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Ciò che il mondo economico non vuole vedere

(Ti-Press)

Nei giorni scorsi su entrambi i quotidiani del nostro cantone è apparso un pubbliredazionale a pagamento del presidente della Camera di commercio (Cc) Andrea Gehri, dal titolo ‘Le finanze cantonali: una discussione indispensabile’. Gehri appare invitare tutte le parti a discutere sul tema in maniera “sana e libera” senza farsi imbrigliare dalle “gabbie ideologiche”. Leggendo il pubbliredazionale, appare tuttavia chiaro che il mondo economico non è al momento disposto a discutere libero dai propri pregiudizi ideologici, ma scarica ogni responsabilità sullo Stato e in particolare sulla sua presunta incapacità di gestire la spesa e il debito pubblico, chiamandosi fuori da ogni corresponsabilità.

Discutiamo allora in maniera “sana e libera” sulla base dei dati finanziari forniti dalla Conferenza dei direttori cantonali delle finanze e dalla Confederazione. Da questi emerge che negli ultimi 20 anni (2003-2023) la spesa del nostro cantone è cresciuta del 58%. Nello stesso periodo però quella degli altri cantoni svizzeri è cresciuta in media del 62%, con 15 cantoni che hanno segnato una crescita maggiore a quella del nostro cantone. Queste sono cifre altrettanto incontrovertibili che il mondo economico e chi lo rappresenta politicamente si guarda bene dal comunicare, altrimenti si capisce che la questione della spesa pubblica viene esagerata ad arte.

Quanto si manipolino le cifre e il loro utilizzo, lo si capisce anche dalle considerazioni che Gehri propone sulle spese dello Stato legate ai sussidi cassa malati (Ripam) e che in Ticino sono il 10% dell’intera spesa pubblica. Alludendo al taglio del sussidio alle famiglie con redditi lordi di 12’000 franchi recentemente revocato dal Gran Consiglio, egli stigmatizza il fatto che ci si indebiti per “sostenere chi non ne ha effettivamente bisogno”. È interessante notare la sottostante doppia morale meritocratica. Gehri fa chiaramente capire che una famiglia con reddito lordo mensile di 12’000 franchi non ha bisogno del sostegno dello Stato. D’altro canto però, sappiamo quanto a lui vada bene che una famiglia con reddito superiore ai 25’000 franchi e dunque con elevata forza finanziaria, possa beneficiare dell’aiuto statale con generosi sgravi fiscali. Come se le mancate entrate degli sgravi fiscali non pesassero sui conti e sul debito pubblico.

Inoltre Gehri resta clamorosamente muto sul motivo sostanziale per il quale in Ticino si spende quasi mezzo miliardo per i sussidi Ripam, per non parlare del miliardo abbondante speso per la previdenza sociale. Non sia mai che il popolo comprenda che se l’economia alzasse gli stipendi – in Ticino mediamente inferiori di 1’200 franchi rispetto al resto della Svizzera – lo Stato spenderebbe meno in sussidi e incasserebbe di più fiscalmente. Meno male che secondo Gehri “il mondo economico non vuole affamare il popolo, bensì contribuire, oltre che con la ricchezza che viene distribuita, a rafforzare lo Stato affinché questo possa essere gestito in maniera sana per intervenire laddove è veramente necessario”. Perché di queste cose il mondo economico non parla?

Da ultimo, l’aspetto più eclatante ignorato dalla riflessione del presidente della Cc è che il Ticino, siccome oltralpe è considerato un cantone con un’economia relativamente forte, riceve dal 2008 – anno della sua introduzione – contributi perequativi intercantonali che coprono solo tra l’1 e il 2,5% della spesa pubblica, mentre gli altri cantoni beneficiari che ora hanno debiti inferiori al nostro, hanno beneficiato di contributi che coprono tra il 7 e il 39% della spesa pubblica. Centinaia di milioni non incassati, perché la nostra economia è considerata forte. Tutti questi sono dati altrettanto incontrovertibili di cui il mondo economico e i loro rappresentanti politici si guardano bene dal parlare. Attendiamo allora il loro sano e libero dibattito.