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‘Qui dentro c’è la storia di mezzo paese’

Fabrizio Soldini, artista di Novazzano, apre la sua casa-atelier, là dove per un secolo c’era la Posta e un forte senso di comunità

Fabrizio Soldini nel suo ‘spazio aperto’
(Ti-Press / Benedetto Galli)
10 marzo 2025
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Quelle mura, alle porte del nucleo di Novazzano, in piazza Carlo Fontana, l’unica rimasta, sono impregnate di storia e hanno, come sfumatura, il giallo. Quello della Posta, che qui aveva la sua sede, e quello tradotto nella più moderna lingua inglese e che ha dato il nome a ‘The Yellow Studios’. Titolare della casa-atelier è Fabrizio Soldini, artista, nato a Mendrisio nel 1957. Il logo è frutto del fratello Stefano, grafic designer.

«Lo stabile ha ospitato per circa cento anni la Posta, Telefoni e Telegrafi. Uno stabile storico. Il giallo lo ricorda, come è del resto anche il colore dell’oro che brilla, del sole che ci dà la vita, calore ed energia; giallo come luce e conoscenza. Inoltre fa riferimento alla leggendaria canzone dei Beatles – ci fa sapere Soldini –, al suo testo semplice, un racconto per i bimbi. Semplice ma non per questo banale in quanto lancia un messaggio di pace, leggerezza e gioia, in un mondo grigio».


Ti-Press / Benedetto Galli
Fra le tele

I Soldini, famiglia di buralisti fin dal 1845, hanno poi percorso con Fabrizio la strada dell’arte e della pittura in particolare: «Devo ammettere che all’arte ci sono arrivato ‘come su di un tappeto di velluto’ considerato che mio papà Attilio aveva frequentato la facoltà di architettura al Politecnico di Zurigo e che a sua volta dipingeva. Anche per questo motivo, questi spazi, in passato pubblici, intendo ora portarli a rivivere, mettendoli cioè a disposizione degli amici artisti, in particolare di giovani talentuosi. Lo faccio anche nel ricordo di chi mi ha preceduto e che, davanti al camino della cucina, nella stanza adiacente, si metteva a disposizione dei compaesani, che non sapevano né leggere né scrivere, nella lettura della corrispondenza. Oppure come la fontanella, presente all’entrata, che, non essendoci allora acqua corrente, ne dispensava a quanti, molti i bambini con i loro secchielli, vi si avvicinavano. Qua dentro, insomma, c’è la storia di mezzo paese!».

Questo stabile oggi fa bella mostra di sé, ma Fabrizio Soldini ci ha investito molto sull’arco di un trentennio: «Ho cercato di preservare quanto più possibile, come lo spazio espositivo che risale al 1500-1600, ancora un tardo Medioevo, cercando di mantenere così un luogo della memoria, legato sì alla mia famiglia, ma anche al paese di Novazzano» ci spiega, indicandoci le antiche travature, salvate dal progetto dell’Ingegnere Signora Cristina Zanini Barzaghi.


Ti-Press / Benedetto Galli
Nel suo studio al primo piano

«Non è questa una galleria, perché non voglio mettermi a vendere quadri – rimarca Soldini – ma creare diversamente uno spazio che ricordi anche il periodo nel quale sono nato e cresciuto, come gli anni Sessanta, con tutto il suo mondo hippy e quel desiderio di esplorare nell’inconscio e in sé stessi attraverso la meditazione contemplativa, che è poi quello che io desidero elevare in pittura. Soprattutto oggi in un’epoca di grandi cambiamenti dove ne vedremo delle belle da adesso in avanti… Credo poco al detto che la bellezza salverà il mondo, anche perché viviamo un momento generale come società di grande sofferenza. Alcuni miei quadri fra i più recenti utilizzano proprio il nero e il rosso come i colori essenziali utilizzati nell’era delle caverne. Quadri duri… anche perché di questi tempi non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi…».

Un punto di incontro, di condivisione, The Yellow Studios si è aperto recentemente a occasioni di scambi culturali: «Nel mio studio può dunque essere presente un aspetto gioioso, come la musica dei Beatles, che infonde felicità, ed è questa la dimensione che io vorrei vivere, però la riflessione deve andare anche verso altri argomenti meno leggeri».

Fino ad appuntamenti legati ad altre arti come la musica. Nel frattempo l’imminente cartellone presenta sabato 12 aprile, alle 17, le ‘Letture di Giovanni Soldati’, scrittore, mentre dal 26 aprile si terrà l’esposizione di Daniela Figini dal titolo ‘La bella e la bestia’ (alle 16 vi sarà la presentazione di Dalmazio Ambrosioni): «Si spera dunque di animare il paese, anche attraverso la riconversione e il recupero di un vicino fienile, luogo anch’esso storico, che va preservato attraverso un’architettura conservativa e non distruttiva. Il centro del paese andrebbe in questo senso ulteriormente rivitalizzato. Nel mio piccolo guardo ai contatti che ho, per esempio, anche con Milano e Varese. Il ‘passaggio’ che auspico è dunque anche un passaggio di culture perché il Ticino, non va dimenticato, è a cavallo di Alpi, Prealpi e Pianura padana, fulcro dei commerci. La mia apertura vuole essere, dunque, anche transfrontaliera».