Non sarà applicato ai ricavi come chiedeva un’iniziativa del Ps. Sugli apprendistati, bocciata la mozione Mps, ma si mira a un potenziamento entro 4 anni
Il Gran Consiglio ha deciso, la Legge sulla gestione e sul controllo finanziario dello Stato non si cambia. La proposta, avanzata dal capogruppo socialista Ivo Durisch nel 2017 attraverso un’iniziativa parlamentare, mirava ad applicare il principio di parsimonia non solo alle spese, come già accade, ma anche ai ricavi. E più precisamente quando un’operazione finanziaria provoca una riduzione delle entrate. Nel mirino di Durisch, gli sgravi fiscali. Con 62 voti a favore, 21 contrari e un’astensione, il Gran Consiglio ha quindi appoggiato il rapporto di maggioranza del capogruppo del Centro Maurizio Agustoni. Niente da fare dunque per il rapporto di minoranza, a favore dell’iniziativa, redatto dallo stesso Durisch.
Sgravi fiscali, dicevamo. «Non è accettabile – rimarca in tal senso Durisch – introdurre agevolazioni fiscali di cui beneficiano soggetti non prioritari, mentre si rischia di dover tagliare servizi essenziali». Fa muro Agustoni: «Dire che nella riduzione della fiscalità debba essere inserito il principio della parsimonia è come dire che stiamo parlando dei soldi dello Stato e non dei cittadini». A dare manforte ad Agustoni, il capogruppo del Plr Matteo Quadranti: «Che a una parte di questo parlamento non piacciano gli sgravi e non vedano limiti agli aumenti delle spese è ormai noto». Prende la palla al balzo il capogruppo dell’Udc Sergio Morisoli: «Queste false iniziative sono il solito attacco agli sgravi fiscali, colpevoli di tutti i mali. Idea fallimentare secondo cui lo Stato sia in grado di livellare tutte le disuguaglianze». Indispensabile, rileva invece il copresidente del Ps Fabrizio Sirica, un principio di parsimonia anche nell’utilizzo della leva fiscale. «La Costituzione federale ci dice che la forza del popolo si commisura col benessere dell’ultimo dei suoi membri. Perciò occorre uno Stato presente». Non usa mezzi termini la co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin: «Attenzione a non essere ipocriti. Quando fa comodo elettoralmente fare degli sgravi, delle conseguenze alcuni se ne fregano». Dal canto suo, il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta sottolinea come «governo e parlamento siano già tenuti a confrontarsi con le conseguenze finanziarie delle proprie decisioni».
Dalle finanze alla formazione. La maggioranza del parlamento ha poi bocciato la mozione presentata dall’Mps – ritenuta evasa dal Consiglio di Stato – che proponeva di arrivare al 5% di apprendisti in seno all’Amministrazione cantonale (Ac), di estendere il ventaglio di posti di formazione e di “elaborare una politica di discriminazione positiva che permetta alle giovani di intraprendere formazioni in professioni tradizionalmente ‘maschili’”. Ha dunque saputo raccogliere il favore della maggioranza del plenum (53 sì, 25 no, 5 astensioni) il rapporto stilato dalla democentrista Raide Bassi, corredato però di un emendamento del Centro che chiede al governo di raggiungere almeno la quota del 5% entro quattro anni.
Ha le idee chiare Bassi, che afferma: «L’Ac ha già compiuto passi concreti: il numero di apprendisti è aumentato, i percorsi formativi offerti sono più numerosi e sono in atto progetti volti a promuovere la parità di genere». La relatrice di minoranza Amalia Mirante (Avanti) tuttavia non ci sta e ribatte: «Il Ticino è penultimo tra i cantoni per tasso di apprendisti». Contrario alla mozione, il Plr. «Non crediamo – osserva Luca Renzetti – in una soglia fissa, con una data di scadenza che obblighi a lavorare sulla quantità a discapito della qualità». Sulla stessa linea, Alessio Ghisla per il Centro: «È necessario un approccio pragmatico». Gli fa eco, il leghista Andrea Censi, secondo cui «un aumento numerico rigido imposto per legge rischia di essere controproducente». Per l’Udc Alain Bühler «il protagonista della formazione deve restare il mondo economico. Lo Stato deve favorire e orientare, non sostituirsi alle aziende». A favore della proposta dell’Mps, invece, il Ps. «Molti giovani – evidenzia Lisa Boscolo – faticano ancora a trovare un posto di apprendistato. È quindi doveroso chiedere uno sforzo ulteriore». Aggiunge il co-coordinatore dei Verdi Marco Noi: «Piaccia o no lo Stato è uno degli attori economici del cantone, pubblico e privato devono agire in sinergia». Non da ultimo, Vitta tiene a fare alcune precisazioni: «Lo sforzo presso l’Ac è concreto e le cifre parlano: da 147 posti del 2019, si è passati a 193 nel 2023, pari al 4,3%, fino ai 211 del 2024, pari al 4,66%. Siamo quindi molto vicini al 5%».