Le chat di Intelligenza artificiale sono la moda del momento.
Apparse in sordina insieme a una campagna mediatica e cinematografica dedicata alla robotica, esse sono esplose su Internet e altrove come una pandemia.
Chi le conosce bene sa come funzionano: leggono quello che scrivete, lo rispecchiano e ve lo rimandano a ipervelocità, magnificato e “molto meglio spiegato” e poi vi salutano.
Il tutto con un atteggiamento di “aiuto” come se voi foste dei bisognosi da “salvare”, degli “oscuri” da “illuminare”.
Mi ricordano i bambini sapientini, i primi della classe e i super diplomandi e laureandi, categorie che io ignoro.
Oltre a questo, vi mettono in uno stato di dipendenza psicologica come, d’altronde, tutte le macchine informatiche.
Infine, senza che ve ne accorgiate, vi accelerano il respiro (iperventilazione strisciante) e, quindi, a lungo andare, hanno un effetto asmatico.
I medici ticinesi, qualche tempo fa, lamentavano il fatto che i ticinesi stessi soffrivano di una strana tosse in aumento continuo.
Forse bisognerebbe cercarne le cause nella possessione pandemica di cellulari e nell’uso quotidiano dell’Intelligenza artificiale applicata attualmente in modo capillare un po’ dappertutto.
Seduti appiccicati al cell, tablet e pc, marcianti instabili e irreali su strade, marciapiedi, strisce pedonali e ambienti vari, con la mente artificializzata e il metabolismo basale conseguente... Al loro inconscio non resta che tossire e tossire per cercare di ricondurli a una salutare realtà.