Tra un mese in Svizzera si vota su un cambiamento totale nel sistema di imposizione della proprietà abitativa. Le risposte alle principali domande
Tra un mese votiamo su un cambiamento totale di sistema nell’imposizione del valore locativo (VL, vedi la scheda sotto). La riforma è stata approvata dalle Camere federali lo scorso dicembre, al termine di otto anni di dibattiti e solo dopo una conferenza di conciliazione. Se verrà approvata, entrerà in vigore al più presto nel 2027. Le risposte alle principali domande.
Perché la maggioranza del Parlamento è voluta venire incontro ai cantoni, in particolare a quelli alpini e a vocazione turistica, dando loro appunto la possibilità di tassare in altra forma le seconde case, importante fonte di introiti fiscali che andrebbero perduti qualora l’imposizione del VL venisse abolita. L’introduzione dell’‘imposta cantonale sulle abitazioni secondarie’ – giuridicamente connessa con la legge che sancisce l’abolizione dell’imposizione del VL – richiede una modifica della Costituzione federale e sottostà a referendum obbligatorio: è su questa dunque che si vota il 28 settembre. Solo se popolo e cantoni la approveranno, l’imposizione del VL verrà soppressa. Attenzione, quindi: chi vuole abolire il VL, il 28 settembre non deve votare ‘no’ (al cambiamento di sistema impositivo), ma ‘sì’ (all’imposta cantonale sulle residenze secondarie).
La riforma è sostenuta dai partiti borghesi (Udc, Plr, Centro, Partito evangelico), così come dal Consiglio federale, dalla maggioranza del Parlamento (Consiglio nazionale: 123 sì contro 57 no e 14 astensioni; Consiglio degli Stati: 25 sì contro 15 no e 4 astensioni), dalle principali organizzazioni economiche (compresa l’Unione svizzera delle arti e mestieri, che però non è unanime al suo interno) e – soprattutto – dall’Associazione svizzera dei proprietari fondiari (Apf-Hev), per la quale il VL è da tempo una spina nel fianco.
Sul fronte opposto troviamo Ps, Verdi, l’Associazione svizzera degli inquilini (Asi), organizzazioni del settore ‘cleantech’, la Conferenza dei governi cantonali (trainata dai cantoni di montagna e a vocazione turistica) e le associazioni delle città e dei comuni. Nei comitati interpartitici che si battono per o contro la riforma ci sono però diversi politici ‘dissidenti’, che hanno una posizione diversa da quella ufficiale del loro partito. Il Partito verde liberale, dal canto suo, lascia libertà di voto.
Per svariate ragioni, affermano i suoi detrattori. Ecco le principali:
Anche in questo caso le argomentazioni non mancano. Le principali sono:
Otto proprietari di immobili su 10 risulterebbero avvantaggiati dal punto di vista fiscale, secondo un’analisi della Confederazione. In realtà, quelli più favoriti sarebbero gli attuali… inquilini: chi diventerà per la prima volta proprietario beneficerà infatti della cosiddetta deduzione di prima acquisizione, che – unitamente all’abrogazione del VL – abbasserà l’imponibile in maniera più o meno consistente per alcuni anni. A passarsela meglio saranno anche i proprietari (tra i quali molti pensionati) che oggi pagano le tasse sul valore locativo senza poter dedurre alcunché o comunque molto poco dall’imponibile, poiché hanno già ripagato l’ipoteca e non prevedono di effettuare grossi lavori di manutenzione.
La situazione dovrebbe peggiorare invece per i proprietari con un’ipoteca elevata (gli interessi non si potranno più dedurre) e un immobile che richiede importanti lavori di manutenzione o ristrutturazione (le relative deduzioni non saranno più ammesse) e che è destinato – se questi non potranno più essere effettuati – a perdere valore.
A perderci dovrebbero essere anche le imprese artigianali (che però nei prossimi due-tre anni dovrebbero vedere esplodere le commesse, visto che i proprietari vorranno esaurire le possibilità di deduzione prima che la riforma entri in vigore), le banche (ci si aspetta che il volume delle ipoteche diminuisca, dato che cadrebbe l’incentivo a mantenere un’ipoteca per poter dedurre i relativi interessi), oltre che – come detto – Confederazione, cantoni e comuni. Le conseguenze finanziarie per gli enti pubblici dipenderanno fortemente dall’evoluzione dei tassi ipotecari (vedi sopra).
“Le sette vite del valore locativo”, titolava quattro anni fa la ‘Nzz’. Il balzello è duro a morire. Mai però la sua sopravvivenza è apparsa a rischio come oggi. I primi sondaggi registrano un’abbondante maggioranza (Ssr: 58%; Tamedia: 65%) di favorevoli alla sua soppressione: in particolare fra i pensionati, che non solo sono fra i principali beneficiari della riforma, ma sono anche le persone che più vanno a votare.
Però, a un mese dalla votazione, la quota degli indecisi è ancora piuttosto elevata. Il tema è complesso, le implicazioni di un cambiamento di sistema non facilmente leggibili. Tutti fattori suscettibili di generare una certa diffidenza. Molti potrebbero dirsi: meglio il rassicurante statu quo, anziché un salto nell’ignoto. A ciò si aggiunge l’ostacolo della maggioranza dei cantoni, affatto scontata. Il fronte dei fautori del VL è ampio e composito. E non è un dettaglio trascurabile il fatto che buona parte dei cantoni, delle città e dei comuni – benché restii a esporsi – siano decisamente per il mantenimento del sistema attuale.
D’altro canto, in termini di budget (l’Apf-Hev ha a disposizione ben 7 milioni di franchi) il confronto è impari. E non va dimenticato che nel 2012 – quando si votò su una proposta meno equilibrata di quella attuale – solo il 53% dei votanti disse no all’abolizione del VL. Certo è che se anche stavolta dovesse andare buca, il controverso balzello ci accompagnerà ancora per qualche lustro.