Successione di Giorgio A. Bernasconi, la maggioranza della commissione parlamentare ha scelto. Tocca ora al plenum del Gran Consiglio pronunciarsi
Nomine in magistratura, dal cilindro della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ è uscito il nome per la successione al Tribunale d’appello del giudice Giorgio A. Bernasconi, area Centro, che a fine giugno smetterà la toga per raggiunti limiti di età, cioè 70 anni. Il nome è quello di Serena Bellotti, attualmente cancelliere presso la seconda Camera civile dello stesso Tribunale. È lei che la commissione propone al plenum del Gran Consiglio di eleggere quale giudice d’Appello.
Il concorso era scaduto il 20 gennaio. Quattro i candidati. Oltre a Bellotti, si erano annunciati (in ordine alfabetico) Claudio Cortese, ispettore presso la Camera di esecuzione e fallimenti; Brenno Martignoni Polti, avvocato e già sindaco di Bellinzona; e Fernando Piccirilli, capo della Sezione esecuzione e fallimenti in seno alla Divisione della giustizia del Dipartimento istituzioni. Tutti e quattro ritenuti dalla Commissione di esperti idonei a ricoprire la carica messa a concorso. La palla è quindi finita nel campo della politica, visto che spetta al parlamento la designazione dei magistrati.
Cortese e Piccirilli sono di area Plr. E Bellotti? Stando a nostre informazioni, si era presentata come indipendente. La parola è passata così ai partiti. Fatto sta che in seno alla ‘Giustizia e diritti’ l’elezione di Bellotti viene sostenuta anzitutto dal Centro, ma nella riunione di stamattina il rapporto stilato dal presidente della commissione parlamentare, il centrista Fiorenzo Dadò, è stato sottoscritto anche dai socialisti e dai leghisti. E per finire pure dal Plr (una firma è con riserva). Non hanno sottoscritto il rapporto Udc e Verdi: si sono astenuti in quanto auspicano da tempo un cambiamento delle modalità di reclutamento di procuratori e giudici. «Mi rifiuto di firmare rapporti in cui prevalgono le logiche attuali, che vedono di fatto solo i partiti di governo accedere alle cariche in magistratura», sostiene la democentrista Roberta Soldati. A parole nessuno vuole il manuale Cencelli: «Concretamente però le cose non cambiano», aggiunge la granconsigliera.
Prossimamente si pronuncerà il plenum del parlamento. Considerati i numeri in ‘Giustizia e diritti’, la nomina di Bellotti appare scontata. Come da bando di concorso, il magistrato che verrà eletto sarà attribuito alla Cef, la Camera di esecuzione e fallimenti, che fa parte della Sezione di diritto civile del Tribunale d’appello. Il giudice Charles Jaques, presidente della Cef, ha infatti esercitato il diritto di opzione, passando alla prima Camera civile diretta da Giorgio A. Bernasconi.
Stamane sui banchi della ‘Giustizia e diritti’ c’erano anche i rapporti del Consiglio della magistratura (Cdm) e del Tribunale d’appello sull’attività 2024, pubblicati la scorsa settimana. «I problemi della giustizia ticinese indicati nei due rendiconti sono sostanzialmente già noti e in parte sollevati dalla risoluzione allestita dalla nostra commissione e approvata lo scorso autunno dal Gran Consiglio – ricorda Fiorenzo Dadò –. Analizzeremo ora nel dettaglio i rapporti in vista dell’incontro che abbiamo indetto con i vertici del Cdm e del Tribunale d’appello». L’audizione, riferisce la commissione in una nota, si terrà “prima della pausa estiva” e coinvolgerà anche la “Divisione” (la Divisione giustizia del Dipartimento istituzioni ndr). Potenziamenti (magistrati e personale amministrativo) che non arrivano (per esempio per la Pretura penale e la Corte d’appello e revisione penale), carenze logistiche, digitalizzazione: questi e altri i nodi evidenziati dal rendiconto del Consiglio della magistratura. Nel 2024, scrive infatti il Cdm, “nessuno dei potenziamenti urgentemente necessari richiesti” alla politica “è stato riconosciuto alla magistratura”. Riprende il presidente della ‘Giustizia e diritti’: «È però chiaro che tutto non si può fare, dall’audizione vorremmo allora capire quali dei passi da compiere siano ritenuti quelli prioritari». Per questo, dice a sua volta il capogruppo del Plr Matteo Quadranti, «durante l’incontro porremo domande mirate». Per Alessandro Mazzoleni della Lega, «è comunque opportuno che Gran Consiglio e Consiglio di Stato lavorino di concerto». D’accordo, ma, come osserva il capogruppo socialista Ivo Durisch, «se dal Dipartimento istituzioni non arriveranno delle soluzioni, toccherà al parlamento agire, con delle iniziative per puntuali modifiche legislative».
Rileva la deputata dell’Udc Roberta Soldati: «Ho letto i rapporti 2024 del Tribunale d’appello e del Consiglio della magistratura e fondamentalmente vengono ribadite le criticità citate nei precedenti rendiconti. Un déjà-vu. Siamo però sempre fermi al palo! E francamente non capisco il sostanziale immobilismo del Dipartimento istituzioni». I problemi «sono noti da tempo. Ad esempio la necessità di potenziare la Pretura penale, con un magistrato in più, è riconosciuta da tutti, eppure non c’è ancora il relativo messaggio governativo. Quanto alla digitalizzazione della giustizia, com’è possibile che in Ticino soltanto la sede della Pretura di Riviera a Biasca sia attrezzata per il progetto pilota? Se pensiamo alla logistica, a quasi un anno dalla votazione nella quale i cittadini si sono detti contrari all’acquisto a Lugano dello stabile Efg (tassello principale della ‘Cittadella della giustizia’, ndr), non si intravedono alternative concrete». Insomma, sottolinea Soldati, «bisogna agire, senza se e senza ma. Di approfondimenti e gruppi di lavoro ne sono stati fatti abbastanza. Sì, i potenziamenti hanno un costo, ma la giustizia, un pilastro dello stato di diritto, è uno di quei settori in cui occorre investire». Finanze cantonali permettendo... «I soldi ci sono, si tratta di spenderli meglio». Il Cdm, continua Soldati, «dà atto del gran lavoro fatto dalla ‘Giustizia e diritti’ e sfociato nella risoluzione, che il Gran Consiglio ha poi accolto, sulle riforme a favore della giustizia ticinese. Come commissione parlamentare e nel limite delle nostre competenze, usciremo prossimamente con proposte in linea con i punti della risoluzione».