Dalla Nuova Zelanda si rincorrono le indiscrezioni riguardo al 2027, quando i Kiwi saranno orfani di Burling. ‘Non c'era più tempo per discutere’
Mancano ancora due anni alla nuova edizione della Coppa America, la trentottesima della storia, ma le premesse non sembrano essere delle migliori, visto che dopo la decisione dei britannici di Ineos di non partecipare – a causa di un contenzioso irrisolto con la squadra dello skipper Ben Anslie –, dalla Nuova Zelanda rimbalzano voci secondo cui anche Alinghi starebbe pensando di gettare la spugna, ipotesi rilanciata anche. La conferma del disimpegno del sindacato ginevrino di Coppa America arriva dal quotidiano Le Temps, che avrebbe ricevuto conferma della decisione di Ernesto Bertarelli di gettare la spugna, in mancanza di un accordo con il Defender sul futuro della Coppa.
Nell'attesa di una conferma definitiva della decisione, non si può che restare stupiti della decisione, da una parte perché Bertarelli aveva lasciato intendere che il suo sarebbe stato un progetto a lungo termine dopo la decisione di tornare, nel 2021, a oltre dieci anni di distanza dall'ultima partecipazione elvetica, ma soprattutto perché – a seguito della decisione del governo di Aukland di non voler investire su un'edizione casalinga, ciò che spetterebbe di diritto a Team New Zealand, dopo il successo di Barcellona – si fa sempre più strada l'ipotesi che anche l'Americas Cup 2027 si terrà sul Mediterraneo, e le candidature più credibili sembrano essere quelle di Grecia e Italia, pur se resta sempre sul tavolo il dossier di Gedda, negli Emirati Arabi, di cui si parla già addirittura dal 2023.
Nell'attesa, ciò che c’è di sicuro è che nel 2027 il timoniere dei Kiwi non sarà più Peter Burling, dopo i trionfi del 2017 alle Bermuda, del 2021 ad Auckland e dell'anno scorso a Barcellona. Un vero e proprio fulmine a ciel sereno, annunciato la scorsa settimana, dopo che erano fallite le trattative tra Team New Zealand e il trentaquattrenne fuoriclasse di Tauranga, che – a sentire Grant Dalton, il guru dello squadrone neozelandese – sarebbe rimasto letteramente scioccato dopo l'improvvisa rottura delle discussioni, avviate subito dopo il trionfo dell'autunno scorso. «Non mi aspettavo di dover prendere una simile decisione – sono le parole di Dalton al magazine neozelandese ‘Stuff’ –, ma è da Barcellona che discutiamo e a un certo punto bisogna andare avanti. Il nostro team è composto da 120 persone e ha bisogno di certezze per costruire una barca, ormai non c'è più tempo per discutere».