Ho letto con interesse l’articolo pubblicato settimana scorsa su laRegione nel quale il sindaco Andrea Berri di Lavertezzo ha preso posizione in merito alla lettera aperta che il nostro movimento (Per Lavertezzo) ha diffuso nelle ultime settimane.
Devo confessare che sono rimasto piuttosto colpito, per non dire preoccupato, per i toni del suo intervento. Proprio perché siamo una piccola comunità, oggi profondamente divisa su un tema cruciale come quello dell’aggregazione, da parte del sindaco mi sarei aspettato toni diversi – anche duri, per carità, ma entro i limiti del confronto democratico.
Non mi è affatto piaciuto leggere, per esempio, a proposito del gruppo di lavoro che sta studiando la possibile fusione con Gordola, che secondo il sindaco ora bisognerebbe chiedersi se «tutti i suoi membri siano ancora al loro posto o se sia ora di fare scelte più adeguate agli interessi del Comune». Mi sembra di vedere qui una logica da «o con noi o contro di noi»: mi sbaglio?
Voglio essere molto chiaro: da appassionato di sport, mi è chiarissima la regola per cui «chi vince festeggia e chi perde deve spiegarsi». Nell’aprile di un anno fa la loro lista ha vinto un’elezione comunale che era anche, implicitamente, un referendum sui (nostri) piani di aggregazione con la Città di Locarno. Questo risultato non è in discussione.
Vorrei però ricordargli – e mi ripeto per chiarezza – che quell’elezione li ha sì visti conquistare una maggioranza assoluta in Municipio, ma non era un referendum a tema. Non hanno conquistato un assegno in bianco, che li autorizzi a fare ciò che vogliono e ad azzerare il dibattito democratico, facendo capire che chi non è d’accordo con loro è in malafede («inventare storie»), ignorante («studiate le carte»), vile («si nasconde dietro comunicati anonimi») e antidemocratico («nessuna apertura»). Gli elettori lo hanno scelto per governare secondo lo spirito delle nostre istituzioni – ossia, con il dialogo e alla ricerca di compromessi.
L’aggregazione, in qualunque direzione vada, sarà una scelta definitiva per il nostro piccolo Comune. La nostra situazione geografica crea la rara opportunità di poter guardare in più di una direzione, e questo impone a noi – come classe politica – di valutare in modo sereno e approfondito tutte le possibilità. La popolazione che ci ha eletti, sia voi sia noi, si aspetta che – indipendentemente da chi abbia la maggioranza dei seggi – ci dimostriamo capaci di collaborare in modo civile, rispettandoci gli uni gli altri.
Che domani Lavertezzo sia un quartiere di Locarno o di Gordola, una cosa non cambierà: che noi continueremo a vivere qui – perciò la cosa più importante è evitare che questo dibattito politico si trasformi in una faida, destinata a pesare per anni e anni sulle relazioni fra la popolazione. Sarebbe davvero un peccato.