Al termine di un derby combattuto sino alla fine, i biancoblù la spuntano ai rigori anche grazie a Juvonen. Uwe Krupp: ‘No, il punticino non ci basta’
Ambrì – In fondo, Janne Juvonen questo derby non avrebbe nemmeno dovuto giocarlo. Infatti, da quand’è iniziata la parabola ascendente di Gilles Senn, alla Gottardo Arena non ci sono più dubbi su chi sia il portiere titolare. E invece, alla fine, l’Ambrì deve ringraziare il trentenne di Kiihtelysvaara, impronunciabile, sperduto paesotto della Finlandia orientale, per quanto fa in un martedì in cui non fa rimpiangere un Senn nuovamente dato per infortunato. Intrattabile ai rigori – ma non solo –, dove tra l’altro trova il modo di demoralizzare un Daniel Carr che si lancia in una finta alla Forsberg, ma il puck rimane incastrato sotto il gambale, ‘Juvo’ chiuderà la partita in gloria, premiato quale migliore dei suoi e osannato dai quasi settemila della Gottardo Arena, perlomeno da quelli di fede biancoblù.
Che, in fondo, il quarto (e ultimo?) derby stagionale sarebbe stato incerto fino all’ultimo lo si era intuito ben prima che le due squadre dovessero giocarsi il successo oltre il sessantesimo. Al termine di una serata in cui non c’è nessuno che si annoia, specialmente in un secondo tempo un po’ caotico che partorisce un susseguirsi di ribaltamenti di fronte, e che tra l’altro è pure l’unico contraddistinto da segnature, con Kubalik che al trentesimo sfrutta un puck mal gestito da Aebischer dietro alla gabbia di Schlegel per pareggiare i conti dopo il vantaggio ospite, di Marco Müller, al ventiquattresimo. Per gli uomini di Cereda, tra l’altro, il gol del numero 10 bianconero è una sberla in pieno volto, pensando che a cavallo della prima pausa i leventinesi possono beneficiare di ben cinque minuti filati con l’uomo in più, per la bastonata di Arcobello in faccia a Maillet, ma non riescono minimamente a sfruttare l’opportunità e creare il famoso ‘momentum’. Anzi, semmai danno nuova energia al Lugano, in un derby equilibrato dall’inizio alla fine, con un’unica eccezione, ovvero quella lunga fase di quattro o cinque minuti in avvio di periodo conclusivo, quando la squadra di Krupp prova a piazzare le tende nel terzo avversario, dopo che – tra l’altro – in avvio di terza frazione l’Ambrì si ritrova in pista per quattro minuti senza il ministro della difesa Tim Heed, mentre il Lugano deve far senza Sekac, tra gli attaccanti più ispirati, perché lo svedese e il ceco si prendono a manate in faccia sulla sirena. Uno dei pochi momenti rissosi, tra l’altro, in una serata in cui le due squadre più che a darsele pensano alla posta in palio, mai tanto pesante, pur se al tirar delle somme la suddivisione dei punti non accontenta tutti, siccome a derby concluso biancoblù e bianconeri si ritrovano pur sempre appaiati all’undicesimo e al dodicesimo posto. Ma visti i potenziali rischi di farsi staccare in classifica, alla fine non scontenta nessuno. «È stata una partita molto combattuta – spiega il coach biancoblù Luca Cereda –. Nel primo e nel secondo periodo siamo stati superiori, mentre nel terzo la sfida si è fatta più equilibrata. Abbiamo anche sofferto, ma tutto sommato è una vittoria meritata. Adesso abbiamo anche il record di overtime, e in un overtime la vittoria può andare da una parte come dall’altra, ma sono contento per i due punti».
Al termine di una partita combattuta. «Dal primo all’ultimo minuto ci abbiamo messo l’anima – dice invece Zaccheo Dotti –. Entrambe le squadre hanno giocato in modo solido e il risultato ne è la conferma. È stata anche una partita ‘calda’, con parecchio ‘trash-talk’: avremmo potuto imporci dopo i 60’, quindi abbiamo lasciato un punto per strada, ma al di là di tutto vincere un derby fa comunque bene: ci dà l’entusiasmo e l’euforia per affrontare le prossime sfide».
Sul fronte bianconero, invece, il punticino non consola Krupp. «No, non possiamo essere soddisfatti per questo punto, perché si va sul ghiaccio per puntare alla posta piena e penso che abbiamo avuto diverse buone occasioni per centrarla – dice il tecnico del Lugano –. D’altro canto però questa era la nostra quarta partita in sei giorni, e forse ci è mancata anche un po’ di freschezza per risolverla in nostro favore. La penalità di Arcobello? Ha ovviamente influito e non poco sull’andamento della partita, costringendomi a rivoluzionare il lineup. Ma i ragazzi hanno reagito alla grande: non siamo ‘collassati’, ma siamo stati capaci di fare quel passo in più per sopperire alla sua uscita di scena».
Il Lugano può rammaricarsi soprattutto per quella fase di dominio territoriale non concretizzata nel terzo periodo. «Di sicuro non ci sono mancate le occasioni per decidere la partita, ma il disco non voleva proprio saperne di entrare. Poi, chiaramente, quando si va all’overtime o ai rigori l’ago della bilancia può andare da una parte come dall’altra. In ogni caso, come ogni anno, da gennaio in poi le squadre iniziano a chiudersi meglio in difesa e dunque diventa difficile trovare gli spazi, è successo anche in questo derby».