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Sulla casa montana di Monteceneri, anche ‘un conflitto d’interessi’

Presentato un complemento al ricorso inoltrato negli scorsi giorni che chiede l’annullamento della risoluzione del Consiglio comunale sul credito

La Madonna delle Nevi di Nante
(Ti-Press)
24 luglio 2025
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Non si placa la scia di polemiche innescata l’11 giugno scorso, ovvero quando il Consiglio comunale di Monteceneri ha approvato a larghissima maggioranza il credito da 4,7 milioni di franchi necessario per la ristrutturazione e l’ampliamento della casa montana di Nante. Ne è nata una raccolta firme per un referendum comunale, tuttora in corso, e pochi giorni fa è stato anche inoltrato al Consiglio di Stato un ricorso presentato da tre privati che chiede l’annullamento della risoluzione. Nel mezzo, anche una polemica tra il Municipio e la Sezione enti locali (Sel): quest’ultima ha ripreso il sindaco e alcuni esponenti dell’Esecutivo per essersi esposti contro la raccolta delle firme, mentre il Municipio ha a sua volta accusato Marzio Della Santa – domiciliato nel comune – di imparzialità. A difesa del capo della Sel è intervenuto il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.

Ora, la novità è rappresentata da un complemento al ricorso, che nasce – come spesso accade – dai social. Sotto la lente in particolare il ruolo del presidente sezionale del Partito liberale radicale, nonché consigliere comunale, Massimo Dadò. Quest’ultimo è accusato di conflitto di interessi. Dadò, secondo la ricostruzione dei ricorrenti, sarebbe infatti direttore della SicurTech Sa, ditta che sarebbe stata coinvolta dal Municipio nel progetto della casa montana, in particolare per quanto riguarda le conformità antincendio. Questa sua veste costituirebbe una violazione dell’articolo 32 della Legge organica comunale che “gli imponeva di astenersi dal voto e soprattutto gli impediva di intervenire indebitamente per influenzare gli altri membri del Consiglio comunale”, si legge nel complemento.

Stando alla ricostruzione dei ricorrenti il consigliere sarebbe infatti intervenuto durante la seduta e avrebbe regolarmente votato. Una ricostruzione al condizionale, dato che, si fa notare, “a oltre un mese di distanza non è ancora disponibile il verbale della seduta, della quale ci sono però le registrazioni”. La richiesta prioritaria al governo è dunque quella di garantire l’integrità della registrazione della seduta, di trasmetterne copia su supporto digitale ed entro dieci giorni di produrre il verbale scritto. Per il resto, dato che “la partecipazione alla discussione di un consigliere comunale in una situazione di impedimento costituisce un motivo di annullamento della decisione adottata”, il complemento contiene un ulteriore elemento a sostegno della richiesta formulata nel ricorso. Gli altri motivi, ricordiamo, sono legati a dubbi sui finanziamenti e sulla bontà del business plan presentato.

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