Più che la bella favola, la promozione in Ligue 1 del Paris Fc è il coronamento di un progetto sposato da un uomo fra i più ricchi al mondo
Pregasi abbassare le penne intinte nello storytelling di chi ancora oggi nel calcio vede favole ovunque. Il ritorno la prossima stagione del derby di Parigi, grazie alla promozione dalla Ligue 2 del Paris Fc, non ha niente di romanzesco o di poetico, dal momento che l’altra squadra della capitale francese è nelle mani di uno degli uomini più ricchi del mondo, Bernard Arnault, con il know how tecnico targato Red Bull. Soldi contro soldi, insomma, lusso contro petrodollari, e verrebbe la tentazione di scrivere anche due Disneyland al posto di uno, non fosse che il corporate football di casa Red Bull sia tutto tranne che uno scialacquare denaro alla ricerca di grandi nomi, e anche il Paris Saint-Germain abbia recentemente cambiato rotta con la gestione di Luis Enrique, dopo anni di spese faraoniche e situazioni debitorie allegramente condonata dal morbidissimo sistema Uefa del fair play finanziario. Nessuna favola, quindi, ma solo un nuovo membro che bussa alla porta dell’élite pallonara.
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Bernard Arnault
Sul sito della rivista Forbes viene registrata in tempo reale la ricchezza delle persone più facoltose del mondo, e non c’è bisogno di far scorrere troppo la lista per imbattersi in Arnault, trovandolo a ridosso di personaggi quali Elon Musk (Tesla, SpaceX), Jeff Bezos (Amazon) e Mark Zuckerberg (Meta). Il suo patrimonio netto è stimato in circa 150 miliardi di euro, che lo rendono il quinto europeo più ricco del pianeta e il primo di Francia. Il 75enne Arnault è il fondatore, presidente e Ceo di Lvmh (Louis Vuitton Moët Hennessy), multinazionale e conglomerato francese con sede a Parigi considerato il più grande gruppo al mondo dei prodotti di lusso e alta qualità. Il suo impero ingloba oltre 75 marchi prestigiosi e spazia dalle case di moda ai produttori di vini, liquori, gioielli e cosmetici. Dallo scorso anno la sua Agache Sport ha acquisito il pacchetto di maggioranza del Paris Fc, con la direzione dell’operazione affidata al figlio maggiore Antoine Arnault, ex allievo di Brigitte Macron al liceo Saint-Louis-de-Gonzague, considerata la scuola secondaria di più alto profilo dell’intera Francia. Nella conferenza stampa di insediamento, convocata dopo aver ottenuto il via libera all’acquisizione da parte della Dncg (Direction Nationale du Contrôle de Gestion), l’organismo di controllo finanziario del calcio francese, ha subito messo le carte in tavola: dopo due anni di Ligue 2, la squadra era attesa al salto di categoria, allo scopo di consolidarsi negli anni a venire quale solida realtà del calcio francese, con l’obiettivo di frequentare in pianta stabile il calcio europeo.
Nonostante le rassicurazioni di Arnault, rese a uso e consumo dei tifosi, sul mantenimento del Dna del club (il quale, come vedremo, fu creato d’ufficio per volere della Federcalcio francese), con promesse di includere il maggior numero possibile di giocatori parigini e di giocatori francesi cresciuti nel vivaio, in realtà il Paris Fc è solo l’ultimo giocattolo nelle mani di una famiglia estremamente ricca che vuole dimostrare di saper costruire una grande squadra di calcio. Ma non è più l’epoca dei ‘ricchi scemi’, come da definizione dell’ex presidente del Coni (Comitato olimpico nazionale italiano) Giulio Onesti; oggi chi investe vuole risultati ed è consapevole che per ottenerli bisogna affidarsi a chi possiede comprovate competenze tecniche e metodologiche.
Il primo nome spuntato è stato quello di Jürgen Klopp, con il quale gli Arnault avevano conversato a più riprese. Klopp significa Red Bull, visto che il tedesco è diventato Responsabile Global Soccer della multinazionale della bevanda energetica, entrata con una quota di minoranza del 15% nel club. Klopp rappresenta quindi l’anello di congiunzione di una partnership che prevede una chiara divisione dei compiti, con Lvmh che fornisce il capitale e le competenze gestionali, mentre Red Bull è responsabile della visione calcistica. Il tutto senza sanguinosi e turbolenti cambi di ragione e colori sociali come accaduto quando Red Bull ha preso direttamente sotto la propria ala una società calcistica. Pertanto, niente Red Bull Parigi, ma politica e filosofia della società non saranno molto diverse.
