Un centinaio di episodi violenti nei confronti della nipote. La Corte delle Assise criminali di Lugano l’ha condannato a 4 anni
Era una famiglia unita. Dove vigeva una piena fiducia tra un padre, sua figlia e la sua nipotina. Grazie a questo rapporto di fiducia, la bambina – oggi di nove anni – una volta a settimana dormiva a casa dei nonni. Ma a un certo punto, la bimba inizia a non voler andare più dal nonno. Non a causa di capricci, come inizialmente pensato dalla madre, ma perché vittima di ripetuti abusi sessuali. E oggi, davanti alla Corte delle Assise criminali di Lugano, il nonno di 78 anni – cittadino italiano e residente in Ticino da oltre 50 anni – è stato giudicato colpevole per circa un centinaio di episodi. Toccamenti nelle zone intime della bimba, costretta anche a subire del sesso orale. Tutti fatti ammessi dall’uomo, condannato per ripetuti atti sessuali con fanciulli, ripetuta coazione sessuale, ripetuti atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere e pornografia, a quattro anni di carcere, otto di espulsione e il divieto di vedere tutti i nipoti per cinque anni.
Gli episodi presenti nell’atto d’accusa non sono solo i fatti compiuti dal 2021 al 2024, ma anche “ripetuti baci sulla bocca” già tra il 2017 e il 2018 – la bimba aveva 2-3 anni –, nonostante la madre della bambina gli avesse chiesto di non farlo più. «I baci non avevano un contesto. È vero che guardavo già video pornografici, ma le davo quei baci solo perché ero contento di vederla”. Incalzato dalla Corte – presieduta da Paolo Bordoli e con giudici a latere Emilie Mordasini e Chiara Ferroni – ha poi affermato che baciava solo la bimba e non i suoi fratelli «perché non mi sembra normale baciare un maschio sulla bocca». Dopo tre anni da quei baci, sono iniziati tutti gli altri episodi emersi durante il processo. Delle volte i toccamenti avvenivano quando la bambina dormiva, degli altri dopo averle promesso in cambio un gelato e altri ancora quando la bambina diceva di “no”. In aula, il nonno ha sottolineato che non dava ascolto a quei rifiuti o ai pianti della giovane perché «prevaleva il mio piacere sessuale». Un appagamento che trova riscontro anche dalla perizia psichiatrica che rimarca il suo disturbo parafilico-pedofilo e il forte rischio di recidiva, che si può attenuare solo con una terapia della durata di almeno cinque anni.
La procuratrice pubblica Anna Fumagalli, dopo aver ripercorso i diversi atti di violenza ha ricordato: «Lui diceva di amare sua nipote. Un amore che si è trasformato nel peggiore abuso possibile. Nessuno poteva immaginare quello che stava vivendo quella bambina, vittima di una progressiva escalation solo per dare sfogo alle sue pulsioni sessuali». Per Fumagalli quanto commesso dall’uomo «è tra i reati più gravi e odiosi che si possano commettere. È un crimine che lascia una profonda ferita nell’innocenza della bambina. Soprattutto perché commesso dal nonno del quale avevano tutti fiducia, ma da custode lui si è trasformato in carnefice, lasciando un trauma che segnerà l’intera vita di questa bambina». La pena richiesta dalla pp è stata di 5 anni di carcere, l’interdizione ad avvicinarsi ai suoi nipoti, 10 anni di espulsione e una misura terapeutica da seguire dato il suo disturbo.
La patrocinatrice della vittima, Sandra Xavier, ha concordato con la richiesta di pena della procuratrice, sottolineando che l’uomo «ha causato una profonda lesione alla bambina. Dice di essersi innamorato di lei, ma non è amore quello che violenta. Si è trattato solo di perversione e disgusto agendo senza scrupoli e usandola come un mero oggetto sessuale dimostrando una totale assenza di empatia nonostante i suoi ‘no’». La patrocinatrice ha inoltre sottolineato anche il coraggio della madre che «ha rotto quel muro di omertà che spesso blocca alcune famiglie per non denunciare un padre» e, allineandosi alla richiesta di espulsione, ha ricordato che «questo caso non riguarda il passato, ma il futuro di questa bambina che non deve avere il rischio di incontrare per strada l’uomo che le ha tolto l’innocenza. Il 78enne ha detto che qui si trova la sua vita, ma non si è preoccupato di distruggere quella della vittima».
Dal canto suo, l’avvocato difensore Stefano Pizzola ha subito tenuto a precisare che si tratta di «fatti di inaudita gravità», ma che «siamo di fronte a un uomo anziano incensurato e che prima del pensionamento non ha mai avuto propensioni di questo genere». Riguardo agli episodi dei baci sulla bocca, per Pizzola non si è trattato di abusi sessuali. Ha quindi chiesto una pena di 30 mesi sospesi, considerato anche che il condannato «ha collaborato per accertare la verità e si è fermato per sua spontanea volontà e non a causa dell’arresto». L’avvocato si è inoltre detto contrario all’espulsione e, a seguito della decisione della Corte, si è detto intenzionato a presentare ricorso in quanto «è da 55 anni che vive qui e non ha nessun legame con l’Italia».
Emanando la sentenza, il presidente della Corte ha fatto una precisazione sui baci sulla bocca, non ritenuti nel caso specifico un reato: «Un bacio del genere potrebbe anche essere un atto sessuale, ma in questo caso però si è adottato il beneficio del dubbio». Il resto dei fatti sono considerati «gravi. Gli atti sulla nipotina sono continuati nonostante le suppliche della bambina di smetterla. Sapeva che era sbagliato, ma lo ha fatto per il suo soddisfacimento sessuale». La pena stabilita è simile a quanto richiesto dalla pp, ma con una leggera riduzione: «La Corte non può non tenere in considerazione la collaborazione. Se siamo qui a discutere di tutti questi episodi e non dei pochi emersi è anche grazie a lui. Ora la speranza è che la bambina possa avere una vita serena».