Il Consiglio di Stato conferma la scelta dell’Esecutivo di Lugano, che intende demolire un’ala della storica villa. Probabile che la palla passi al Tram
C’è stato sì un errore, ma non tale da giustificare il cambiamento del progetto previsto al Parco Viarno. Il Consiglio di Stato (CdS) ha approvato la variante del Piano regolatore per il parco a Pregassona, respingendo i ricorsi sia di un vicino, sostenuto dalla Società ticinese per l'Arte e la Natura (Stan), che chiedeva la conservazione integrale della villa, sia di un proprietario di uno dei mappali soggetti a esproprio, il quale contestava l’interesse pubblico dell’operazione. Il primo ricorrente, appoggiato dalla Stan non ci sta e intende contestare la decisione del Cantone al Tribunale cantonale amministrativo (Tram). Nel frattempo, è stata anche promossa una petizione.
Come spiegato nel messaggio municipale approvato all’unanimità dal Legislativo all’inizio del 2024, “la villa storica è un edificio esistente di cui viene risanata la struttura originaria e demolita l’ala sud, di scarso valore architettonico e storico”. E proprio quest’ultima affermazione, riguardante il presunto limitato valore dell’ala sud – che verrebbe demolita per consentire la costruzione di un nuovo volume destinato a funzioni di ristorazione e buvette – è stata uno dei punti centrali del primo ricorso. Secondo gli oppositori la villa, già residenza del Conte Gujoni, fa parte da molti anni del paesaggio di Pregassona e andrebbe preservata nella sua interezza, tanto più che la parte per la quale è imposta la demolizione costituirebbe l’ala più antica. I ricorrenti aggiungono inoltre che non si sarebbe in presenza di due corpi edilizi distinti ma di un tutt’uno. L’intervento prospettato violerebbe pure i principi del restauro sanciti dalla Carta di Venezia.
Dal canto suo, il Municipio – in risposta a tali osservazioni – ha chiesto il rigetto del ricorso, sottolineando “come, in ogni caso, la cronologia storica riferita alla costruzione degli edifici non metterebbe in discussione la validità della soluzione finale della variante”. Questo concetto è stato confermato dal Consiglio di Stato, che ha condiviso la posizione della Città, secondo la quale la differenza di valore tra le due strutture è giustificata da elementi oggettivi – come lo stato di conservazione e l’importanza architettonica – e la perdita dell’ala sud non comprometterebbe l’identità del luogo, che sarà comunque valorizzato dal progetto di riqualificazione previsto. È stato pure sottolineato che l’errore cronologico “non inficia la fondatezza della decisione comunale, né rappresenta un vizio sostanziale tale da giustificarne l’annullamento”.
Tuttavia i ricorrenti – non soddisfatti da questa decisione – si dicono pronti a ricorrere al Tram, forti anche del sostegno popolare che si sta manifestando attraverso una petizione intitolata “Salviamo Villa Viarno a Pregassona! Salviamo la Casa Rossa!”, avviata in questi giorni e già sottoscritta da 500 persone.
Nel secondo ricorso respinto, uno dei proprietari destinati a subire l’esproprio ha sollevato diverse critiche alla variante. In particolare, ha messo in discussione l’esistenza di un reale interesse pubblico che giustifichi la modifica pianificatoria, lamentando l’instabilità normativa dovuta alle continue revisioni del piano. Ha aggiunto che la variante avrebbe un impatto negativo sulla sua proprietà, motivo per cui ha richiesto un’indennità espropriativa adeguata.
Da parte sua, il Municipio di Lugano ha chiesto il rigetto anche di questo ricorso. Anche in questo caso, a Bellinzona sono state accolte le argomentazioni della Città, evidenziando come “la variante risponda a un chiaro interesse pubblico, volto a riqualificare il luogo, a valorizzarne l’identità storico-culturale e a mettere a disposizione della collettività un parco pubblico. La creazione di spazi verdi accessibili alla cittadinanza è riconosciuta come un elemento fondamentale per la coesione sociale e la salute pubblica”.