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Caso Arp, si muove anche l’Autorità di vigilanza

La Camera di protezione scrive al Municipio di Bellinzona, sollecitando chiarimenti. Vuole sapere fra l’altro se è previsto il reintegro della presidente

Il Laboratorio di psicopatologia del lavoro ha riscontrato una situazione di malessere
(Ti-Press)
24 luglio 2025
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Sulla difficile situazione in cui si trova l’Autorità regionale di protezione 15, con sede a Bellinzona, interviene ora la Camera di protezione del Tribunale d’appello. Chiamata da un lato a deliberare sui reclami contro le decisioni delle sedici Arp – a loro il compito di valutare e applicare le misure di protezione per adulti e minori: curatele, ricoveri a scopo di assistenza, collocamenti ecc. – attive sul territorio cantonale e dall’altro lato, come in questo caso, a vigilare, tramite propri ispettori, sull’operato delle stesse, la Camera ha scritto in questi giorni all’Esecutivo cittadino, chiedendogli di chiarire, in tempi rapidi, alcuni aspetti alla luce anche dell’avvio dell’inchiesta amministrativa da lui disposta.

“Nell’ambito della raccolta preliminare di elementi atti a giustificare l’eventuale apertura di una procedura di vigilanza, necessitiamo di alcuni chiarimenti da parte del Municipio”, annota il giudice Damiano Bozzini nella missiva datata 22 luglio e che fa seguito a “un incontro informativo” avvenuto di recente, il 14, fra l’Autorità di vigilanza sulle Arp e la Arp 15 (presenti la presidente aggiunta, i membri permanenti e il segretariato). Un incontro, si ricorda nella lettera raccomandata al Municipio di Bellinzona firmata dal presidente della Camera di protezione, convocato “allo scopo di raccogliere elementi preliminari in merito alla situazione” dell’Autorità regionale di protezione e “in considerazione delle notizie apparse sui media concernenti il contenuto del rapporto del Laboratorio di psicopatologia del lavoro relativo al contesto organizzativo e gestionale dell’Arp”. Rapporto che rileva(va) una situazione di malessere maturata in seno al settore attività sociali e all’Arp.

‘Una situazione che genera confusione interna e incertezza nei collaboratori’

L’Autorità di vigilanza sollecita in particolare lumi sul futuro della presidente dell’Arp 15, nonché direttrice dei Servizi sociali della Città, che è assente ufficialmente per malattia dallo scorso 18 febbraio, ovvero poche settimane dopo le prime segnalazioni giunte al Laboratorio. Una situazione che, si afferma nella lettera, “genera confusione interna e incertezza nei collaboratori circa le competenze e le responsabilità in capo agli attori coinvolti”. Più precisamente alla Camera di protezione non è chiaro “se l’avvio dell’inchiesta amministrativa nei confronti della presidente abbia comportato o meno una sua sospensione cautelativa, né quali siano, allo stato attuale, i suoi poteri residui in relazione all’Arp”. Di conseguenza viene chiesto al Municipio di “fornire con urgenza un chiarimento formale sul ruolo attuale” della presidente, “sull’eventuale permanenza ed esercizio di suoi poteri decisionali od organizzativi all’interno dell’Arp e sulle misure adottate per garantire l’indipendenza dell’Arp rispetto ai Servizi sociali”.

In vista un cambio al vertice

Nella lettera si chiede inoltre se sia previsto il reintegro della presidente/direttrice nelle sue funzioni o se l’Esecutivo “intenda assumere altre decisioni differenti per garantire il buon funzionamento dell’Arp”. A questo proposito la Camera di protezione è già riuscita a ottenere alcune indicazioni, come il fatto che dallo scorso maggio è stata nominata una presidente supplente al 40% con incarico a termine fino a ottobre. Tuttavia, “si tratta di una soluzione provvisoria che, in ragione della limitata esperienza della persona incaricata, ha inizialmente comportato un aggravio per gli altri membri dell’Autorità e per il personale amministrativo”. Dalla missiva emerge inoltre che il capodicastero Renato Bison abbia indicato alla presidente aggiunta Clarissa Torricelli che il Municipio non prevederebbe il rientro della donna “nella funzione di presidente dell’Arp, alla luce dell’incompatibilità con il suo ruolo di direttrice dei Servizi sociali”. Ma al momento nessuna decisione formale sarebbe stata presa dall’Esecutivo. In ogni caso sarebbe stato individuato un candidato con un’esperienza riconosciuta nel settore della protezione dei minori e degli adulti “disponibile ad assumere la funzione di presidente dell’Arp dal mese di ottobre 2025 all’80%, con disponibilità ad aumentare al 100% da gennaio 2026”.

