Avrebbe potuto uccidere: condannato il giovane che ha partecipato alla spedizione punitiva di Vezia e alla rissa fuori da una discoteca a Lugano
Erano pochi i dubbi sulla colpevolezza del giovane accusato di tentato omicidio, sequestro di persona e rapimento, per la rissa fuori dal Blu Martini a Lugano e la spedizione punitiva perpetrata con altri due tra Figino e Vezia. Del resto, nemmeno Stefano Stillitano, l’avvocato del 22enne, ha potuto contestare la qualifica giuridica dei due calci dati al volto della vittima nella seconda fase del tafferuglio divampato presso la discoteca. Così, nel motivare la sentenza, Curzio Guscetti, presidente della Corte delle Assise criminali di Lugano (composta dai giudici a latere Giovanna Canepa Meuli e Fabrizio Filippo Monaci e dalla giuria popolare) si è rivolto all’imputato parlando subito di condanna.
Prima, però, il giudice non ha mancato di premettere che il duplice procedimento penale nei confronti del 22enne «si inserisce in un contesto di grave disagio giovanile, caratterizzato dall'abuso di alcol e di sostanze stupefacenti» e si sviluppa in una dinamica di branco o di banda, nella quale il giovane si rifugia per la sua incapacità di elaborare eventi sfavorevoli ed esperienze negative. Guscetti ha rilevato che la presa a carico cominciata dal giovane nella comunità avrebbe dovuto continuare, ma è stata interrotta e l’imputato non ha avuto una rete sociale e familiare che lo aiutasse a superare i suoi problemi con le droghe e le sue turbe psicologiche. Problemi che si sono successivamente manifestati in una escalation di violenza gratuita e cruenta che ha destato parecchia preoccupazione nei membri della Corte.
Guscetti si è fatto portavoce di una giuria impressionata dall’aggravante della crudeltà, che è stata riconosciuta, malgrado il 22enne non conoscesse la vittima e non avesse benefici economici nel rapimento a Figino avvenuto nell’agosto 2023 e nel suo trasferimento nel fienile di Vezia, dove la vittima è stata presa a botte senza ritegno. In questa occasione, l’imputato si è distinto come colui che ha picchiato di più, anche usando il tubo della doccia come frusta e gettando addosso all’uomo un catino pieno di urina. Il giovane, ha continuato il giudice, si è unito alla spedizione senza ragione e per il puro piacere di dominare e sottomettere la vittima con una «violenza totalmente gratuita, dando sfogo ai suoi istinti più sadici e violenti. È stato un mero esecutore materiale dell’azione, alla quale ha aderito completamente da vero e proprio torturatore». Per queste ragioni, è stato ritenuto colpevole per rapimento aggravato di crudeltà, ma prosciolto dall’imputazione di violazione di domicilio.
Il 22enne, invece, è stato prosciolto dall’imputazione di tentato omicidio intenzionale per la prima fase della rissa andata in scena fuori dal Blu Martini nella notte tra il 6 e il 7 luglio del 2024. Come ha spiegato Guscetti, in questo caso, ha prevalso il principio in dubio pro reo, siccome non è stato possibile determinare con certezza quale parte del corpo il giovane mirasse nel dare il calcio alla vittima. Per i due calci sferrati al volto della vittima quando questa si trovava a terra, la Corte ha ritenuto il 22enne colpevole di tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale. In altre parole, nonostante i colpi sferrati dall’imputato potessero causare lesioni potenzialmente letali, come attestato dal rapporto del medico legale, è stato impossibile imputare la volontà di uccidere la vittima, anche se il dolo eventuale è equiparabile al dolo diretto, ha osservato Guscetti.
Per questa situazione, la Corte ha dato ragione al procuratore pubblico Simone Barca. D’altra parte, sia il rapporto del medico che le immagini della videosorveglianza sono chiare. Il giovane, ha sottolineato il giudice, «dopo il colpo subito, ha rincorso la vittima e le ha dato due calci al volto, il secondo dei quali tirato mentre il suo coetaneo era a terra tramortito e incosciente». Il comportamento del giovane è stato giudicato grave per la rissa, alla quale ha partecipato attivamente con una modalità violenta. La Corte ha riconosciuto solo alcune delle attenuanti generiche invocate dall’avvocato, ma ha comunque ridotto a sette anni di carcere la condanna nei confronti del giovane, mentre il Pp aveva chiesto una pena di 8 anni e mezzo di prigione. Il presidente della Corte ha ordinato al 22enne di continuare il trattamento ambulatoriale già intrapreso in carcere e lo ha condannato a versare 5’000 franchi quale indennizzo per torto morale al coetaneo al quale ha fratturato la mandibola in due punti con i due calci dati al volto. Infine, Guscetti, rivolgendosi all'imputato si è augurato che il percorso di reinserimento nella società iniziato dal giovane possa aiutarlo a ricostruirsi una vita.