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Il (non) senso dei turni infrasettimanali

In una realtà in cui il professionismo rappresenta l'eccezione, la stagione ‘condensata’ non è la soluzione ideale per nessuno. Pubblico compreso

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(Ti-Press)

I calendari sono un fattore importante nella propaganda del basket? Ci poniamo questa domanda perché sembra, malgrado quello che noi, e non solo noi, andiamo dicendo da oltre un lustro, che i calendari maschili e femminili siano un’antitesi della nostra realtà. Quella, per intenderci, formata per lo più da squadre con due o tre professioniste o tre o quattro professionisti, con variabili sugli svizzeri che sono dei professionisti veri o parziali, certamente non nel basket femminile. Per lo più, soprattutto nel settore femminile, la maggioranza sono studentesse o apprendiste e quindi costrette anche a far coincidere la propria formazione futura con il loro sport preferito, con tutto quel che ciò significa: assenze nel periodo di prove scritte particolari, assenze per stage, giornate o/e settimane di studio, e altro ancora.

In campo maschile le cose sono leggermente diverse anche se le vere squadre professioniste sono solo due, mentre le variabili nelle altre compagini sono simili a quelle femminili. Non è un mistero che molti giovani che sono in prima squadra giocano anche nelle varie Under o in Lega nazionale B per chi vi ha la squadra come il Lugano, o nel campionato nazionale di categoria U23 e U18. Insomma, passione pure alla base di questi impegni. Ci vorrebbe quindi una logica nel fare i calendari, cosa che in Elvezia non c’è mai. Mi si spiega come mai il campionato femminile, iniziato il 26 settembre, finisca al più tardi a gara 5 della finale a fine aprile? Soprattutto se si pensa che in questa mini stagione della palla a spicchi, sette mesi tirati, ci sono ben sette turni infrasettimanali, con le squadre che giocano dal Ticino a Ginevra a Basilea, anche tre volte in sette giorni! Tutto il mese di maggio, nelle nazioni confinanti, le squadre sono in campo, mentre da noi le squadre femminili sono in vacanza. Qualcuno dirà che è un bene per le povere finanze delle società che devono pagare un mese di stipendio in meno alle straniere e alle professioniste di casa ma, seriamente, è un bene che il basket sparisca dal mondo sportivo? Se si dice di voler dare una visione adeguata a questa disciplina, è giusto limitarne la visibilità? Anche perché, negli osceni turni infrasettimanali la frequenza degli spettatori si riduce ancor più all’osso e le palestre sono pressoché vuote, fatte le solite due eccezioni. In campo maschile i turni infrasettimanali viaggiano più o meno sulla stessa lunghezza d’onda per numero, con le gare in piena concordanza con le varie Champions di calcio e di Eurolega o gare Fiba, togliendo a poco a poco l’entusiasmo anche a quei pochi fedelissimi che si trovano sperduti sistematicamente fra gradinate vuote nei ‘palazzetti’.

Insomma, sarebbe opportuno che, visto che si sta cercando di dare nuove spinte a questo sport, magari ci si chinasse anche su questi aspetti, perché altrimenti tanto varrà fare proclami facendo gli errori atavici che ci accompagnano.