Secondo L’Équipe sono stati stanziati circa duecento milioni di euro per rendere il Paris Fc un club stabile e finanziariamente solido ai massimi livelli. La strategia è quella di una scalata graduale ma nemmeno troppo diluita nel tempo, con il fine ultimo del posto fisso in Champions League. Fatte le debite proporzioni, l’investimento della famiglia Arnault è concettualmente simile a quello fatto dai fratelli indonesiani Hartono con il Como, la città e il suo lago. Al centro del progetto non c’è solo lo sport ma la città stessa, il suo fascino a livello mondiale, la sua riconoscibilità come marchio di eccellenza. Un eventuale successo sportivo costituirebbe un volano importante per attirare ulteriori capitali di aziende e società desiderose di essere coinvolte nel club. Con Parigi che, a differenza di Como, potrebbe rilanciarsi come vera e propria città di calcio grazie al derby con il Psg. A oggi Parigi, città di oltre due milioni di abitanti e con un’area metropolitana che varia dai sette ai dodici milioni di persone (dipende da come vengono tracciati i confini), possiede un solo club di vertice, ma anche uno solo nella massima divisione nazionale. Madrid ne ha cinque nella Liga, Londra sette in Premier League, Roma due. A Parigi l’ultimo derby cittadino in Ligue 1 risale a 35 anni fa, alla stagione 1989/90, quando il Psg affrontò per l’ultima volta il Racing Paris, società che pochi anni prima era stata pioniera del corporate football diventando Matra Racing, dal nome del grande gruppo industriale capitanato da Jean-Luc Lagardère attivo anche nel mondo del motorsport (6 campionati di F1 disputati dal 1967 al 1972), ma fallendo nell’ambizioso progetto di diventare la forza dominante del calcio francese.
Il primo a essere felice dell’arrivo di un nuovo rivale in campionato è proprio il presidente del Psg Nasser Al-Khelaifi, che in passato ha ospitato a più riprese i membri della famiglia Arnault nell’area VIP del Parco dei Principi. Del resto, proprio un derby di Parigi con tante stelle in campo potrebbe essere l’impulso necessario alla Ligue 1 per uscire dalle secche nella quale si è infilata, soprattutto a livello di diritti televisivi. Il problema di immagine di questo campionato monocolore, dominato – salvo in rari casi che hanno quasi sfiorato l’autosabotaggio – dal Psg è ben noto allo stesso Al-Khelaifi, che nelle ultime stagioni ha anche dovuto salutare le sue stelle più brillanti: Lionel Messi, Kylian Mbappé e Neymar. In molti Paesi la Ligue 1 non viene più trasmessa, e anche a livello di pubblico nazionale l’interesse è sceso. La conseguenza è stata un crollo dei diritti televisivi, con il nuovo ciclo Dazn e BeIn che ha fatto scendere di circa il 60% i ricavi per le società francesi. Una squadra capace di contrastare nel medio periodo lo strapotere del Psg griffato Qatar è necessaria, e se si tratta di un club parigino è ancora meglio. Del resto, quella tra Psg e Paris Fc sulla carta avrebbe tutti gli elementi per costituire una bella rivalità, vista la storia che lega le due squadre. Come accennato prima, le origini del Paris Fc non provengono dal basso, bensì da un’iniziativa della Fff (la Federcalcio transalpina) sul finire degli anni 60 volta ricostituire una squadra di calcio parigina dopo il fallimento di tre storici club della capitale.
Il Paris Fc è nato il 13 dicembre 1969 e inizialmente è rimasto un contenitore vuoto, visto che non fu possibile trovare l’escamotage per ammetterlo direttamente nella massima divisione e fu necessario cercare una società con la quale effettuare una fusione. Parecchi mesi dopo, nel 1970, fu trovato un accordo con lo Stade Saint-Germainois, all’epoca in terza divisione. Il nuovo club fu ribattezzato Paris Saint-Germain e in due anni riuscì a risalire fino alla massima serie. Quel Saint-Germain nel nome però piaceva poco ad alcuni dirigenti del club, dal momento che Saint-Germain-en-Laye è un Comune francese sito su un altopiano che domina la capitale; quindi, si sta parlando di un luogo esterno a Parigi. Qualcuno temeva addirittura di perdere i finanziamenti del Comune, così fu deciso di scindere la società in due parti: la struttura professionistica fu trasferita a un nuovo Paris Football Club, che nel processo si fuse con il Cercle Athlétique de Montreuil e mantenne la licenza per la massima serie conquistata sul campo; il Paris Saint-Germain fu invece rimandato in terza divisione con la squadra riserve. Un procedimento a tavolino che finì ribaltato nel giro di qualche stagione, con il Psg affermatosi come una compagine stabile di Ligue 1 e il Paris Fc presto retrocesso, prima di sprofondare, salvo un breve ritorno nella massima serie, fino alla quinta divisione. Solo dal 2018 il Paris Fc è tornato in Ligue 2 e condivide lo Stade Sébastien-Charléty con una squadra di quarta divisione e una squadra di rugby. In questa categoria si è scontrato con il Red Star, uno dei più antichi club parigini. Ma è un altro il derby che si appresterà a disputare dopo il pareggio in casa del Martigues che, tre settimane fa, ha ufficializzato la promozione. E dal momento che le grandi ambizioni viaggiano di pari passo con gli obiettivi concreti, nei piani del Paris Fc c’è il trasferimento in un nuovo impianto, lo Stade Jean-Bouin, situato proprio accanto al Parco dei Principi. Una vera e propria dichiarazione d’intenti per questa società (ri)programmata per puntare in alto.