laR+ I dibattiti

Un costo enorme per le future generazioni

Nel dibattito sull’“Iniziativa per il 10%” la domanda davvero decisiva è semplice: chi pagherà il conto domani? La proposta mira a fissare per legge che il premio netto di cassa malati non superi il 10% del reddito disponibile; tutto ciò che eccede verrebbe coperto dal Cantone tramite i sussidi Ripam. Un sollievo apparente, perché lo spostamento del costo dal portafoglio delle famiglie al bilancio pubblico non lo fa sparire: lo trasferisce alle famiglie e ai giovani di oggi e di domani.

I numeri raccontano l’entità del problema. Con l’iniziativa, la spesa per riduzioni dei premi schizzerebbe da 386 a circa 690 milioni di franchi (+80%), senza che Consiglio di Stato e Gran Consiglio abbiano individuato compensazioni credibili. Questo equivale a un aumento generalizzato delle imposte (persone fisiche e giuridiche) pari al +20% del coefficiente cantonale: in media +1’800 franchi l’anno per economia domestica! E all’orizzonte gravano pure gli oneri dell’Efas per altri 240 milioni entro il 2032.

Per i giovani il prezzo non è solo fiscale. Il rischio è una spirale viziosa: più debito oggi, meno opportunità domani. I dati indicano che il debito cantonale supererà i 3 miliardi già nel 2027; con ulteriori carichi strutturali, il passo verso quota 4 miliardi sarebbe breve. È una questione di equità intergenerazionale: chiediamo ai giovani di finanziare spese per cui non hanno colpe e di cui non hanno beneficiato, sottraendo risorse ai loro progetti futuri.

Tutto questo senza affrontare la radice del problema: i costi della sanità. Un tetto amministrativo al 10% non cura la malattia, ne maschera i sintomi. Servono strumenti che frenino davvero la spesa sanitaria: una nuova pianificazione ospedaliera, più prevenzione e presa in carico precoce, modelli di premio che premino la responsabilità (franchigie e reti di cura), acquisti e governance più efficienti, digitalizzazione che elimini duplicazioni e burocrazia. Se si vuole aiutare chi soffre di più l’esplosione dei premi, lo si faccia con misure mirate, evitando meccanismi lineari che moltiplicano la spesa pubblica senza cambiare i comportamenti.

Chi ha vent’anni oggi non chiede scorciatoie: chiede opportunità, servizi funzionanti e conti in ordine. La politica ha il dovere di dire la verità: l’iniziativa non è “gratis”. È un conto salato rinviato ai giovani, sotto forma di imposte più alte, debito maggiore e minori investimenti nel loro futuro. Per questo, chi crede in un Ticino capace di trattenerli e farli tornare dovrebbe respingere soluzioni semplicistiche e pretendere riforme che rendano sostenibile la sanità senza sacrificare crescita, lavoro e formazione. Il futuro ha bisogno di scelte coraggiose, non di costosi miraggi.