando questi non sono più sufficienti a remunerare adeguatamente il capitale investito, si chiude tutto e si passa ad altro. Ma niente paura: i capannoni lasciati liberi saranno subito occupati dalla Zalando di turno. E via, per un altro giro. È questo il drammatico risultato della politica che continua a dominare lo sviluppo economico e industriale di questo Cantone.