Un film autobiografico che esplora l'infanzia delle registe tra realtà e fantasia, con una coproduzione italo-svizzera
Il film "Le bambine" delle registe italiane Valentina e Nicole Bertani è in corsa per il Pardo d'Oro al Locarno Film Festival. La pellicola, ispirata all'infanzia delle due sorelle, narra dell'amicizia di tre bambine in un mondo di adulti poco presenti.
Il film racconta la storia di Linda (Mia Ferricelli), che lascia la villa della ricca nonna in Svizzera per recarsi a Ferrara con sua madre Eva (Clara Tramontano). Qui conosce le sorelle Azzurra (Agnese Scazza) e Marta (Petra Scheggia) con cui stringe un forte legame di amicizia.
C'è molta realtà nella pellicola, ambientata nel 1997. Allora le due sorelle registe erano bambine e si sono ispirate a ciò che hanno vissuto, confermano Valentina e Nicole Bertani in un'intervista a Keystone-ATS. "Noi assomigliamo tantissimo alle bambine nel film."
"Le cose che paradossalmente sembrano più inverosimili, surreali o grottesche sono la verità", spiega Valentina, già nota per il documentario "La timidezza delle chiome" (2022), citando l'esempio del babysitter queer Carlino (Milutin Dapčević) del film. "Avevamo un babysitter di nome Carlo, detto Carletto", prosegue. "Biondo ossigenato, total denim, stilosissimo", aggiunge Nicole, alla sua prima esperienza alla regia. "Omosessuale dichiarato negli anni '90, che era una cosa molto coraggiosa e anche rara", replica Valentina.
Vero è anche "il rapporto tra di noi e la nostra migliore amica Youyou che poi è la protagonista Linda di questo film", aggiunge. "Ci ha fatto riscoprire la nostra sorellanza con Youyou."
Particolare è anche "la carriera artistica che decide di intraprendere la mamma (di Azzurra e Marta, così chiamata nel film, ndr.)", che crea bambole, "anche in questo caso è tutto vero", dice Nicole. "Era una doll maker nostra mamma", dice. Poi è diventata scultrice, esponendo un po' in tutto il mondo.
Nella scena in discoteca, anche questa reale, dove le bambine si sono recate con Eva, le due registe passano davanti alla camera - con Valentina che prende per mano Nicole e la trascina. "È un pochino la rappresentazione del nostro rapporto di sorella maggiore e minore", dice Valentina. Sapendo che la pellicola racconta la loro infanzia, pare quasi un'incursione dal futuro. "Non ci abbiamo pensato ma è una bella interpretazione che ci fa piacere", dicono in coro.
Linda si comporta in modo più maturo della mamma Eva. Nel suo caso "si parla di accudimento invertito", spiega Valentina, "è una bambina adultizzata gravata di responsabilità che non dovrebbero essere di competenza dei bambini". Sua madre, si scoprirà poi soltanto alla fine, ha problemi di droga: "È lei a prendersi cura di Eva e a far sì che non si metta in pericolo".
"È un coming of age al contrario", aggiunge Valentina, spiegando che quando smette di comportarsi da persona adulta Linda torna ad essere bambina "e a non occuparsi più della madre, con conseguenze tragiche".
"Nel caso di Azzurra e Marta lo sguardo è proprio quello dei bambini, rispetto a Linda sono meno adulte", nel corso della storia le insegneranno a tornare bambina, afferma Nicole.
Il titolo internazionale della pellicola è "Mosquitoes" (zanzare), "ci siamo rese conto che queste bambine sono le zanzare", spiega. "Per gli adulti queste bambine sono fastidiose" proprio come questi insetti.
Quasi tutti gli adulti nel film, tranne Carlino, Eva e i gemelli Tullio e Angelino, non hanno nomi propri, "perché sono quasi degli stereotipi sociali dell'epoca", dice Valentina. "I personaggi che hanno un nome sono quelli che veramente interagiscono con le bambine", aggiunge Nicole. Carlino è uno dei pochi adulti che si mostra comprensivo e presente nei confronti delle bambine.
Valentina ha studiato psicologia e pedagogia e non a caso, nella pellicola c'è molta psicologia. "Era impossibile non andare in quella direzione", afferma. Sono molti gli espedienti che le registe impiegano per sottolineare la trasformazione delle protagoniste. Fra questi il formato quadrato 1:1 delle immagini che, verso la fine del film, si espande. "Questo formato stretto riflette anche l'inconsapevolezza delle bambine, il loro campo visivo che non è ampio", spiega Nicole. "È anche un formato dei ricordi, evoca le Polaroid di quegli anni."
"Sul finale la consapevolezza è diversa e quindi il frame si espande", prosegue. "È una cosa che succede man mano", precisa Valentina, in alcune scene alcuni elementi escono da questo formato, rappresentando una sorta di "espansione della coscienza e del punto di vista". La regista cita l'esempio della piramide umana in discoteca, con Linda in cima, "che rappresenta un coming of age forzato, qualcosa che non desideri". "Qui i fasci di luci debordano dal formato", aggiunge.
Non mancano effetti speciali quali le stelline che appaiono quando Azzurra indossa il body, che lei stessa descrive come "magico", e corre. "È il punto di vista di Azzurra, è quello che si immagina lei", spiega Nicole. "Queste stelline sono il riflesso di qualcosa che non riesce ad identificare perché è ancora una bambina".
Un'immagine, quella delle stelline, che si ritrova quando i genitori fanno sesso e viene qui associata all'orgasmo. Si capisce così che Azzurra "attribuisce al body una magia che in realtà appartiene al corpo femminile", spiega Valentina. "Volevamo rappresentare un'energia vitale che non è solo tale ma anche erotica", aggiunge Nicole.
Le due sorelle mantovane hanno ideato la storia e scritto la sceneggiatura assieme a Maria Sole Limodio. "Sono felicissima di aver coinvolto Nicole anche perché è stata un'esperienza difficile ripercorrere tutta l'infanzia e addossarsi la responsabilità di mettere in scena la propria famiglia", aggiunge Valentina, con Nicole che conferma.
Il film, una coproduzione fra Italia, Svizzera e Francia, è coprodotto dalla ticinese Cinédokké di Savosa e dalla RSI. "Ci siamo trovate molto bene con le nostre coproduttrici svizzere", dicono. Alcune scene sono state girate in Ticino, sulla Tremola e in una villa a Mendrisio, quella della nonna nel film.
Per le attrici che interpretano le tre bambine, presenti al festival come il resto del cast, si è trattato della prima volta sul grande schermo. Lavorare con loro è stata "un'esperienza bellissima", dicono. "È quasi sperimentale il lavoro che abbiamo fatto con loro, non abbiamo svelato la storia e la sceneggiatura nella sua interezza ma nel corso dei mesi", spiega Nicole.
"Il nostro film è pieno di cose nascoste", dicono in coro. Si consiglia di guardarlo più volte per poterlo capire nella sua interezza e profondità.