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Estensione dell’immunità ai Legislativi comunali (ri)confermata

Il tema raccoglie il favore di tutta la ‘Costituzione e leggi’ e torna in parlamento. Se avallata, l’iniziativa cantonale passerà al vaglio delle Camere

Già sui banchi della prossima sessione al via il 14 aprile
(Ti-Press)
3 aprile 2025
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La totalità della commissione parlamentare ‘Costituzione e leggi’ riconferma quanto votato dal Gran Consiglio lo scorso 16 settembre: il principio dell’immunità parlamentare, attualmente già previsto per i deputati al Gran Consiglio, va esteso anche ai membri dei Legislativi comunali. Ad aggiungersi, un’altra strada per centrare l’obiettivo.

‘Profonda asimmetria di tutela giuridica’

Dubbi sull’applicabilità della norma, lo ricordiamo, erano in effetti emersi già in sede commissionale prima del voto in parlamento. Nel rapporto di minoranza, stilato dal deputato del Centro Paolo Caroni, veniva infatti prospettata la strada dell’iniziativa cantonale per fugare ogni dubbio di natura giuridica. Un’iniziativa all’indirizzo di Berna quindi, per modificare il Codice di procedura penale (Cpp). L’aula aveva però poi deciso altrimenti, vale a dire votando il rapporto di maggioranza della granconsigliera democentrista Lara Filippini che chiedeva di modificare la Legge organica comunale (Loc). Nel frattempo il Consiglio di Stato ha richiesto un parere all’Ufficio federale di giustizia (Ufg), secondo cui i Cantoni non dispongono della facoltà di estendere autonomamente l’immunità ai Legislativi comunali, se non con una previa modifica del Cpp. Un invito quindi ad agire attraverso lo strumento dell’iniziativa cantonale. Risposta dell’Ufg che il governo ha quindi girato al parlamento. Anche perché, lo scorso novembre, Caroni ha presentato un’iniziativa cantonale che, sulla falsariga del rapporto di minoranza, mira appunto a chiedere alle Camere federali di introdurre l’immunità per i Legislativi comunali. Ed è su questa iniziativa che si è espressa la commissione ‘Costituzione e leggi’.

Anche il rapporto commissionale firmato martedì da tutti i membri della ‘Costituzione e leggi’ è stato realizzato da Filippini. Quello dell’immunità è infatti un tema vicino alla democentrista, che nel 2020 era stata denunciata dalla titolare di una ditta, ai tempi sotto inchiesta penale, oggetto di un’interrogazione parlamentare della deputata. La questione dell’immunità, rimarca quindi Filippini nel rapporto, “non nasce nel vuoto, al contrario trae origine da episodi reali che dimostrano come, oggi, esista una profonda asimmetria di tutela giuridica tra il livello cantonale e quello comunale. Questa asimmetria, in certi casi, ha portato a situazioni paradossali, persino vessatorie, nei confronti di chi ha scelto di mettersi al servizio della comunità come consigliere comunale”.

I puntini sulle ‘i’ di Filippini

Sul parere dell’Ufg, si legge nel rapporto, “l’obiezione sollevata si fonda su un’interpretazione del principio di legalità: l’articolo 7 capoverso 2 lettera a del Cpp riconosce l’immunità unicamente ai membri delle autorità legislative cantonali”. In altri termini, l’estensione dell’immunità potrebbe essere “in contrasto con il diritto superiore, rendendo giuridicamente vulnerabile la norma cantonale”. Sul parere dell’Ufficio federale di giustizia Filippini tiene però a mettere qualche puntino sulle ‘i’. Come riportato nell’edizione del 22 febbraio, lo ritiene infatti “non vincolante”. Il motivo è spiegato anche nel rapporto: “Nonostante la chiarezza formale della norma, la posizione dell’Ufg non preclude in modo definitivo l’estensione dell’immunità. Al contrario, lo stesso Ufficio ammette che la questione resta aperta sotto il profilo interpretativo e potrebbe trovare soluzione: per via giurisprudenziale, qualora un tribunale chiamato a pronunciarsi riconoscesse la possibilità di un’interpretazione evolutiva e sistematica del Cpp, estendendone il campo d’applicazione ai Legislativi comunali; oppure mediante un intervento normativo esplicito a livello federale, come proposto dall’iniziativa cantonale ticinese, che mira a colmare una lacuna normativa e a conferire certezza giuridica all’azione dei Cantoni”. Tant’è, evidenzia la deputata, che “l’assenza di una base legale attuale non equivale a un divieto assoluto”. Di più. “Se l’Ufg avesse ravvisato una violazione manifesta del diritto superiore, avrebbe potuto attivarsi nelle forme previste, ad esempio mediante un ricorso al Tribunale federale. Il fatto che ciò non sia avvenuto conferma la natura meramente consultiva del parere rilasciato”.

Attraverso l’iniziativa di Caroni, aggiunge poi Filippini, “si intende sensibilizzare l’Assemblea federale sull’importanza di garantire una protezione adeguata anche a chi si impegna nella vita politica a livello locale”. E sottolinea: “Non devono esistere ‘politici di serie A’ e ‘politici di serie B’: chi si adopera per la res publica, indipendentemente dal livello istituzionale, merita pari riconoscimento e protezione”. Non da ultimo, si precisa nel rapporto, “anche qualora l’iniziativa cantonale non fosse accolta a livello federale, manterrebbe un valore simbolico e istituzionale di primo piano. Costituirebbe un messaggio chiaro alla Confederazione sulla necessità di garantire coerenza e giustizia tra i livelli della democrazia rappresentativa e rappresenterebbe una forma di pressione legittima e democratica, utile ad avviare un dibattito federale su un tema troppo a lungo trascurato”. La palla torna dunque al Gran Consiglio e, in caso di sostegno al rapporto Filippini, andrà a Berna.

Gysin: ‘Se il sostegno sarà ampio...’

Il rischio delle iniziative cantonali è però spesso di finire nel cassetto a Berna. A confermarlo, la presidente della deputazione ticinese alle Camere federali, la consigliera nazionale dei Verdi Greta Gysin: «Le iniziative cantonali vengono raramente accettate a Berna. È un punto che abbiamo già fatto presente al parlamento cantonale, dato che dal Ticino ne arrivano veramente molte». Ciò detto, visto il parere dell’Ufficio federale di giustizia, «se il sostegno sarà ampio a livello di Gran Consiglio, come deputazione potremo prevedere di sostenerla». Inoltre, prosegue Gysin, «nel caso finirà con ogni probabilità sul tavolo della commissione ‘Istituzioni politiche’ del Consiglio nazionale, nella quale, oltre a me, siedono anche Giorgio Fonio e Piero Marchesi». Insomma, il Ticino sarebbe ben rappresentato.

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