‘Crescente difficoltà nel far fronte al carico di lavoro’

Resta il fatto che “sebbene l’operatività dell’Arp sia stata finora garantita grazie all’impegno di tutti i suoi membri e collaboratori, è stata segnalata una crescente difficoltà nel far fronte al carico di lavoro, in particolare nella gestione della presidenza”, sostiene la Camera di protezione del Tribunale d’appello di protezione nella lettera al Municipio, aggiungendo che “l’Arp si trova da tempo a operare in una situazione di urgenza, con risorse umane fortemente limitate rispetto alle attuali necessità”. Insomma, “tenuto conto della stanchezza accumulata in questi mesi dagli altri membri e dai collaboratori dell’Arp15 per cercare di supplire all’improvvisa assenza e al carico di lavoro, l’Autorità di vigilanza ritiene giustificata la nomina a tempo pieno (100%) di un presidente (rispettivamente presidente supplente), oltre l’80% della presidente aggiunta, con l’obiettivo di ristabilire la piena efficienza operativa e la chiarezza delle responsabilità in seno all’Arp 15”. Non da ultimo la Camera si riserva “di effettuare una valutazione più ampia sulle esigenze complessive dell’Arp 15, anche alla luce dei dati raccolti presso le altre Autorità regionali di protezione”.

Il Laboratorio di psicopatologia, lo ricordiamo, la scorsa primavera aveva svolto degli approfondimenti dopo una segnalazione collettiva fatta in gennaio da 13 dipendenti dell’Arp 15 (su un totale di 40) a carico della presidente. Nel documento si citavano “situazioni di disagio” e “gravi disfunzionalità nella conduzione del personale”, a tal punto da ipotizzare l’esistenza di mobbing. Segnalazione cui era seguito un altro documento nel quale un gruppo ristretto di dipendenti ha elencato tutte le situazioni da essi ritenute problematiche e non più accettabili. In questo caso, oltre al mobbing, venivano descritti anche atteggiamenti razzisti nei confronti degli utenti e abuso di potere verso taluni collaboratori. Il Laboratorio ha da parte sua confermato la presenza di una serie di problemi, che però non sono percepiti tali da tutti i collaboratori o aree di servizio.

In seguito il Municipio, dopo l’esito degli approfondimenti del Laboratorio incaricato dallo stesso Esecutivo, aveva deciso di procedere con un’inchiesta amministrativa – come chiesto anche da un’interrogazione interpartitica – per approfondire i fatti e verificare alcune situazioni emerse. Inchiesta che è stata affidata all’avvocato Marco Bertoli, sindaco di Cadenazzo, granconsigliere e già procuratore pubblico. Tuttavia, anche in questo caso è emerso un problema che ha fatto e farà discutere: Bertoli è infatti coinvolto in veste di imputato in un’inchiesta penale nell’ambito di una segnalazione per violazione del segreto d’ufficio fatta nel contesto dell’inchiesta amministrativa a lui affidata tre anni fa dal Municipio di Locarno per fare luce sul clima interno al Corpo di polizia di quella città. Anche in questo caso è scattata un’altra interrogazione interpartitica: in sostanza si chiede al Municipio se non intenda riconsiderare la decisione di affidare a Bertoli l’inchiesta amministrativa sul caso Arp. Da parte sua l’Esecutivo cittadino ha fatto sapere che era all’oscuro della pendenza penale, confermando in ogni caso la sua fiducia a Bertoli, ritenendolo competente per un’inchiesta di questo tipo.

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