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Un antropologo a Gaza

Un amico antropologo mi raccontava che presso alcune tribù primitive se un membro di una famiglia o di un clan veniva ucciso da uno di un’altra tribù, i parenti della vittima o l’intera tribù potevano vendicarsi secondo la legge del taglione (occhio per occhio, dente per dente) ma solo per un periodo di tre giorni. Poi la vendetta non era più ammessa. Questo per evitare che la violenza si perpetuasse per generazioni causando danni irreparabili. Le famiglie o le tribù dopo questo periodo di ritorsione dovevano trovare un accordo, senza più ricorrere a omicidi o brutalità, sotto forma di risarcimento materiale o altro. Ora gli israeliani, dopo il 7 ottobre, si sono vendicati non per un breve periodo, il che è comprensibile dato il dolore e la sofferenza subita, ma per mesi e mesi. Se si pensa alla storia degli ebrei di Israele (bibbia, diaspora, olocausto), cultura, potere economico, sviluppo sociale e istruzione, rimane il rammarico che non siano stati capaci non di rinunciare alla vendetta, ma di prolungarla fino a voler deportare tutti i palestinesi da Gaza. Porgere l’altra guancia dopo uno schiaffo forse è troppo, ma un ebreo lo predicava e attuava. E non è unicamente Netanyahu il responsabile, come si vuol far credere, ma anche molti israeliani visto che quest’ultimo è 20 anni che è al governo eletto liberamente.