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‘Lo Stato ha bisogno di suoi documenti dai cittadini? Li fornisca, invece che chiederli’

Iniziativa di Plr, Centro e Lega: ‘Estratto esecuzioni e fallimenti, del casellario o altro in possesso dell’Ente pubblico... serve più efficienza’

‘Benefico sgravio per tutti’
(Ti-Press)
8 aprile 2025
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“Perché devono essere i cittadini a dover raccogliere documenti dello Stato chiesti... dallo Stato?”. Risposta di Plr, Centro e Lega: non c’è alcun perché, non deve essere così. E quindi urge un’inversione a U di quelle gagliarde, che si traduce in un’iniziativa parlamentare con prima firmataria la deputata liberale radicale Cristina Maderni accompagnata dai colleghi di partito Luca Renzetti, Alessandra Gianella e Diana Tenconi; dai centristi Fiorenzo Dadò, Gianluca Padlina e Alessandro Corti; dai leghisti Alessandro Mazzoleni e Sem Genini. La richiesta è semplice: “Il Consiglio di Stato allestisca e presenti le basi legali necessarie affinché le cittadine e i cittadini possano delegare all’autorità cantonale il compito di raccogliere e/o consultare, tramite apposite liberatorie, tutti i documenti statali che la medesima autorità richiede di produrre nell’ambito di determinate procedure”. Questo con l’obiettivo di “migliorare l’efficacia e l’efficienza nella raccolta dei dati che l’ente pubblico medesimo richiede con un benefico sgravio per tutti i ticinesi”. E una reciprocità che oggi manca.

E manca nell’epoca della digitalizzazione, rimarcano Maderni e cofirmatari. Un’epoca dove “la carta e lo scambio di documenti fisici stanno progressivamente scomparendo dalle nostre più disparate attività. Basti pensare, ad esempio, alle fatture. Chi va ancora in posta con i vecchi cedolini di versamento? – si chiedono retoricamente i firmatari dell’iniziativa –. Ormai solo una risicata minoranza di persone, anche perché chi non si adegua ai dettami della modernità e si intestardisce a voler pagare i propri debiti allo sportello, spesso è costretto a versare una sovrattassa sull’importo dovuto”. Tutto, insomma, “spinge verso una progressiva diminuzione di documenti cartacei. Anche le pubbliche amministrazioni hanno da tempo lanciato programmi in tal senso e aperto numerosi sportelli online”. Al riguardo, si legge ancora nel testo della proposta, “si segnala la recente pubblicazione del messaggio governativo 8555 ‘Attuazione della prima fase della Strategia per la trasformazione digitale del Cantone’.

Con la presente iniziativa, “non si intende commentare tali programmi o chiederne delucidazioni o modifiche strutturali, bensì indicare un aspetto puntuale che nell’era della digitalizzazione può essere sicuramente gestito in modo più efficace, soprattutto nell’interesse delle cittadine e dei cittadini”. Anche perché il tema è ampiamente dibattuto e anche d’attualità: “Già lo scorso anno, il collega Claudio Isabella e cofirmatari avevano presentato un’iniziativa generica volta a evitare che una persona dovesse produrre per una seconda volta un documento già trasmesso in precedenza alle autorità”. Questa richiesta di condivisione trasversale tra i diversi uffici “non può che essere accolta positivamente – rileva Maderni –. Tanto che nel citato messaggio la richiesta viene ripresa e concretizzata all’articolo 8 del disegno di legge secondo il principio che nella misura del possibile, i dati vengono raccolti una volta sola e gestiti da un’unica autorità”.

Gli esempi concreti e come funzionerebbe

Ma questa razionalizzazione “può essere estesa ulteriormente a tutti i documenti dello Stato, non solo a quelli che i cittadini hanno già trasmesso alle pubbliche autorità”. E siamo al punto. Infatti, “nell’ambito di talune procedure le autorità chiedono che la persona produca documenti come l’estratto cantonale delle esecuzioni e dei fallimenti, oppure del casellario giudiziale, o ancora la copia del permesso di residenza ecc. Si tratta di richieste che toccano ad esempio il settore delle autorizzazioni per l’apertura di esercizi pubblici, quello dell’esercizio di attività fiduciarie, o nel caso di assunzioni di pubblici funzionari. Questa lista non è evidentemente esaustiva”. In altre parole, “l’ente pubblico chiede ai cittadini di inviargli documenti rilasciati dall’ente pubblico medesimo”.

Ciò detto “sarebbe auspicabile che, se richiesto dalle singole persone e a seguito di una specifica autorizzazione, sia lo Stato stesso a raccogliere i propri documenti, evitando in tal modo una superflua ed eccessiva circolazione dei documenti stessi. Si specifica che tale liberatoria si deve riferire unicamente agli specifici documenti concretamente richiesti nelle relative procedure statali e non può in alcun caso costituire un’autorizzazione generale a favore dello Stato a raccogliere informazioni sulla singola persona in altri settori”. Questo perché “ci si rende conto che in determinati casi i documenti non sono rilasciati dalle autorità cantonali ma federali o comunali. In tali situazioni, sempre a seguito di specifica autorizzazione, sarebbe immaginabile comunque che l’autorità cantonale possa avere una corsia preferenziale per ottenere, su mandato delle cittadine e dei cittadini che ne facessero richiesta, tutti i documenti necessari. A tal riguardo occorre inoltre sottolineare come il Gran Consiglio già nel 2020 abbia accolto la petizione ‘Meno burocrazia’... non sia solo uno slogan!”.

Detta breve: “Lo Stato non chieda al cittadino i dati e gli atti che già possiede”. In concreto, “il rapporto commissionale approvato chiedeva che il Consiglio di Stato incentivasse i vari uffici della pubblica amministrazione a favorire l’utilizzo dell’opzione tramite il ricorso a specifiche liberatorie che, con il consenso scritto dei cittadini interessati, venga autorizzato un flusso puntuale di documenti o informazioni”. Inoltre, si ricorda ancora, “veniva chiesto che il governo preparasse le necessarie basi legali laddove lo scambio di informazioni e/o di documenti avvenisse in modo più sistematico. A tali richieste avvallate dal Gran Consiglio non è purtroppo stato dato alcun seguito”.

Allo stesso modo, va detto che “nemmeno il citato messaggio governativo, pur ponendosi come obiettivo quello di ridurre il numero di raccolte di dati personali esistenti, centralizzando le informazioni in un numero ridotto di banche dati, e di semplificare di conseguenza la gestione dei dati, prevede chiaramente la creazione specifica di un sistema che possa autorizzare in singoli casi lo Stato, se il richiedente lo desidera, a raccogliere documenti statali”.