laR+ IL COMMENTO

Un regalo fiscale per i proprietari di case, un salto nel buio per i cantoni

L’abolizione del valore locativo rende un po’ più iniquo il sistema. E il Parlamento continuerà a rendere la vita dura agli inquilini

In sintesi:
  • La questione non è di certo finita
  • Le ingenti perdite fiscali sappiamo chi le pagherà
La riforma entrerà in vigore al più presto il 1° gennaio 2028
(Keystone)
29 settembre 2025
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Checché se ne dica, il problema della invero inesistente politica dell’alloggio in questo Paese non è l’eccessivo carico fiscale sui proprietari immobiliari (circa un terzo della popolazione), bensì il costante aumento delle pigioni e la crescente difficoltà degli inquilini (i restanti due terzi) a trovare appartamenti ad affitti accessibili nelle città e nelle cinture urbane. Si dirà: non è di questo che si trattava domenica. Ed è vero. Ma l’analisi del netto ‘sì’ all’abolizione del valore locativo – da decenni spina nel fianco per l’Associazione svizzera dei proprietari fondiari (Apf-Hev) – dev’essere inserita in un quadro più vasto. E non può prescindere da alcuni dati di fatto.

Anzitutto, i proprietari immobiliari (non tutti navigano nell’oro, certo) sono già oggi privilegiati sul piano fiscale rispetto agli inquilini; lo sgravio accordato loro da popolo e Cantoni – che ieri, all’ennesimo tentativo, hanno affossato il tenace balzello (vedi a pagina 5) – avvantaggia ancor di più l’80% di essi. In secondo luogo, è stato proprio il tanto vituperato valore locativo a garantire finora una certa parità di trattamento tra i primi e i secondi (che non possono detrarre alcunché dall’imponibile a titolo di spese per l’affitto). Infine, in Parlamento a Berna la maggioranza borghese da tempo si dà un gran da fare per tartassare gli inquilini (salvo poi essere corretta dal popolo, com’è avvenuto poco meno di un anno fa con la bocciatura di due modifiche del diritto di locazione peggiorative per loro).

Questa riforma, va detto, è più bilanciata delle precedenti. Stavolta infatti l’abolizione del valore locativo va a braccetto con lo stralcio di quasi tutte le deduzioni concesse finora. Concessioni simili i partiti borghesi e la stessa Apf-Hev non ne avevano mai fatte in passato. Più equilibrato non significa però equo. Anzi.

Abbiamo già avuto modo di dirlo: meglio lo status quo di una mini-rivoluzione che rende il sistema più iniquo di quanto non lo sia già. A rigor di logica, tra qualche anno bisognerebbe permettere agli inquilini di detrarre dall’imponibile almeno una parte della pigione. Ma non è questa la strada che il Parlamento (dov’è pendente tra l’altro una revisione di legge che dovrebbe facilitare gli aumenti degli affitti secondo il criterio della ‘pigione in uso in una località o in un quartiere’) imboccherà. E allora sarà probabilmente il popolo a correggerlo di nuovo. Come hanno fatto domenica le elettrici e gli elettori bernesi, accogliendo un’iniziativa contro i rialzi ingiustificati delle pigioni.

Non è l’unico risvolto negativo dell’abolizione del valore locativo. L’altro riguarda le conseguenze delle ingenti perdite fiscali (quasi 2 miliardi l’anno, ai tassi attuali) per Confederazione, Cantoni e Comuni. In un qualche modo questi soldi dovranno saltar fuori, non si scappa. I Cantoni potranno introdurre un’imposta immobiliare sulle residenze secondarie, per compensare almeno in parte la perdita di introiti fiscali. Ma quando si dovrà tornare alle urne per votare su questa tassa ‘speciale’, di acqua sotto i ponti ne sarà passata parecchia. Oggi non scommetteremmo nemmeno un franco sul ‘sì’ di chi (l’Apf-Hev su tutti) ha fatto il diavolo a quattro per seppellire il valore locativo. E possiamo immaginare chi verrà chiamato alla cassa, qualora i Cantoni – quelli turistici come il Ticino, in particolare – dovessero optare per altre vie (l’aumento di altre imposte, e/o un taglio delle prestazioni in settori più o meno sensibili per le frange più deboli della popolazione e/o il ceto medio).