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Con la superlinea, per far paura agli americani

A Herning è infine arrivato anche Kevin Fiala, e potrebbe debuttare già domani. Patrick Fischer: ‘Lo conosciamo, la sua creatività ci aiuterà all’attacco’

L’Mvp dell’ultimo Mondiale è pronto a dare nuovamente spettacolo
(Keystone)
11 maggio 2025
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Arriva di domenica la notizia che tutti aspettavano: Kevin Fiala è finalmente riuscito ad accomodarsi sul volo per Billund, dopo le lungaggini degli ultimi giorni la cui natura non è mai stata rivelata, pur se negli ultimi giorni, e da più parti, si sono rincorse le notizie secondo cui le dimissioni del general manager dei Kings, Rob Blake non sarebbero estranee alla partenza tardiva da Los Angeles del sangallese. In ogni caso, ciò che più conta è che il ventottenne talento formatosi nell’Uzwil, Mvp del Mondiale di Praga, è pronto a ritrovare il posto in Nazionale, e dopo essere atterrato nel tardo pomeriggio su suolo danese (con moglie e figlia al seguito) è probabile che voglia celebrare subito il suo debutto a Herning, già alla terza uscita degli uomini di Fischer, domani contro gli States. «Kevin lo conosciamo tutti – dice il selezionatore rossocrociato –. Il suo impegno per la squadra è impressionante, e anche grazie alla sua passione sconfinata ora abbiamo a disposizione una risorsa preziosa: con la sua creatività, saprà dare una grossa mano al nostro attacco».

Un’altra buona notizia per ‘Fischi’, dopo quella del successo sui danesi, sabato sera, al termine di una partita comunque non delle più facili. «Non nascondo che avremmo voluto che i punti fossero sei, ma anche quattro vanno bene, considerando che nelle prime due partite abbiamo giocato davvero bene solo per quattro tempi e mezzo – spiega –. Ciò che conta, adesso, è che la squadra faccia un passo avanti, crescendo dal punto di vista del gioco».

Spesso si dice che a un Mondiale le grandi squadre diventano migliori ogni giorno che passa: è così anche per la Svizzera? «Il punto è che le cosiddette ‘big’ tendono ad avere un numero sempre maggiore di rinforzi Nhl, e questo ha le sue grandi ripercussioni nel gruppo. Sappiamo tutti che l’hockey è uno sport estremamente complesso e ci sono degli automatismi da acquisire: l’anno scorso già avevamo conosciuto un avvio difficile contro Norvegia e Austria, e non mi aspettavo che certo andasse diversamente quest’anno contro Cechia e Danimarca. In un torneo in cui, spero, dovremo giocare dieci partite, è chiaro che non sempre può andare tutto bene: ciò che mi è piaciuto è il modo in cui la squadra ha reagito dopo il brutto secondo tempo contro i cechi, e pure alla reazione mostrata dopo che siamo andati sotto 2-1 contro i danesi che nel primo tempo avevano concluso in porta una volta sola: abbiamo continuato a fare il nostro gioco e siamo rimasti calmi, a parte il sottoscritto che ha avuto una discussione con l’arbitro... Ma è colpa mia, debbo imparare a restare calmo, anche perché certe reazioni non servono a niente».

Quando parli di crescita, dove vedi il potenziale maggiore a livello di miglioramento? «Dobbiamo migliorare soprattutto a livello di equilibrio offensivo, che abbiamo un po’ perso rispetto alle ultime amichevoli di preparazione: bisogna portare più dischi verso la porta e aumentare la fisicità nello slot. Sul piano difensivo, invece, contro i cechi ci sono stati dei momenti in cui non abbiamo lavorato bene e alcune cose vanno corrette: ci sono delle connessioni da rispettare, e se attacchiamo in cinque dobbiamo anche tornare indietro in cinque, e tutti devono pattinare. È questo che mi piace. Poi, contano anche le decisioni che prendiamo quando abbiamo il disco: se dopo 5 o 6 partite ogni giocatore saprà sempre cosa fare, allora sì che sarebbero tutti pericolosi sul serio, e l’obiettivo è quello».

Da questo punto di vista, gli Stati Uniti affidati al coach dei San José Sharks, Ryan Warsofsky, saranno senz’altro un ottimo banco di prova. «Le nostre aspettative sono grandi, dopo una domenica di riposo in cui abbiamo potuto analizzare a video i dettagli del nostro gioco – dice l’ala dei New Jersey Devils Timo Meier –. Lunedì pomeriggio troveremo di fronte un ottimo avversario, che può contare giocatori di alto livello in tutte le posizioni: per batterlo servirà una grande prestazione».

Vale a maggior ragione per la tua linea, che ha trovato modo di illustrarsi contro i danesi: si può dire che tu, Nico Hischier e Tyler Moy avete trovato l’intesa? «Sicuramente sabato abbiamo mostrato buone cose, aiutando la squadra a conquistare i tre punti, ma possiamo senz’altro crescere. Diciamo che abbiamo fatto un passo nella giusta direzione, ma ci sono dei dettagli ancora da sistemare: vogliamo ottenere molto di più».

Uno dei problemi riscontrati fin qui è stata la mancanza di disciplina, per una Svizzera il cui boxplay è ampiamente sotto l’80% di riuscita (71,43%), e che sabato ha pure subìto un gol in shorthand. «Direi che in quella superiorità numerica abbiamo tollerato un po’ troppo... – ammette Meier –. In generale, sappiamo bene quanto le penalità siamo decisive a un Mondiale. Di positivo c’è che siamo rimasti calmi nelle fasi critiche, fidandoci l’uno dell’altro, però dovremmo cercare con ancor maggior convinzione di guadagnare dello slancio, il cosiddetto ‘momentum’, naturalmente a patto di riuscire poi anche a sfruttarlo per segnare reti».