‘Domani si va al mare. Wimbledon, anarchia, prigioni, esilio e nuovi mondi’: la storia della tennista raccontata in un libro
Le biografie degli atleti, purtroppo, si rivelano molte volte volumi piuttosto insipidi e spesso privi di quell’anima che invece sempre dovrebbe caratterizzare un buon libro. Fra le consolanti eccezioni, c’è quella relativa a ‘Domani si va al mare. Wimbledon, anarchia, prigioni, esilio e nuovi mondi’, cioè la storia della tennista Monica Giorgi recentemente pubblicata da Fandango Libri.
Scritta dall’ex campionessa a quattro mani con Serena Marchi, l’opera è davvero di grande spessore narrativo e contenutistico, e infatti faceva parte fino alla tarda mattinata di ieri – momento dell’annuncio ufficiale – della rosa allargata dei candidati al Premio Strega, e solo per un pelo non è entrata nella dozzina dei titoli finalisti della sezione narrativa. Livornese d’origine, classe 1946, Monica Giorgi – a dispetto di una taglia da scricciolo che faceva storcere il naso ad allenatori ed esperti – ancora giovanissima ha scalato le gerarchie del tennis italiano, ha conquistato diversi titoli nazionali nel singolo, nel doppio e nel doppio misto, ha fatto parte della Nazionale azzurra per moltissimi anni e ha calcato tutti i più prestigiosi campi del mondo, prendendo parte a ogni torneo che conta, a cominciare da Roland-Garros e Wimbledon.
Fin qui – direte – niente di speciale, nulla che si discosti da quanto riportato nelle deboli biografie di cui si diceva in apertura di colonna. E potreste anche aver ragione, non fosse che la Giorgi non è mai stata un’atleta come le altre: oltre alla carriera sportiva, infatti, ha studiato fino a laurearsi e ha coltivato fin da subito un profondo interesse per la letteratura, per il cinema e per tutto ciò che le succedeva attorno, che negli anni Sessanta e Settanta non era certo fatto di avvenimenti banali: colpi di Stato, rivoluzioni, discriminazioni razziali, terrorismo e ingiustizie. E ha cercato di sfruttare la sua visibilità a favore delle campagne per cui aveva deciso di spendersi.
Monicaccia – come un bel giorno la ribattezza la sua grande amica Lea Pericoli per rimarcare il suo carattere volitivo, la sua forza d’animo e il suo essere per natura controcorrente – decide ad esempio in occasione di un torneo in Sudafrica, dove vigeva l’apartheid, di scendere in campo con una maglietta che inneggiava alla commistione etnica, ricavandone una lunga squalifica da parte della federazione italiana della racchetta. Qualche anno più tardi, invece, dopo non essere riuscita a convincere i suoi colleghi maschi a non recarsi a giocare la finale di Coppa Davis nel Cile del tiranno Pinochet, ottiene comunque che gli azzurri vestano per l’occasione divise rosse sgargianti, in omaggio al povero Allende e alla sua area politica.
Divenuta frequentatrice abituale dei circoli anarchici, riempie le città toscane di manifesti e volantini, fonda una rivista e si batte per il miglioramento delle condizioni dei detenuti, senza nemmeno immaginare che presto, dietro le sbarre, ci sarebbe finita anche lei stessa. E succederà per colpa di un paio di delinquenti che, sperando in uno sconto di pena, fanno il nome di Monica e lo associano a una serie di gravissimi reati con cui lei – studiosa di Gandhi e da sempre contraria alla violenza – non ha proprio nulla a che fare: tentato sequestro, banda armata e complicità in omicidio.
Condannata a oltre 12 anni di detenzione malgrado i due infami nelle loro dichiarazioni non facciano altro che contraddirsi, sarà infine riconosciuta estranea ai fatti e rilasciata soltanto dopo due anni di galera. La libertà è riacquisita, ma Monica – visto l’andazzo – non si fida a rimanere in Italia, dove la parola di una canaglia vale più di quella di una brava persona, e così cambia nome, entra clandestinamente in Svizzera e, per convenienza, sposa un cittadino elvetico per poter ottenere un passaporto rossocrociato che la metta al sicuro da brutte sorprese.
Monica Giorgi vive dunque da quarant’anni a Giubiasco, dove però quasi tutti la conoscono come Laura e dove molti l’hanno apprezzata quale brillante docente di lettere ed entusiasta maestra di tennis. Se non sapete cosa leggere, non esitate a gettarvi su questo libro, che di certo non vi deluderà.