Non ho nulla contro Israele, contro la politica del suo governo però sì, e provo rabbia, impotenza, ma soprattutto pena per quello che la storia non ha purtroppo insegnato, malgrado tutto ciò che di più atroce questa gente ha potuto subire. Ora sta infliggendo le stesse atrocità a un popolo, quello della Palestina, senza nessuna pietà o umanità nei confronti di civili inermi, che muoiono ogni giorno sotto i bombardamenti o di fame e di stenti. Nella questione dell'occupazione della Palestina storica, le cose devono essere chiare: o si è dalla parte della giustizia e degli oppressi nativi palestinesi, o si è dalla parte degli oppressori!
Le tragiche notizie che arrivano da Gaza City ci informano che oltre 400mila palestinesi sono in fuga, senza più luoghi sicuri nella Striscia. Assistiamo alla catastrofe di ogni elementare principio di diritto umanitario internazionale (DIU) che per generazioni abbiamo protetto e promosso secondo i valori occidentali, e qui per la prima volta forse nella storia assistiamo a un esercito che non combatte contro un altro esercito, ma direttamente contro i civili, persone inermi e in fuga che vengono massacrate. È bene ricordare che a Gaza i bambini rappresentano il 47% della popolazione totale. Non si tratta soltanto di un dramma umanitario, ma di un vero e proprio collasso del sistema di regole internazionali. È il crollo di ogni principio minimo di diritto, neanche di diritti umani, ma di diritto internazionale. Assistiamo a una catastrofe culturale del nostro mondo che dovrebbe farci vergognare per l’indifferenza e il cinismo in virtù d’interessi economici stratosferici dichiarati esplicitamente dalle alte cariche del governo d’Israele. E il resto del mondo, compresa l’Europa e la Svizzera che fanno? Bluffano, perché fingono di avere un’autonomia, un potere reale e di contare ancora qualcosa sul piano internazionale, oppure stanno in silenzio che non è solo svizzero: è il silenzio di un mondo in cui il capitalismo sfrenato ha reso il diritto un accessorio da piegare agli interessi economici e geopolitici. Mentre i mercati non si fermano e le armi continuano a produrre profitti, le Convenzioni di Ginevra vengono calpestate senza conseguenze. Così, insieme alle vite innocenti, rischia di morire anche l’ultima illusione che il diritto possa ancora fermare la violenza. Intanto che i civili continuano a essere massacrati, il dibattito diventa accademico e politico: da una parte si parla non tanto di “fallimento” del DIU, quanto di fallimento della sua applicazione: le regole sono chiare, ma manca la volontà politica di rispettarle e farle rispettare; dall’altra, si sostiene che il DIU non sia adeguato a gestire conflitti asimmetrici come quello tra uno Stato dotato di esercito regolare, uno tra i più potenti al mondo, e un gruppo armato che opera in aree civili.
Auspico che nel corso dell’Assemblea generale a New York, gli Stati membri delle Nazioni Unite abbiano il coraggio di agire concretamente per fermare quello che alcuni esperti denunciano come genocidio, così che Israele tolga immediatamente il suo blocco illegale e consenta l’ingresso degli aiuti nella Striscia di Gaza e la loro distribuzione al suo interno, evitando la diffusione di quello che pare un piano supportato dagli Usa circa il futuro della Striscia di Gaza, che comporterebbe lo sfollamento forzato della sua intera popolazione, che indovinate un po’ dove andrebbe a finire? A questa domanda, purtroppo, non ha ancora risposto nessuno!