Vi sono grandi riforme poco efficaci e piccoli cambiamenti che qualcosa possono però modificare. Un bell’esempio locale è l’idea di inserire un elemento di trasparenza nella procedura di designazione dei magistrati. La proposta è già stata avanzata oltre un anno fa con un’iniziativa parlamentare ma, nonostante si inserisca in uno dei bestseller della discussione pubblica, non mi pare essere stata oggetto di troppa attenzione. In sostanza, questa l’idea, le audizioni delle candidate e dei candidati dovrebbero essere pubbliche, per dare modo agli interessati di controllare lo svolgimento di questa sorta di esame. Verificando, anzitutto, che si svolga in modo uguale per tutti, un po’ come avviene per la giustizia con il famoso “principio di pubblicità”.
In tema di accesso a funzioni di pubblico rilievo un caso analogo è quello della prova (l’orale) per il conseguimento del brevetto di avvocato che, appunto, si svolge a porte aperte. Per caso? Non credo proprio. Chiariamo subito che si potrebbero naturalmente prevedere eventuali eccezioni, se del caso tenendo conto dei famosi prevalenti interessi privati o pubblici e usando, allo scopo, criteri già sperimentati e ampiamente noti. L’innovazione di cui parliamo non farebbe certo miracoli, e nessuno se li attende perlomeno in questi ambiti, ma avrebbe un triplice potenziale effetto positivo. Il primo sugli esaminatori, il secondo sugli esaminati e il terzo sul pubblico, vale a dire le cittadine e i cittadini.
Iniziando dagli esaminatori, preverrebbe tanto le voci spesso non disinteressate circa questo o quel caso quanto le valutazioni non fondate su criteri prestabiliti, uniformi e verificabili. Al tempo stesso, incrementerebbe il prestigio della selezione e di chi se ne assume il delicato compito. Venendo agli esaminati, è evidente che il rischio di fare una figuraccia pubblica favorirebbe la preparazione e l’inoltro meditato delle candidature. Inoltre, specie in una realtà giuridico-giudiziaria piccola e interconnessa come la nostra, sapere che l’equità dell’esame sia verificabile rassicurerebbe le candidate e i candidati circa il fatto che la qualità delle loro prestazioni è più importante delle rispettive relazioni sociali, professionali o politiche. Un tema, questo, di peraltro grande rilievo per il futuro del Ticino tutto, a mio avviso ben oltre i confini delle designazioni giudiziarie. Termino pensando alla cittadinanza e al suo diritto a che la scelta dei futuri magistrati, che amministreranno la giustizia di tutti (e, nota bene, anche di ognuno) avvenga in modo trasparente. Non solo quando il Gran Consiglio elegge ma ben prima, ovvero in quelle sedi di selezione che quasi tutti dicono di voler considerare vieppiù decisive. Se la giustizia è giustamente pubblica, un po’ di pubblicità è dovuta anche nella scelta di chi sarà chiamato a renderla. Se ne può discutere?