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In semifinale con i danesi, e adesso viene il bello

Cronaca di un giovedì incredibile, con una Svizzera schiacciasassi e il Canada eliminato. Così domani gli elvetici avranno il favore dei pronostici

Bertschy sblocca il risultato, e per le Aquile è l’inizio della fine
(Keystone)
23 maggio 2025
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È davvero un pomeriggio surreale quello vissuto da Patrick Fischer e dalla sua Svizzera nel deserto di Herning. Perché se duemilaseicento spettatori sono già pochini per una partita di B figurarsi a un quarto di finale ai Campionati del mondo, in una partita in cui oltretutto il primo tempo si gioca quasi nella penombra, siccome al di sopra del terzo austriaco i riflettori non vogliono saperne di accendersi. E quando, finalmente, in avvio di periodo centrale la luce torna a splendere, dopo che gli elettricisti hanno trovato le ragioni della panne, la notte è calata da tempo sull’Austria di Bader, annichilita da una Svizzera che dal terzo ‘shift’ in poi fa tutto ciò che vuole, senza incontrare la benché minima resistenza. Infatti gli austriaci non ci capiscono più nulla al punto da non riuscire neppure a correre appresso ai dischi, costretti come sono a guardare gli avversari giocare. Emblematico da questo punto di vista è il 3-0 di Jäger al quindicesimo, dopo intelligente giocata di Niederreiter prima e di Fora poi, con il ticinese che grazie al suo movimento crea spazio all’attaccante del Losanna, che piomba sul ghiaccio dalla panchina e si trova davanti un’autostrada verso il povero Kickert, battuto con un ‘polsino’ a fil di palo, costringendo il peraltro impassibile Bader (al suo solito) a chiamare il timeout dopo un quarto d’ora di gioco.

Arrivati fin lì un po’ a sorpresa ma di certo non per caso, dopo aver vissuto una fase preliminare di quelle trionfali, Zwerger e compagni s’accorgono ben presto della differenza che c’è tra le squadre che i quarti li fanno una volta ogni tanto e quelle che, invece, quel traguardo lo vedono come un obiettivo minimo. Nella fattispecie, una Svizzera che per la terza volta della gestione Fischer e la seconda di fila si qualifica alle semifinali, dove – la matematica non mente – tra domani e dopo avrà ben tre possibilità su quattro di mettersi una medaglia in tasca. Ed è un’occasione quasi irripetibile, pensando che in semifinale, e per la prima volta, la Svizzera ci arriva nei panni della favorita, siccome dall’altra parte c’è una sbalorditiva Danimarca, che tra l’incredulità generale ieri sera ha buttato fuori i favoritissimi canadesi, segnando due gol negli ultimi tre minuti per firmare una delle più grosse imprese nella storia.

A Stoccolma senza alcuna sindrome

Qualcuno si chiederà se un’Austria ubriacata dal successo, quel quarto l’avrà giocato emotivamente un po’ scarica dopo aver raggiunto un risultato sensazionale, peraltro già sfiorato a Praga un anno prima. Tuttavia, indipendentemente da ciò che passava per la testa di Wolf e dei suoi compagni d’avventura, i rossocrociati hanno offerto una prestazione assolutamente impeccabile, facendo subito vedere chi comanda, dall’alto di una pressione asfissiante sugli avversari, che dimostrano di non saper più quali pesci pigliare. La dimostrazione è che nel primo tempo Genoni deve far fronte alla miseria di 3 tiri e che a fine partita saranno 13, per quello che sarà stato il secondo shutout più facile della sua carriera, visto che contro l’Ungheria di parate ne aveva fatte sei. In un simile contesto, è lecito chiedersi se sul 5-0 a metà gara non sarebbe stato il caso di concedere un po’ di riposo al trentasettenne portiere di origine bleniese, che con ogni probabilità sarà chiamato a tornare in pista per la semifinale, piazzando Charlin tra i pali al posto suo. In ogni caso, a risultato ormai acquisito lo staff rossocrociato ha limitato il più possibile gli sforzi dei giocatori più impiegati, infatti Siegenthaler è stato l’unico tra i difensori a raggiungere i 20’, perché nel terzo tempo un Berni partito come settimo è stato molto più impiegato, mentre invece il tredicesimo attaccante, Hofmann, non ha nemmeno potuto metter piede in pista.

