La sezione sottocenerina dell’ente benefico fa i conti con i tagli del Preventivo cantonale 2026. La direttrice: ‘Infinito dispiacere’. Sindacati in campo
Si prospetta un bagno di sangue alla Croce Rossa del Sottoceneri (Crss). Tra le misure di risparmio contenute nel Preventivo cantonale 2026 è prevista anche la riduzione di 4 milioni di franchi del finanziamento annuo erogato per la copertura dei costi globali nel settore. Un taglio non da poco: il 14% in meno del budget totale allocato per tutti i servizi dedicati alla migrazione. L’impatto, giocoforza, sarà devastante per la Crss. «Dei licenziamenti saranno inevitabili», osserva con amarezza la direttrice Debora Banchini Fersini. E non pochi: «Il documento con tutte le misure nel dettaglio è stato pubblicato solo ieri, quindi abbiamo avuto ancora poco tempo per analizzare con precisione l’impatto. Ma siamo quasi certamente di fronte a quello che sarà un licenziamento collettivo, che per un’organizzazione come la nostra è di almeno 30 persone, o quasi».
Numeri impressionanti quindi. «Sì, purtroppo. A memoria, negli ultimi vent’anni non ci si è mai trovati di fronte a un licenziamento collettivo in un’organizzazione no profit che si occupa di una presa a carico sociale e umanitaria» aggiunge la direttrice. A essere toccati saranno educatori e vegliatori notturni. Questi ultimi, come conseguenza diretta della decisione governativa di creare un centro giovani per ragazzi dai 18 ai 20 anni, trasformando una struttura per minorenni non accompagnati e con una presa a carico meno intensiva rispetto ai foyer attuali. «I ragazzi interessati, ma sono ancora stime, sono circa 130 – spiega Banchini Fersini –, per il centro che dovrebbe contare 140 posti. Non si sa ancora dove sarà. Attualmente questi giovani rimangono nei foyer per minorenni fino ai 20 anni, perché riteniamo che anche una volta compiuta la maggiore età abbiano bisogno di una presa a carico intensa per sviluppare un progetto di vita solido. Ora questa cambierà».
In che modo? «Sotto diversi punti di vista. A cominciare dal rapporto educatore-giovane: oggi nei foyer c’è un educatore ogni 4,1 ragazzi, mentre nel centro si passerà a un educatore ogni 13 giovani. Sarà un cambiamento importante, noi lavoreremo come sempre per cercare di garantire la qualità. Ma siamo consapevoli che ci attende una sfida importante. E al di là degli educatori che saranno toccati dai tagli, dato che stiamo parlando di maggiorenni, non saranno più presenti le figure dei vegliatori notturni, che esistono nei foyer per minorenni». Si prospetta un peggioramento della presa a carico, non solo a causa della riduzione degli educatori ma anche per via «della relazione di fiducia e del legame che si è stabilito in questi anni tra educatori, che sono diventati figure di riferimento e di colpo smetteranno di esserlo, e giovani. Non dimentichiamoci mai che stiamo parlando di ragazzi con storie molto delicate alle spalle».
Ma chiaramente non è solo il destino delle prese a carico a preoccupare la direttrice. «Assolutamente. È una decisione che è stata presa dal Parlamento e io non posso fare altro che dispiacermi infinitamente. Per i posti di lavoro in primis. Sono persone che si sono spese tanto e che continueranno a farlo e non sarà evidente, finché non sapremo di preciso quando verranno implementate le misure di risparmio. Ma poi anche per il grande lavoro fatto in questi anni per creare delle relazioni di valore con i ragazzi e ora purtroppo dovremo fare i conti con questa notizia... abbiamo lavorato tanto, in un settore complesso, e siamo un unico team: è stato un colpo per tutti». La giornata è stata molto intensa: «Appresa la notizia, abbiamo cercato di approfondirla per quanto possibile e già oggi abbiamo indetto una riunione plenaria con tutti i collaboratori per spiegare loro la situazione. Pertanto abbiamo contattato i sindacati (Ocst e Vpod, ndr), che si sono resi disponibili da subito. È già stata creata una commissione per le consultazioni, composta da 12 collaboratori. Per le prossime settimane abbiamo già fissato una serie di incontri e confronti, per sostenerci e sostenere le persone colpite il più possibile». Il percorso verso i tagli, da attuare nel corso del 2026, appare dunque lungo e doloroso.