Il nuovo jet privato del Consiglio federale, finanziato con le nostre tasse, è un Bombardier Global 7500 con “rivoluzionarie poltrone a nuvola”, una “cucina completamente attrezzata e ultra larga”. Mentre si risparmia sull’istruzione, sui trasporti pubblici e sulla sanità, il Consiglio federale si permette un giocattolo di lusso. I privilegi del Consiglio federale a nostre spese sono assurdi. Abbiamo il diritto di chiedere la fine delle spese inutili e dell’inquinamento ambientale. È giunto il momento che il Consiglio federale rivaluti l’impiego del suo jet privato. A Berna ci sono voci che già viene deriso come “Ticino Taxi” o “Wallis Express”. Ignazio Cassis lo ha utilizzato 13 volte l’anno scorso per voli da Berna al Ticino e Viola Amherd ha volato 14 volte da Sion a Belp. Un viaggio in treno su questa tratta dura solo 1 ora e 45 minuti! E il divertimento è finanziato con i nostri soldi delle tasse.
Nella sua seduta del 30 giugno 2021 il Consiglio federale ha deciso di sottoporre al Parlamento l’acquisto di 36 aerei da combattimento del tipo F-35A del produttore statunitense Lockheed Martin. Dopo che armasuisse ha ultimato il contratto per l’acquisto di questo aereo con il governo degli Stati Uniti, ne risulta un credito d’impegno di 6,035 miliardi di franchi (sulla base di un tasso di cambio di 0,95 franchi per dollaro), un importo che si situa pertanto al di sotto del volume finanziario massimo disponibile. In una recente lettera, il presidente del Partito comunista ticinese Massimiliano Ay informa che già il 17 settembre 2020 scrisse un articolo intitolato “La geopolitica degli aerei da combattimento” pubblicato su vari portali online in cui diceva che gli aerei da combattimento “sono dei computer, non è ferraglia!”.
Ultimamente in diversi articoli, tra i quali ‘Financial Times’ e altri media considerati autorevolissimi, i giornalisti si sorprendono del cosiddetto “doppio pulsante”; della facoltà cioè degli Stati Uniti di bloccare un aereo o un sistema d’arma in dotazione a eserciti alleati, compreso quello svizzero. Cinque anni fa il dibattito era incentrato infatti sull’acquisto degli F-35 e il Partito comunista era l’unico che poneva sul tavolo un’argomentazione originale per opporvisi. Un’argomentazione rifiutata dalla destra poiché risultava incoerente con la narrazione “sovranista”, esclusa anche dalla sinistra che preferiva le (trite e ritrite) motivazioni pacifiste. Solo il Partito comunista aveva posto, e fin dal primissimo dibattito Tv alla Rsi nel luglio 2019, la parola chiave di tutta questa vicenda, che comprendeva: “La soggezione totale alla Nato”! Nell’ articolo di cinque anni fa Massimiliano Ay si chiedeva: “… Ma un piccolo Paese neutrale come il nostro non dovrebbe invece diversificare i propri partner non solo economici ma anche militari, proprio nell’ottica di non dipendere da una sola potenza estera, garantendo così la propria sovranità?”, e aggiungeva: “Sono gli Usa insomma a decidere se i nostri aerei potranno decollare e sparare! Lo sa chiunque si occupi di politica di sicurezza, ma in pochi lo ammettono e infatti anche in televisione si è evitato di tematizzarlo”.
In pratica la Svizzera compra per oltre sei miliardi di franchi armi per la propria difesa nazionale. Ma queste armi non possono assolvere al loro compito se non c’è l’ok da parte della Nato o del governo Usa che ne resta in ultima istanza proprietario. In pratica, essendo il nostro Paese circondato dalla Nato e avendo in dotazione solo sistemi d’arma della Nato non potrà difendersi nemmeno se si armasse oltre misura. Questa è la contraddizione che nemmeno l’Udc e i circoli militaristi vogliono affrontare. Cominciamo a capire le oscure ragioni della fuga collettiva dal Dipartimento federale della difesa della consigliera federale capo del dipartimento militare Viola Amherd, del capo dell’esercito Thomas Süssli e del capo dei servizi segreti Christian Dussey.