Un progetto portato avanti da Marco Antonio Caporale e dalla società Heima, incentrato sulle terapie olistiche e sulla collaborazione con realtà simili
Il concetto di villaggio (o albergo) diffuso, nato in Italia negli anni Ottanta, sta prendendo piede anche in Svizzera. Nel 2017 Porrentruy è stata la prima località a dotarsi di una simile struttura, mentre in Ticino tra il 2021 e il 2022 hanno preso vita le iniziative del Monte Generoso e di Corippo. Anche le valli dell’Alto Ticino si stanno muovendo in questa direzione; a Dandrio, nel comune di Serravalle, il progetto fa parte dello studio territoriale voluto dall’Esecutivo, mentre a Osco l’iniziativa è nelle mani di una fondazione. Sui due versanti della montagna si sta cercando una collaborazione, in particolare a livello gestionale, che dovrebbe contribuire a “lanciare” le due realtà sul mercato svizzero e internazionale.
Qual è il progetto che si sta portando avanti in Leventina ce lo spiega direttamente Marco Antonio Caporale, da sei mesi gestore della Locanda del Viandante, incaricato di gestire il progetto dalla fondazione Scamoi e membro fondatore della società ticinese Heima, impegnata nella gestione di numerosi progetti simili su scala internazionale: «L’obiettivo è di riuscire a passare, nel settore del turismo, da un approccio passivo a uno attivo. In parole povere, fare in modo che il turista non sia in transito, come lo può essere un olandese sulla via del rientro dalle ferie, ma che al contrario venga appositamente a Osco per sfruttare le opportunità messe a sua disposizione. Il nostro e quello di Serravalle sono due casi pilota, orientati a ripensare l’ospitalità di montagna in zone periferiche. Ci sono da superare sfide connesse con la stagionalità, con l’esigenza di trovare risorse umane di livello, con la necessità di far quadrare i conti… L’idea è di riuscire a spartire il costo del personale qualificato che normalmente queste realtà di montagna non potrebbero permettersi, ma del quale hanno acuto bisogno, aggregando al progetto altre località ticinesi e svizzere. Per portare avanti il nostro disegno, abbiamo assunto una persona che si occupa di marketing, qualificata e non per forza alla portata di una locanda di montagna. E allora, perché non mettere a disposizione una simile risorsa anche per altre realtà? Le quali avrebbero in tal modo maggiore facilità nel profilarsi nel settore dell’accoglienza con le loro peculiarità gastronomiche, sportive, culturali o, come nel nostro caso, legate al benessere. Il primo passo potrebbe essere rappresentato da una piattaforma comune su internet con la quale gestire le prenotazioni e offrire ai potenziali turisti una panoramica delle nostre offerte, comprese escursioni in montagna con guide professioniste, invogliandoli così a farci visita. La Leventina, ma anche la valle di Blenio, sono spesso considerate zone periferiche, tuttavia si trovano a due ore da Zurigo e Milano, a un’ora da Locarno e Lugano, ancora meno da Bellinzona, quindi a portata di turista, sempre che l’offerta sia adeguata».
L’iniziativa di Marco Antonio Caporale non sarebbe possibile senza un allineamento degli attori pubblici quali Juri Clericetti dell’Otr Bellinzona e Valli, Manuel Cereda e Michele Guerra dell’Ers, Daniele Zanzi, direttore Ente Faido fit and fun, ma soprattutto dalla fondazione Scamoi che lo scorso anno si era occupata, forte del contributo dell’architetto Michele Moser, del rinnovamento della locanda. «Se da un lato il progetto è di creare una rete di collaborazione con realtà simili (Serravalle in primis), riconosciamo la necessità di distinguersi per la tipologia dell’offerta. Se vogliamo che il turista lasci Zurigo per trascorrere un weekend a Osco, è necessario che la proposta sia di qualità e, soprattutto, innovativa».
Innovazione che per Caporale è una competenza chiave, arricchita dall’esperienza all’École hôtelière de Lausanne, dove è alumni e appunto esperto d’Innovazione nel dipartimento capitanato da Andrea Monti. «La nostra scelta a Osco è stata di creare un centro di riferimento per la diffusione di terapie olistiche quali yoga, meditazione, astrologia mettendo a disposizione i nostri spazi per accogliere gruppi di coaching e seminari di vario genere. Ma anche di applicare gli importanti passi avanti che sono stati fatti in ambito di sostenibilità, portando, grazie a quanto elaborato alla scuola alberghiera di Losanna in ambito rigenerativo con il professore ordinario Alessandro Inversini, soluzioni all’avanguardia capaci di rivitalizzare la zona. Tutte attività – penso in particolare allo yoga – che potranno andare a beneficio anche dei residenti. Soluzioni grazie alle quali Osco punta a togliersi il marchio di località turistica estiva, per profilarsi dalla primavera all’autunno».
Per il momento, la Locanda del Viandante ha a disposizione sei camere, ma l’intenzione è di ampliare l’offerta con altre strutture abitative in paese. Tuttavia, Heima non intende farsi promotrice di una strategia aggressiva. Ancora Caporale: «L’approccio è “bottom up”. Non vogliamo imporre alcunché, non siamo venuti per colonizzare. Al contrario, ci prendiamo il tempo necessario per ascoltare le istanze locali e capire quali sono le esigenze e le necessità più sentite, per poi creare iniziative che vadano a beneficio sia del nostro progetto, sia della realtà di paese».
Per quanto la Locanda del Viandante già proponga attività coerenti con questa direzione, il concetto legato al villaggio diffuso rimane in fase di elaborazione: «Lo studio di merito non è ancora partito, tuttavia in qualità di gestori ci troviamo in una posizione di osservazione privilegiata per iniziare a farci un’idea di cosa potrebbe essere modificato e migliorato. Al momento, Osco rimane una meta di transito per chi si appresta a varcare il San Gottardo. La realtà è questa, ma può essere cambiata con un giusto approccio comunicativo, con iniziative mirate, con la collaborazione tra i diversi attori sul territorio. A Osco abbiamo trovato terreno fertile, grazie ad attori locali aperti al desiderio di cambiare il modo di vedere le cose. In un certo senso, esiste l’humus ideale nel quale seminare la nostra idea, la quale potrà attecchire grazie alla presenza sul territorio di enti e persone pronte a recepirla. Nella fondazione Scamoi, ad esempio, abbiamo incontrato persone di grande ispirazione dal profilo etico e dei valori, provenienti da una realtà locale, ma in possesso di una mentalità internazionale e contemporanea».
Anche la Leventina, insomma, si appresta a entrare a far parte di un mondo dei “villaggi (alberghi) diffusi” che sta prendendo sempre più piede anche al di fuori dell’Europa. Un nuovo progetto in grado di rivitalizzare un comune montano come Osco, a beneficio dell’offerta turistica e, di rimbalzo, della popolazione residente.