Presentata la quinta tappa del Tour de Suisse 2025, che il 19 giugno collegherà La Punt a Santa Maria in Calanca
Nel corso delle sue 88 edizioni, si può dire il Tour de Suisse abbia finora un po’ snobbato questa zona del Grigioni italiano, oppure che i Comuni del comprensorio non abbiano manifestato troppo interesse a ospitare la carovana della più importante corsa nazionale. Fatto sta che quello in cartellone a Santa Maria in Calanca il 19 giugno sarà soltanto il secondo arrivo di tappa previsto in zona nell’intera storia del Giro della Svizzera. Nell’unico precedente, risalente al 1990, il plotone aveva tagliato il traguardo a San Bernardino al termine di una frazione partita da Unterbäch (Vallese) che aveva visto il successo di Andrew Hampsten, corridore statunitense che viveva a Vacallo, impostosi davanti al britannico Robert Millar, che poi cambiò sesso e divenne Philippa. La maglia di leader era invece già da 24 ore sulle spalle dell’irlandese Sean Kelly, che quel giorno chiuse quarto e che l’avrebbe mantenuta fino a Zurigo, capolinea della kermesse.
Il Tour (15-22 giugno) torna dunque in una terra che in passato aveva sì attraversato, ma senza (quasi) mai fermarvisi, e lo fa con una frazione non certo banale, anzi. Quella in scaletta il terzo giovedì di giugno è infatti considerata la tappa regina dell’edizione 2025. Tutta grigionese – lo start ai 184 km di fatica sarà infatti dato a La Punt, in Engadina –, la tratta sarà la quinta della corsa, e cadrà dunque quando la competizione sarà già entrata nelle sue fasi più calde. Inoltre, le sue caratteristiche tecniche la renderanno impegnativa all’estremo, e a darsi battaglia – specie nei chilometri conclusivi – saranno gli uomini che ambiscono alla classifica generale. Dopo aver superato St. Moritz e il Passo del Giulia, la carovana gialla transiterà da Savognin, Thusis, Splügen e San Bernardino, per poi discendere a rotta di collo quasi tutta la Mesolcina lungo la strada cantonale.
«Fiore all’occhiello del percorso», spiega Davide Silvanti, presidente di Moesano Cycling, «saranno i tornanti della salita lungo la nuova Route 26, vale a dire la più antica strada che conduceva in Calanca, tracciata nel lontano 1830, che di recente è stata asfaltata e destinata unicamente al traffico lento, dunque inaccessibile alle automobili. I corridori dovranno affrontarla ben due volte da Grono a Castaneda, 4,5 km davvero impegnativi con pendenza media vicina al 10% e punte che sfiorano il 20%». Numeri, insomma, che non hanno nulla da invidiare alle più dure arrampicate del Giro d’Italia o del Tour de France.
«Dopo la seconda ascesa a Castaneda», continua Silvanti, «ci saranno poi da percorrere gli ultimi 2 chilometri verso Santa Maria, un’altra tratta che metterà certamente a dura prova gli atleti».
Molto felice di aver inserito questa regione nel calendario del Tour de Suisse è il suo direttore Olivier Senn: «È importante che la nostra corsa vada a toccare anche le regioni cosiddette marginali, periferiche, che sono poi l’autentica anima del Paese, e la scelta di coinvolgere queste splendide valli va proprio in questa direzione. È innegabile che, fino a oggi, questa zona sia stata da noi piuttosto trascurata, ma speriamo che – dopo la presente esperienza – nel futuro si possa tornare a correre su queste strade con maggior frequenza. La macchina organizzativa si sta muovendo benissimo, e sono sicuro che tutto si svolgerà alla perfezione. Ora, non ci resta che sperare nella clemenza della meteo, che spesso contribuisce a una riuscita ancora migliore delle gare di ciclismo».
Sulle squadre partecipanti cosa possiamo dire? «Oltre alle 18 formazioni dell’Uci World Tour, abbiamo assegnato quattro wild card. Le prime due sono andate alle due squadre svizzere Uci Pro Team, vale a dire Tudor Pro Cycling Team e Q36.5 Pro Cycling Team. Gli altri due inviti, invece, sono stati recapitati alla Lotto (Belgio) e alla Israel-Premier Tech (Israele)».
Alla conferenza stampa di presentazione dell’evento non ha voluto mancare Franz Gallati, co-presidente della Federazione svizzera del pedale: «Insieme al Velodromo di Sigirino, che vedrà la luce a fine 2025 o all’inizio del 2026, una tappa come quella che si concluderà a Santa Maria farà del bene al sostegno e allo sviluppo del ciclismo nel Sud della Svizzera, una terra che ama il nostro sport ma che, a causa dell’enorme traffico sulle strade, conosce oggi qualche problema, specie per quel che concerne il reclutamento dei giovani».