Quando, poco prima di mezzogiorno, la Nazionale s’imbarcherà sul volo che la porterà a Stoccolma, lo potrà fare con la consapevolezza di aver superato a pieni voti un altro test di maturità, traducendo sul ghiaccio le parole impiegate da ‘Fischi’ alla vigilia, il quale aveva dipinto una Svizzera che non è più quella di un tempo, e che quando arriva al Mondiale lo fa per puntare dritta al weekend in cui tutto si decide. Un messaggio che non è figlio né della spocchia, né di una certa faciloneria, ben sapendo che dall’altra parte ai quarti c’era l’Austria e non Svezia o Repubblica Ceca: erano soltanto parole spese con cognizione di causa, dettate dalla fiducia cieca riposta in una squadra che l’ha ripagato, facendo esattamente la partita che avrebbe dovuto fare. Ora, però, in semifinale, contro la sorprendente Danimarca, i rossocrociati dovranno completare l’opera, dimostrando, come aveva detto Fischer mercoledì, di essere un gruppo che ha delle certezze che nessun avversario, facile o difficile che sia, potrà scalfire. C.S.

PATRICK FISCHER

‘Non siamo mai stati tanto riposati’

Ha la faccia di chi è soddisfatto davvero, Patrick Fischer. Non solo per la qualificazione alle semifinali, ma anche per com’è arrivata. «Volevamo subito prendere in mano la situazione, e l’abbiamo fatto – spiega il coach rossocrociato –. Durante tutti i sessanta minuti non abbiamo ceduto di un centimetro: abbiamo giocato e basta, superando le fasi delicate, come quelle due o tre penalità di troppo. Tutti hanno dato il massimo e mi complimento con loro». E stavolta hanno segnato anche Bertschy e Knak. «Christophe è uno specialista, già l’anno scorso aveva trovato reti importanti ed è bello che sia riuscito a sbloccarsi. Direi che in generale la terza e la quarta linea hanno giocato molto bene, lavorando estremamente sodo, e sono felice che anche Knak sia andato in gol: è meritatissimo, e mi fa piacere perché chiaramente abbiamo bisogno di tutti». In un weekend finale che si preannuncia infuocato. «Indipendentemente dal nome degli avversari, possiamo dire di essere contenti, perché volevamo andare a Stoccolma e ci andremo. Oltretutto non siamo mai arrivati fino a questo punto così riposati: abbiamo potuto dare un turno di riposo a molti giocatori, e ieri abbiamo visto quanta energia c’è in squadra. E non abbiamo perso nessuno per strada, questo è importante. Non vediamo l’ora che sia domani, era quello il nostro obiettivo: ci eravamo già stati nel 2013, e fu davvero un gran bel viaggio, sconfitta in finale a parte».

Per l’Austria di Roger Bader, invece, l’avventura si chiude qui. «La Svizzera è stata molto più forte di noi, e si è visto che ci ha presi sul serio – dice il sessantenne tecnico zurighese –. E non soltanto hanno brillato per le loro qualità individuali, a livello di abilità di gioco e di velocità, ma ci hanno anche dominati a livello fisico, basti dire che nei primi cinque minuti del match non abbiamo vinto un duello che fosse uno». Per gli austriaci, le cose sono precipitate del tutto quando Rohrer è stato rispedito anzitempo negli spogliatoi per un crosscheck in faccia al povero Schmid. «Mi congratulo con lui per il Mondiale che ha fatto, ma quel gesto è sbagliato e lo sa anche lui, pur se prima ne aveva ricevuti un paio a sua volta. Tuttavia ha reagito in modo sbagliato: è giovane e da questa lezione potrà imparare». K.W.