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La scienza in salsa Udc

(Ti-Press)

Su laRegione del 26 aprile il granconsigliere Udc Alain Bühler, con un contributo dal titolo reboante (‘L’ideologia di sinistra travestita da scienza’) che sembra fare il verso all’attuale attacco trumpiano alle università statunitensi, se la prende, senza nominarli, con Spartaco Greppi e Christian Marazzi per il loro articolo ‘Realtà e retorica del debito pubblico’, apparso in questo giornale il 23 aprile. Nel loro ben documentato contributo i due economisti sottolineano che il debito pubblico ticinese “resta in proporzione decisamente contenuto sia rispetto al Pil cantonale sia nel confronto internazionale”. In proposito citano addirittura le valutazioni dell’agenzia di rating Moody’s. Bühler comincia a inalberarsi perché bollano come insensata la storiella che lo Stato dovrebbe comportarsi come “il buon padre di famiglia, che non spende ciò che non ha”. A parte il fatto che anche il buon padre talora si indebita (per esempio per comprare una casa), il paragone è dal punto di vista della scienza economica effettivamente insensato. Difatti, ciò che la famiglia spende non fa aumentare il suo reddito, al contrario di quanto capita con investimenti pubblici orientati alla crescita, che incrementano il reddito complessivo e quindi il gettito fiscale. E la lista degli esempi a sostegno di questo dato di fatto è infinita.

Chi si immagina poi che nel suo contributo Bühler porti dei ragionamenti per dimostrare che i due economisti hanno torto, si sbaglia di grosso. Egli semplicemente affastella una serie di frasi del repertorio propagandistico Udc, che con la realtà hanno ben poco a che fare. Il culmine lo raggiunge quando indica, come fonte di tutti i mali, compreso il debito pubblico, non magari i bassi salari (voluti dall’Udc!), che obbligano lo Stato a compensazioni sociali onerose, ma bensì la loro bestia nera, cioè la libera circolazione delle persone. A questo proposito gli ricordo che senza la libera circolazione, tanto per fare un esempio, non saremmo mai arrivati a creare in vent’anni quel polo delle scienze della vita rappresentato dagli istituti di Bios+ a Bellinzona, oggi uno dei pochissimi progetti di sviluppo anche a sfondo economico di questo cantone. In una lunga intervista sul tema, pubblicata nei Quaderni Alternativi (n. 53, febbraio 2025: Isteria risparmista), Sergio Rossi ricorda come sia regola d’oro, riconosciuta anche dai padri del neoliberismo, che “gli investimenti pubblici devono essere finanziati tramite l’indebitamento dello Stato”. Egli sottolinea come ci sia, così facendo, “l’evidenza empirica incontrovertibile che il settore pubblico opera a vantaggio anche dell’economia privata”.

Invece di argomentare, Bühler si limita a ricordare i piani di risparmio di diversi cantoni, tra i quali cita Basilea Campagna e il Vallese. Nella succitata intervista il prof. Rossi sostiene che non ha alcun senso esigere che la finanza pubblica ticinese si allinei ai parametri di altri cantoni, perché “esistono numerosi fattori che creano maggiore spesa pubblica pro capite in questo cantone: alcuni dei quali hanno delle origini storiche, mentre numerosi altri sono di carattere strutturale sul piano macroeconomico”. Senza dimenticare, aggiungo io, i bassi salari pagati da tanti padroni, molto sovente sostenitori dell’Udc.

Ma quali sono le ragioni che stanno alla base dell’ideologia Udc? Una è la volontà di ridurre lo Stato nella condizione di funzionare il peggio possibile, onde poi giustificare tutta una serie di privatizzazioni. Per far ciò, l’Udc punta su un’altra delle sue ragioni d’essere e cioè ridurre al minimo le imposte pagate dai ricchi, miliardari compresi. Per l’Udc poi deve essere il mercato, cioè i padroni del vapore, a indirizzare la scienza e non il contrario, come dovrebbe invece evidentemente essere. Quando proposi in parlamento che fosse soprattutto lo Stato, per garantirne l’oggettività, a finanziare gli studi clinici con nuove terapie, Blocher fece fucilare la mia proposta perché “tutto deve essere lasciato nelle mani dei monopoli farmaceutici”. E qui torno al rapporto con la scienza che aleggia nel contributo di Bühler. La storia dimostra che lo spirito antiscientifico cresce tanto più ci si muove verso l’estrema destra. Basti ricordare, per restare a casa nostra, il carnevalesco sostegno dell’ex consigliere federale Udc Maurer, durante l’epidemia di Covid, alle peggiori posizioni no-Vax e complottiste.

Tornando a Trump, sempre più mentore dei nostri democentristi, egli sta imponendo, come è stato fatto in passato da altri Stati totalitari, non solo una censura preventiva sui progetti di ricerca delle università, ma addirittura un controllo censorio su ciò che viene pubblicato e presentato da parte dei ricercatori finanziati dallo Stato. Compreso quanto questi presenteranno al prossimo congresso linfomi di Lugano, in giugno.

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