A otto mesi dalla sua nascita, il Gruppo d’ascolto per vittime di abusi in ambito religioso traccia un primo bilancio: ‘Casi significativi, ma prescritti’
Sono cinque in otto mesi le persone che si sono fatte avanti e sono state sostenute dal Gava, il Gruppo di ascolto per vittime di abusi in ambito religioso. Cinque vittime, rende noto l’associazione in un comunicato, che hanno vissuto esperienze di abuso in contesti religiosi. Si tratta, viene precisato, di casi significativi, ma prescritti. La nascita del nuovo gruppo d’ascolto, lo ricordiamo, era stata annunciata lo scorso ottobre nel solco dei recenti casi di abusi, anche ticinesi. Un ulteriore tassello volto a potenziare la rete di sostegno già presente in Ticino, dalla Commissione di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale (che fa capo alla Diocesi di Lugano) al Servizio cantonale per l’aiuto alle vittime di reati (Lav). Il Gava, va detto, si propone come uno spazio neutrale e indipendente dal punto di vista religioso.
Queste cinque persone sono state ascoltate più volte e hanno voluto confrontarsi con altre vittime. “Parlare con chi ci è passato – si legge in tal senso nella nota – è molto apprezzato e fa la differenza”. In seno all’associazione ci sono infatti due figure di riferimento che offrono ascolto tra pari. In totale, il gruppo è composto da tre professionisti con lunga esperienza nell’ascolto di vittime, che rispondono alle telefonate, mentre altre tre persone stanno ultimando la formazione. Non solo. “C’è chi – prosegue il comunicato – ha poi voluto essere accompagnato dal vescovo Alain de Raemy, l’amministratore apostolico della Diocesi di Lugano. Momenti delicati che fanno emergere vissuti dolorosi ma servono alle vittime per elaborare il tradimento, una sofferenza soffocata e trascinata per decenni”.
Alla maggior parte delle vittime, rimarca inoltre l’associazione, non interessano gesti simbolici, come una messa per domandare perdono. Al contrario, vengono chiesti fatti concreti e un cambiamento che vada a scardinare il sistema di copertura sistematica degli abusi. In quest’ottica, proprio “per far risuonare la voce delle vittime fino ai vertici della società affinché non resti mai inascoltata”, il Gava sta valutando con altre due associazioni – il Groupe Sapec (Soutien aux personnes abusées dans une relation d’autorité religieuse) e l’associazione Ig-miku (Interessengemeinschaft für Missbrauchbetroffene im kirchlichen Umfeld) – di creare un gruppo nazionale per avere più impatto e risorse.
Per l’associazione ticinese, “c’è ancora molto lavoro da fare, come dimostrano gli scandali emersi di recente in Svizzera”. A metà agosto ci sarà il processo a don Rolando Leo, l’ex cappellano del Collegio Papio di Ascona, che comparirà di fronte alla Corte delle Assise criminali per rispondere di coazione sessuale, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, atti sessuali con fanciulli e pornografia. Di più. Ad Altdorf, ricorda il Gava, “una ventina di segnalazioni di abusi e maltrattamenti puntano il dito contro il Collegio Carlo Borromeo”. Ma anche. “Sotto i riflettori per lo stesso motivo in Vallese l’abbazia di Saint- Maurice, dove sono stati ricostruiti decenni di abusi sessuali. L’abbazia ha a lungo assunto una posizione difensiva per preservare la propria reputazione e i vertici hanno cercato di nascondere e banalizzare i fatti. Solo a seguito della pressione esercitata da media e opinione pubblica, la direzione è stata spinta a prendere coscienza della gravità dei fatti”. Il Gava è raggiungibile telefonicamente allo 091 210 22 02 o scrivendo un’e-mail all’indirizzo info@ascoltogava.ch. Maggiori informazioni anche sul sito del gruppo d’ascolto.
L’iniziativa è sostenuta anche da de Raemy. “Ringrazio di cuore – fa sapere in una nota – chi in questa nuova realtà del Ticino, con la dovuta esperienza e consapevolezza, dà la sua totale disponibilità per l’ascolto e la vicinanza alle persone vittime di abuso, per non lasciare nessuno da solo nell’ingiustizia subita o nel silenzio imposto. Incoraggio ogni testimonianza che possa contribuire a far conoscere tutta la verità e aiutarci a vivere in questo modo il Vangelo fino in fondo. Non è per niente facile parlare delle proprie ferite”. In questi mesi l’Università di Zurigo, alla quale la Conferenza dei vescovi svizzeri ha affidato il compito di uno studio storico sugli abusi avvenuti nella Chiesa, sta lavorando sugli abusi nelle Scuole cattoliche. Ogni testimonianza, rimarca quindi il vescovo, “serve davvero per il bene di tutti, per questo invito tutti coloro che sono stati vittime in questo ambito in Ticino a farsi avanti”.