laR+ Luganese

Truffe e carte false, terza condanna in tre anni

Inflitti 24 mesi di prigione da espiare a un 37enne. La pena è stata sospesa a favore di un trattamento ambulatoriale in una struttura stazionaria

Altra condanna per gli inganni ripetuti nei confronti di banche e persone
(Ti-Press)
12 settembre 2025
|

Non sono bastate due condanne subite da altrettanti giudici. Il 37enne comparso in aula penale oggi ci è ricascato ed è stato nuovamente dichiarato colpevole per la terza volta negli ultimi anni (la prima nel 2022, la seconda nel 2023 e dopo la ‘pausa l'anno scorso, l’ultima oggi). Forse proprio perché non è stato possibile prendersi cura di lui attraverso un percorso terapeutico adeguato in una struttura stazionaria, come indicato nell’ultima pena inflitta nei suoi confronti e come ha confermato il Giudice dei provvedimenti coercitivi. Non è stato possibile, ha sottolineato la sua avvocata Anna Grümann, in occasione dell’arringa, a causa di “mancanza di risorse”. Di conseguenza, l’uomo ha commesso ancora una serie di truffe, falsificando documenti e certificati, danneggiando persone e istituti di credito per svariate decine di migliaia di franchi. Con le medesime modalità: allestendo documenti falsi, modificando quelli veri, falsificando firme di persone reali o fittizie e mettendo in atto truffe e inganni a cittadini e banche. Tanto da diventare un vero e proprio specialista nell’ottenere prestiti, perfino un mutuo, e carte di credito senza averne diritto.

‘Ha costruito un castello di bugie’

La procuratrice pubblica Caterina Jaquinta Defilippi ha rievocato le sue due precedenti condanne penali per gli stessi reati commessi con le medesime modalità, prima di ripercorrere brevemente i fatti contenuti nell’atto d’accusa, tra i quali spiccano i 29 episodi in cui il 37enne ha abusato di carte chèques o di credito e ha cagionato un danno patrimoniale di oltre 100’000 franchi a istituti di credito. L’uomo ha ammesso i fatti e i reati di truffa aggravata, usurpazione di identità, falsità in documenti e in certificati e non ha negato le frodi. «L’imputato ha saputo costruire un castello di bugie per trarre un profitto personale», ha sostenuto la pp, secondo la quale, la colpa del 37enne è da ritenersi grave, sia dal profilo oggettivo sia soggettivamente. Malgrado le precedenti condanne, l’uomo non ha smesso di delinquere per fini egoistici e per soddisfare il suo consumo di cocaina. Per queste ragioni, al termine della requisitoria, nei confronti del 37enne, Jaquinta Defilippi ha richiesto due anni di prigione da espiare, pena sospesa a favore di un trattamento stazionario come suggerito dalla perizia psichiatrica, che ha attestato un alto pericolo di recidiva e una scemata responsabilità di grado medio per la dipendenza dalla droga e dagli effetti degli stessi reati che commette.

Concessa l’ultima opportunità all’uomo

Il giudice Paolo Bordoli ha accolto la proposta dell’accusa. Pur tenendo conto dell’attenuante della scemata responsabilità, il giudice ha sottolineato che l’assenza di terapia non può essere considerata una giustificazione di fronte a una reiterazione costante degli stessi reati, addirittura nel periodo in cui era recluso alla Farera, e della recidiva specifica. Bordoli ha voluto concedere un’ultima possibilità all’uomo che da un paio di settimane ha cominciato il percorso terapeutico stazionario a Villa Argentina, dove è seguito come avrebbe dovuto da tempo. Il giudice ha richiamato l’imputato a seguire il percorso terapeutico e i successivi accompagnamenti fino a quando sarà necessario, perché se ci dovesse ricascare un’altra volta, non ci sarebbe alternativa al carcere o a una struttura chiusa. Dal canto suo, il 37enne si è detto dispiaciuto del danno che ha procurato a istituti e alle persone ingannate e ha assicurato che seguirà il trattamento perché vuole tornare a vivere una vita normale.

Abuso di carte di credito confermato

La sua patrocinatrice ha chiesto una pena più contenuta rispetto alla proposta dell’accusa. Inoltre, invano, Grümann ha contestato il reato di abuso di carte di credito, mettendo in evidenza le lacunose verifiche da parte degli istituti di emissione. Peraltro, il giudice ha tenuto conto anche delle richieste dell’avvocata, che ha rimarcato come il suo assistito si sia assunto la responsabilità delle sue azioni, si sia consegnato spontaneamente al Ministero pubblico lo scorso mese di dicembre, si sia dimostrato collaborativo e abbia riconosciuto i fatti.

Leggi anche: