Quest’affermazione arriva dopo ragionamenti forse un po’ drastici, ma non privi di logica e, soprattutto, assai diffusi. Per esempio: Israele compie tutta una serie di crimini a Gaza e in Cisgiordania; Israele è lo Stato degli ebrei; quei crimini sono compiuti dagli ebrei. Oppure: nella storia europea la persecuzione degli ebrei è sempre stata una costante; è quindi comprensibile che al sorgere dei movimenti nazionalisti, alcuni secoli fa, l’aspirazione ad avere un proprio Stato si sia fatta strada anche fra la popolazione ebraica, portando alla nascita del sionismo; solo che, quando le condizioni storiche ne hanno permesso la realizzazione, è sorto uno Stato coloniale, razzista e criminale, che da ormai quasi 80 anni perseguita in tutti i modi la popolazione autoctona.
L’antiebraismo non è dunque solo la vecchia avversione verso gli ebrei di stampo storico, religioso e fascista, ma può nascere in chi, non andando tanto per il sottile, considera sinonimi i termini di israeliani ed ebrei, attirandosi l’accusa di sentimenti antiebraici.
Uso questa parola al posto dell’abusato ed errato termine di antisemitismo. Semiti sono infatti tutti i popoli discendenti da antiche popolazioni parlanti lingue simili, fra cui notoriamente gli arabi e, fra questi, i palestinesi. La riduzione del significato del termine – sorto in seno al nazionalismo tedesco – alla sola avversione per gli ebrei è tornata utile al movimento sionista che ne ha fatto un potente strumento di propaganda. Per ironia della storia o, meglio, per disgrazia, oggigiorno esso si addirebbe molto meglio a qualificare il diffuso odio verso i palestinesi, tristemente palesato nello slogan “morte agli arabi” scritto e urlato impunemente dai coloni illegali israeliani di Cisgiordania, richiamandosi al pretestuoso regalo divino di quella terra ai soli ebrei.