Il Comitato che si oppone alle misure in atto sta pensando di farsi sentire. La ‘piazza’ sarà quella del Mendrisiotto
Il Comitato è pronto a scendere in piazza. E a farlo alla fine di agosto proprio nel Mendrisiotto, ovvero in una delle regioni più toccate: l’idea è questa. La nuova strategia delle Ferrovie sul traffico merci non piace. E questo lo si è fatto capire e detto subito. Dopo aver dato vita, appunto, a un Comitato contrario alla ristrutturazione di Ffs Cargo, però, adesso si è determinati a scandire questa opposizione a gran voce, mobilitando anche l’opinione pubblica. Perché, si rende attenti, la perdita di 40 posti di lavoro – che pare solo l’inizio, sullo sfondo il progetto ‘Genesis’ che prevede di tagliare almeno 440 impieghi entro il 2030 a livello svizzero in tutti i settori – e l’abbandono da parte dell’ex Regia federale dei due terminali di Cadenazzo e Lugano-Vedeggio riguarda tutti. Riorganizzare il sistema del traffico merci, e di fatto ridimensionare la presenza di Ffs Cargo sulla rotta del traffico combinato, agli occhi del fronte sindacale – Sev, Vslf e transfair –, della politica, dei Municipi (soprattutto del Distretto) e della società civile coincide con una perdita di velocità per il mercato del lavoro in Ticino e un trasferimento di merci non dalla gomma alla rotaia, ma viceversa. Il timore, infatti, è di vedere migliaia di camion in più sulle strade.
Sono chiare, infatti, le ragioni del Comitato che, riunito mercoledì sera per la seconda volta a Bellinzona davanti a una sala affollata e nel solco di un confronto definito “fruttuoso”, è ora deciso a lanciare un ‘Appello’, che sarà reso pubblico a breve e che fa seguito alle missive che diversi Esecutivi hanno già imbucato all’indirizzo del consigliere federale Albert Rösti, a capo del Dipartimento dei trasporti. Tre i punti cardine che caratterizzano il documento in preparazione: il tema occupazionale, il nodo ambientale e la difesa della volontà popolare del Paese. Quella cittadinanza svizzera che, in più occasioni – nel 1994 a favore dell’Iniziativa delle Alpi, poi sulle trasversali alpine e la tassa sul traffico pesante –, si è espressa in modo chiaro. Tanto da stringere un patto con il governo centrale, oggi ancorato nella Costituzione.
«Accanto alla questione del lavoro, si sta spingendo anche per cercare di capire come far sì che le Ferrovie tornino sui loro passi in merito alla decisione di smantellare il trasporto combinato, e questo per un fatto ambientale», ci spiega Nara Valsangiacomo, granconsigliera (Verdi) e presidente di Pro Alps, mercoledì all’incontro c’era anche lei. L’obiettivo adesso è quindi riuscire a far appassionare la gente a una problematica, certo complessa, ma che la tocca più da vicino di quanto possa pensare. «L’intenzione è fare opera di sensibilizzazione», ci fa sapere. All’interno del Comitato, da quanto appurato, non si esclude la possibilità di organizzare dei presidi nel corso dell’estate. Questa stagione ha tutta l’aria di essere cruciale per il futuro del traffico merci attraverso le Alpi. Anche il Consiglio di Stato, deciso, come ci ha confermato Christian Vitta, a tenersi strette le opportunità professionali in Ticino, dialogherà, di nuovo, con i vertici Ffs dopo l’estate per fare il punto.
«In effetti – fa notare ancora Nara Valsangiacomo – al momento non abbiamo tutte le risposte alle nostre domande. Ad esempio, ora ci sono tre interrogazioni al Consiglio di Stato che chiedono quale sarà l’impatto effettivo di queste misure per il Canton Ticino. Ed è verosimile che tante delle ricadute stimate dalle Ffs – oltre ai terminal non dimentichiamo la chiusura dell’autostrada viaggiante –, quindi molti di quei 25mila Tir da una parte e 70-80mila dall’altra all’anno, potranno toccare, prevalentemente, il Ticino. Le prospettive, dunque, appaiono abbastanza fosche dal profilo del traffico pesante sulle nostre strade. Speriamo che il governo cantonale si attivi». Ce lo si aspetta in particolare a fronte dei piani delle Ferrovie, che dal 2026 puntano sulla direttrice Dietikon-Stabio e di conseguenza sul terminale, privato, che opera a Stabio. Un impianto, quest’ultimo, fa notare la deputata, «che va ripianificato in toto, aprendo una prospettiva temporale, mi verrebbe da dire, ventennale». Giunti a questo punto, rilancia Valsangiacomo, «una delle nostre rivendicazioni è di riconoscere il traffico merci come servizio pubblico su mandato, in questo modo verrebbe finanziato come il trasporto passeggeri. Mi rendo conto che è davvero molto ambizioso, ma se si riuscisse ad andare in quella direzione significherebbe superare questa politica a singhiozzo, assicurando un finanziamento automatico. Che sarebbe una garanzia, oltre che porsi come un obiettivo finale condiviso da Pro Alps».
Spostandosi, di nuovo, sul piano occupazionale, Thomas Giedemann, segretario sindacale Sev, ci fa sapere che «alle rassicurazioni verbali espresse in occasione dell’incontro del primo luglio con il direttore di Ffs Cargo, ora stanno facendo seguito tatticismi che sollevano punti interrogativi sulle reali intenzioni nei confronti del personale. Rassicurazioni che peraltro andavano anche a ricalcare quanto dichiarato lo scorso 20 maggio, ovvero che non vi sarebbero stati licenziamenti, ma che ora tardano ad arrivare scritte su un documento ufficiale. L’impressione che ne deriva – rimarca – è che da una parte ci siano visioni sui traffici di un futuro remoto, ma concretamente nel presente le Ferrovie non abbiano chiara la situazione del personale ticinese».
Eppoi c’è il nodo, non secondario, dei terminali; che agli occhi dei sindacati stringe alla gola il trasporto combinato e il traffico delle merci. «Se guardiamo alla strategia messa in atto, in particolare con Cadenazzo – tiene a ribadire il segretario sindacale –, una infrastruttura talmente sollecitata da essere satura e per la quale si era prefigurato, negli anni, un ampliamento, ora si sta facendo un discorso di esternalizzazione. Abbiamo ribadito che per ragioni sia occupazionali che di politica dei trasporti, i terminali di Cadenazzo e di Lugano Vedeggio devono continuare a essere gestiti da parte di Ffs Cargo con personale proprio. Non va dimenticato che il trasporto combinato è il modo più semplice per trasferire il traffico dalla strada alla rotaia».