Il tema verrà discusso settimana prossima dal Gran Consiglio. Bonina (FaftPlus): ‘Un’ingiustizia fiscale per le donne che penalizza il lavoro femminile’
C’è poco da fare, appoggiare il referendum contro l’imposizione individuale «significa fare un inaccettabile passo indietro». O almeno, questo è ciò che pensa la copresidente di FaftPlus, la Federazione associazioni femminili Ticino Plus, Maria Bonina. Durante la prossima sessione di Gran Consiglio, al via lunedì 15 settembre, verrà discussa la domanda di referendum cantonale contro l’imposizione individuale, depositata lo scorso 25 agosto dal capogruppo del Centro Maurizio Agustoni, dal deputato della Lega Sem Genini e dal capogruppo dell’Udc Sergio Morisoli. FaftPlus, però, non ci sta. E oggi davanti ai media, spalleggiata da tre granconsigliere, ha messo sul tavolo tutte le ragioni a sostegno della tassazione individuale, approvata dal parlamento federale lo scorso giugno. Per FaftPlus, afferma la sua copresidente, «è una soluzione equilibrata che porta finalmente a una maggior giustizia fiscale per le donne e diminuisce la penalizzazione del lavoro femminile». La federazione ha inoltre inviato ai membri del Gran Consiglio una lettera aperta in cui li esorta a respingere la domanda di adesione al referendum dei Cantoni.
A dar manforte alla federazione, come detto, tre deputate. La prima a intervenire è la liberale radicale Alessandra Gianella, correlatrice insieme a Samantha Bourgoin (Verdi) e Ivo Durisch (Ps) del rapporto di maggioranza che verrà discusso in aula. Ad aver presentato l’8 marzo 2021 – giornata internazionale dei diritti della donna – l’iniziativa per l’imposizione individuale, ricorda in prima battuta Gianella, le donne del Plr. La deputata non ha dubbi: «La tassazione individuale non è solo una questione tecnica, ma un passo concreto verso la parità». L’iniziativa era poi stata depositata nel settembre 2022 con oltre 112mila firme. L’incognita, a questo punto, resta capire se si concretizzerà il ricorso a un referendum cantonale, su cui si esprimerà il Gran Consiglio settimana prossima.
Ma perché serve questo cambiamento? «Attualmente – illustra Gianella – il sistema fiscale svizzero lega le imposte allo stato civile, creando la cosiddetta penalizzazione del matrimonio». Ovvero: «Due coppie con lo stesso reddito complessivo pagano imposte diverse a seconda che siano sposate o conviventi». Una situazione, dice la liberale radicale, «ingiusta, non trasparente e soprattutto che non riflette più la società di oggi».
Non pochi gli argomenti a favore snocciolati da Gianella. «Con l’imposizione attuale – nota – un aumento del grado di lavoro porta spesso la coppia sposata a un’aliquota più alta, riducendo quasi a zero il reddito aggiuntivo, che spesso è della donna. Il risultato è un freno alle carriere, nonché un’ingiustizia che contraddice perfino la Costituzione, che sancisce l’imposizione secondo la capacità economica individuale». In altri termini, «molte donne qualificate rinunciano a lavorare di più. Un controsenso sociale ed economico». Di più. «Meno lavoro – evidenzia la deputata – significa anche pensioni più basse e quindi meno sicurezza in età avanzata». Insomma, «un sistema in cui ognuno paga le imposte sul proprio reddito è più chiaro, trasparente e moderno. E soprattutto tiene conto di tutti i modelli di vita, rispettandoli e trattandoli allo stesso modo».
E sul ‘mostro burocratico’ paventato dai promotori del referendum? «È ovvio – non nasconde Gianella – che il passaggio alla tassazione individuale comporterà una certa quantità di lavoro supplementare, questo vale per ogni riforma. È uno sforzo che però avrà grandi vantaggi». Non solo. «Con l’aumento della digitalizzazione le dichiarazioni fiscali verranno sempre più elaborate elettronicamente», aggiunge.
Le fa eco la co-coordinatrice dei Verdi Samantha Bourgoin, che va dritta al punto: «Statisticamente quasi la metà delle persone che si sposano divorziano. Dal punto di vista amministrativo, con una tassazione individuale per tutta la vita, un cambiamento dello stato civile non avrebbe alcuna influenza sul tipo di imposizione». Nodo fondamentale, per l’ecologista, l’accesso al mercato del lavoro. «Uno dei deterrenti principali – afferma – è proprio l’imposizione. Il lavoro è il motore dell’emancipazione». Ciò detto, tiene a precisare la deputata, «allo stesso tempo resta necessario implementare anche altre misure per la conciliazione del lavoro e della famiglia».
Dal canto suo, la granconsigliera del Ps Lisa Boscolo mette il focus sulla penuria di manodopera qualificata. «Questa riforma – sostiene – porterà a un aumento del tasso di attività lavorativa delle donne, soprattutto di quelle sposate. A causa dello status quo fiscale, le competenze delle donne, peraltro spesso più qualificate, sono solo parzialmente valorizzate». E conclude: «Ogni individuo deve poter aspirare all’indipendenza economica grazie al proprio lavoro».