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‘Gli aiuti sociali siano più sostenibili ed equi’

Un’interrogazione di esponenti di Plr, Lega, Centro e Udc chiede al governo di far luce su sussidi e criteri

Numeri e richieste
(Ti-Press)
8 luglio 2025
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“Il sistema di aiuti pubblici in Ticino, sebbene volto a sostenere le fasce più fragili della popolazione, presenta elementi che sollevano interrogativi in merito alla sua equità e sostenibilità”. È questa l’opinione di sette deputati (Cristina Maderni e Diana Tenconi per il Plr; Andrea Censi, Sem Genini e Alessandro Mazzoleni per la Lega; Gianluca Padlina per il Centro; Roberta Soldati per l’Udc) che hanno inoltrato un’interrogazione al Consiglio di Stato. In particolare, sottolineano, è problematico “l’accesso a sussidi da parte di persone con redditi superiori alla media cantonale o con attività lavorativa ridotta”. Perché “solleva dubbi sulla giustizia redistributiva e sull’efficacia del sistema. Stando ai dati ufficiali, le spese del Cantone dal 2001 sono più che raddoppiate e oggi per oltre il 50% riguardano sussidi e sovvenzioni. Nello stesso periodo il Pil cantonale è cresciuto a tassi molto inferiori come pure le risorse destinate agli investimenti sul nostro territorio. In altre parole, abbiamo attualmente in Ticino un’attività statale essenzialmente concentrata sulla ridistribuzione”.

‘C’è chi riceve sussidi con redditi alti’

In più, stando ai dati forniti dal Consiglio di Stato, “emerge che, sebbene la maggior parte dei beneficiari Ripam abbia redditi disponibili inferiori a 80mila franchi, esistono anche unità di riferimento (Ur) con redditi superiori a 100mila franchi che ricevono sussidi. Inoltre, il sistema Ripam si basa sul reddito disponibile, che può differire sensibilmente dal reddito lordo, rendendo difficile una valutazione trasparente e comparabile”. E quindi, “nonostante il sistema si basi su criteri economici, in alcuni casi può accadere che persone con redditi superiori alla media cantonale beneficino quindi di sussidi o aiuti, ad esempio per effetto di deduzioni, composizione del nucleo familiare, percentuale dell’attività lavorativa ridotta o altri parametri”.

Per questo motivo, i sette interroganti vogliono vederci chiaro e chiedono al governo se “dispone di dati aggregati che permettano di stimare quante persone beneficiarie di sussidi (non solo Ripam, ma anche Afi, Api, aiuti allo studio, assistenza ecc.) percepiscano un reddito lordo superiore alla media cantonale” e se sia possibile stimare, per ogni sussidio, “la quota e il numero di beneficiari che svolge un’attività lavorativa inferiore al 100%. In particolare, quanti di questi manterrebbero il diritto al sussidio se lavorassero a tempo pieno, considerando un reddito pro-rata”. Al governo viene anche chiesto se “ritiene opportuno introdurre un sistema di monitoraggio trasversale che consenta di valutare l’effettiva necessità economica dei beneficiari su base unificata, al di là dei singoli criteri settoriali” e se “intende valutare correttivi per evitare che persone con redditi elevati ricevano sussidi”.

Infine, viene domandato se sia ipotizzabile “estendere il principio di responsabilizzazione individuale (già discusso per Ripam) anche ad altri ambiti di sussidio, ad esempio introducendo criteri di attivazione o di disponibilità al lavoro per i beneficiari in età attiva” e se il governo “intende promuovere una revisione complessiva del sistema di sussidi, con l’obiettivo di rafforzare l’equità, la trasparenza e la sostenibilità finanziaria, anche alla luce dell’evoluzione demografica e delle finanze pubbliche”.