Hockey

Più ombre che luci per la Svizzera dalla Karjala Cup

Gli elvetici non riescono a dare continuità al bel successo con la Finlandia e chiudono il torneo con due sconfitte. Fischer: ‘Alcuni erano impreparati’

C’è ancora da lavorare
(Keystone)
9 novembre 2025
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Una su tre. No, l’anno del ‘suo’ Mondiale (impreziosito anche dalla passerella olimpica), la Svizzera non l’ha iniziato nel migliore dei modi. A Tampere, nell’ambito della Karjala Cup, prima tappa dell’Euro Hockey Tour, la selezione di Patrick Fischer ha convinto per davvero unicamente nella sua partita inaugurale, quella vinta contro la Finlandia. Sembrava il preludio per un weekend foriero di buone indicazioni sulla strada, sempre più corta, che porterà i rossocrociati prima a Milano (dove si giocherà il torneo di hockey all’ombra dei Cinque Cerchi) e poi a Zurigo (dove i rossocrociati avranno il loro campo-base per la rassegna iridata). E invece... Invece dopo la più malleabile Finlandia, su quella stessa strada, di fronte a Simion e compagni si sono palesate la Svezia e la Cechia, rivelatesi a conti fatti avversarie ben più rocciose dei finnici. Il bilancio del trittico nordico degli elvetici va dunque agli archivi con una sola vittoria e due sconfitte, maturate in un weekend chiuso con un passivo di dodici reti (e, nel complesso delle tre partite, 6 gol segnati e 13 subiti). Declinando ai colori rossoblù la spedizione al Nord dell’Europa della truppa di Fischer, a dare una tinta ancora più tetra al quadro complessivo c’è poi l’infortunio rimediato dal capitano del Lugano Calvin Thürkauf nel corso del terzo tempo del match con la Finlandia: in riva al Ceresio si spera ovviamente di poterlo recuperare il più presto possibile per non sconvolgere quegli equilibri di squadra trovati con tanta fatica e che nelle ultime settimane avevano iniziato a dare i loro frutti. Sull’entità esatta dell’infortunio e sui relativi tempi di recupero se ne saprà sicuramente di più nei prossimi giorni.

I punti interrogativi con cui gli elvetici fanno rientro dalla Finlandia non riguardano però unicamente le condizioni dell’attaccante bianconero. Perché le due mediocri prove fornite contro Svezia e Cechia di certezze non ne hanno certo date. Se non quella che occorrerà lavorare per arrivare pronti tanto a Mondiali quanto a Olimpiadi. D’altro canto, anche questo è vero, non è che a Tampere ci si potessero attendere grandi miracoli da una selezione rossocrociata la cui marcia in più, e questo è indiscutibile, arriva per gran parte dai giocatori ‘esportati’ in Nhl, e che saranno a disposizione di Fischer tanto per i Giochi quanto per i Mondiali (playoff di Nhl permettendo, ovviamente). E proprio pensando al contingente che arriverà a rimpolpare lo spogliatoio rossocrociato da oltre Atlantico per i due grandi appuntamenti stagionali, la Karjala Cup rappresentava una buona occasione per mettersi in evidenza per tutti gli altri giocatori che ambiscono a ritagliarsi dello spazio all’interno di questo spogliatoio, o di confermare quello che si erano guadagnati in occasione dei Mondiali della scorsa primavera.

Assente in occasione della sconfitta contro la Cechia, Michael Fora ha globalmente disputato un buon torneo. Tre volte medaglia d’argento iridata con la Svizzera (2018, 2024 e 2025) il giubiaschese, che dalla prossima stagione vestirà la maglia del Losanna, in quest’ottica parte sicuramente avvantaggiato rispetto ai suoi compagni di reparto in difesa. Contro la Cechia, qualche sprazzo di buon hockey, in una domenica altrimenti piuttosto cupa sul fronte elvetico, l’ha mostrato Tim Berni (un altro dei reduci dall’argento di Stoccolma della scorsa primavera), pure lui in procinto di cambiare aria a fine stagione, lasciando Ginevra per far ritorno a Zurigo, sponda Lions.

In attacco, complice il citato infortunio a Thürkauf, Fischer è stato costretto a cambiare i suoi piani in corso d’opera. Senza Malgin, Andrighetto, Riat e Rochette, a Tampere sono emersi i chiari limiti di questa Svizzera in fase realizzativa. Christoph Bertschy ha cercato di pungere, ma gli altri si sono rivelati piuttosto spuntati. Simon Knak o Tyler Moy non sono riusciti a dare l’auspicata continuità dopo un Mondiale brillante.

«Non sono ovviamente soddisfatto di come siano andate le cose –sottolinea ai microfoni della Srf il selezionatore dei rossocrociati Patrick Fischer al termine della partita con la Cechia –. È frustrante aver lasciato che la partita ci scivolasse via già nelle battute introduttive». L’entrata in materia, effettivamente, si è rivelata uno dei talloni d’Achille dei rossocrociati durante tutto il torneo... «Il modo con cui si iniziano le partite è importante. Con la Cechia, addirittura, nella prima azione del confronto, per due volte siamo stati capaci di perdere il disco nella nostra zona difensiva... Alcuni giocatori si sono fatti trovare impreparati al ritmo della competizione».

Contro la Svezia, gli elvetici erano stati messi in scacco dall’intensità portata sul ghiaccio dagli scandinavi e dal loro gioco di transizione. Con la Cechia, invece, il confronto lo hanno perso anche sul piano fisico.