laR+ I dibattiti

Ci siamo!

Ed eccola puntuale, la più che comprensibile reazione di un Ticino esasperato da un costo della vita, con al centro gli oneri obbligatori, ormai non più sopportabili, dei premi della cassa malattia. Due sì, quelli del fine settimana elettorale, quasi plebiscitari, che non danno scampo interpretativo. Due sì, ampiamente annunciati? E questo indipendentemente dall’ennesima stangata di aumento annuale comunicata con tempismo da tempesta perfetta la scorsa settimana. E ora? Auguri parlamento, per un lavoro che vede la nostra politica cantonale con le spalle al muro, incatenata da un freno al disavanzo costituzionale e un esercizio a breve difficilmente conciliabile di reperimento di risorse. Una sorta di “mission impossible”, per risorse che di fatto non si troveranno, se non attraverso, da un lato un’attuazione di misure draconiane di tagli di personale, tagli di servizi e prestazioni a tutto campo, in tutti i dipartimenti, in tutti gli uffici, in tutte le voci d’uscita, e quindi anche per Comuni e cittadini, e dall’altro, con una probabile, ma ancora più sconsiderata, politica di aumento del carico fiscale che probabilmente oltre al danno, meriterebbe definitivamente un cantone già maledettamente fragile ed esposto, in ginocchio per decenni. Una quadratura del cerchio che oggettivamente, ma spero di sbagliarmi, sembra non essere minimamente alla portata di questo sistema paese. Per un parlamento diviso, personalizzato ad oltranza, frammentato come qualcuno recentemente ha voluto che restasse per sempre (e scusate se qui mi permetto di togliermi un piccolo sassolino dalle scarpe: ricordate la soglia di accesso al parlamento del 3%?). Per un Cantone che ora si trova, senza appello, in un vicolo cieco, dove ci siamo cacciati tutti, senza eccezioni, quale esito ultimo di decisioni impopolari e rigorose mai prese, e qui alzi la mano chi può chiamarsi fuori da questa responsabilità. Perché ora, non si tratta, e veramente basta, di dare la colpa a qualcuno, ora ci siamo, eccoci all’ultimo giro di pista, con la campana che ha suonato inesorabilmente.

Allora forse, da sognatore che non si rassegna e non ci sta a non combattere la realtà. Di un cantone dove ormai i giovani se ne vanno e quelli della mia età stanno organizzando la partenza per salvare, le peraltro sempre più risicate quote pensionistiche, mi aspetto che da lunedì si cominci finalmente a dire di no!

No ad ogni nuovo atto parlamentare che implica nuovi costi e non investimenti strategici, no a sussidi supplementari anche se dolorosi, no ad aiuti per evidenti realtà economiche moribonde di questo cantone, il cui futuro o agonia, come pazienti terminali, questo stato continua a tenere da anni artificialmente in vita. No a qualsiasi nuova prestazione. Altro che mense con alimenti a chilometro zero, altro che doppie docenze, altro che una scuola medicalizzata ad oltranza, altro che un corpo di polizia cantonale con effettivi ben al di sopra della media cantonale, altro che l’ennesima populista richiesta di diminuzione delle tasse di circolazione, altro che riconoscimento di folli congedi mestruali! E tutto questo solo per fare alcuni esempi. Così se vi pare. E se l’esercizio non riuscirà… beh allora si abbia l’onestà di far decidere ai cittadini che lo stato e le prossime generazioni si indebitino, aprendo così probabilmente definitivamente le porte alla decadenza politico e sociale del nostro Cantone. E chissà forse tra qualche anno, anche ad una bella forma di commissariamento da parte della Confederazione.